Faccio una doccia veloce, stavolta nel bagno della stanza dove mi sono cambiato all’inizio: una volta asciugatomi, rimetto soltanto le scarpe come richiesto e, nudo, torno nel salone. Lo trovo ad armeggiare con la sedia, alla quale ha fissato diverse corde… Mi osserva mentre mi avvicino, e il suo sguardo si fissa su gambe e piedi: “Cazzo, che gambe che hai. E che piedi…”. Ha ancora indosso la vestaglia, ma si vede che ha già il pene in tiro, visto il rigonfiamento all’inguine. Pur essendo relativamente attempato, devo ammettere che è molto attivo: potenza delle fantasie perverse! Prende dal tavolo un dildo in lattice abbastanza lungo e con estrema disinvoltura mi dice: “Questo vorrei infilartelo nel culo prima di farti sedere, così sarai ben tappato. Che dici, va bene per te?” – “Non prediligo particolarmente la cosa, ma se non si può evitare… Del resto sei tu che paghi” – “Infatti. Ma volevo sapere se la cosa è un problema…” – “Mi adatto” – “Bravo. Allora appoggiati alla sedia, così te lo infilo nel culo…”. Mi piego poggiando le mani sulla seduta: in pratica mi metto a 90 gradi… lui viene dietro di me e, dopo avermi leccato tra le natiche, lentamente infila il dildo. Lo spinge a fondo, in modo che la base più larga funga da fermo: è lungo almeno 15 centimetri e si fa sentire. Mi fa sedere e mi allarga le gambe: “Ora ti lego mani e piedi. Ti immobilizzo alla sedia e poi ti lego anche cazzo e palle. Ti morsetto i capezzoli e poi ti sevizio con il Magic Wand finché non schizzi” – “Hai le idee chiare, vedo…” – “Oh, sì. Molto chiare. Non ho pagato 1.000 euro solo per leccarti i piedi e spompinarti” – “Non avevo dubbi…”. Mi porta le braccia dietro lo schienale e mi lega i polsi incrociati verso l’alto, molto stretti e fissati sia alla sedia che al collo, avvolto da un cappio. Fatto ciò, mi avvolge il petto fasciandomi intorno alla sedia, avendo cura di evidenziare i capezzoli stringendo molto la corda; poi mi blocca anche il ventre con diversi giri di corda. Passa a legarmi i piedi, avvolgendo le caviglie con dei cappi scorsoi e tirandomi le gambe all’indietro, per poi collegare le caviglie ai polsi e serrare strettamente. In pratica, se muovo i piedi, tiro i polsi e si stringe il cappio intorno al collo. “Vedo che passi dal bondage al sadico…”, lo apostrofo. Lui non risponde, si sta eccitando oltremodo e la respirazione aumenta sensibilmente di frequenza mentre prende delle cordicelle e si accovaccia davanti alla sedia: “Ti sevizierò a lungo, ma avrai l’orgasmo più intenso che tu possa ricordare, vedrai…”. Mi prende in bocca il pene semieretto per farlo diventare duro e poterlo legare a dovere: non ci vuole molto, e in un paio di minuti il mio cazzo è dritto e duro come una verga! Inizia quindi ad avvolgere i testicoli con un cappio di corda e, con molta minuzia, stringe fino a evidenziare parecchio la sacca scrotale; poi passa a legare il pene, prima alla base e poi sotto il glande, strizzandolo. Il pene aumenta di eccitazione e le corde si stringono ancora di più. Me lo lecca e succhia per qualche minuto e già questo mi fa mugolare sia per la costrizione che per il piacere. Ma evidentemente mugolo troppo, oppure imbavagliarmi era già nel suo programma, perché si alza e va verso il tavolo: ne torna con in mano un ballgag con palla enorme, tanto che a vederla non posso fare a meno di esordire: “Quella non mi entra dentro la bocca!”, ma la risposta è lapidaria: “Entra sempre, non preoccuparti…”. Si mette dietro di me e mi afferra la testa, per poi poggiarmi la palla sulle labbra chiuse, che cerco di mantenere chiuse perché non sarei intenzionato ad essere imbavagliato con quel coso. Ma è inutile, anche se cerco di spostare la testa, mi tappa il naso e alla fine sono costretto ad aprire la bocca, con la palla che mi viene spinta a forza dentro: le mascelle vengono divaricate in maniera innaturale e molto costrittiva, tanto che inizio a sbavare anche prima che serri la fibbia dietro la nuca, cosa che fa sadicamente stringendo molto, quasi a deformarmi il viso. La palla in bocca mi impedisce di articolare qualsiasi suono e la cosa gli fa uscire il cazzo dalla vestaglia…

Prende due morsetti e me li applica ai capezzoli dopo averli titillati a dovere, stringendoli in modo che mi provochino dolore… sopportabile, ma sempre di dolore si tratta e iniziamo a cadere nel bdsm, cosa che non apprezzo molto. Si accovaccia nuovamente davanti alla sedia, stavolta con il Magic Wand in mano: inizia a torturarmi e lo sa fare molto bene. Parte dai testicoli, costretti dalle corde, provocandomi un ulteriore aumento dell’erezione… poi risale sull’asta del pene fino a fermarsi sulla cappella, dove insiste roteando la base vibrante. La sollecitazione è talmente intensa che mi contorco per quanto possibile sulla sedia, traendo come risultante che il dildo nel culo si fa sentire ancora di più, per non parlare del cappio intorno al collo che a volte mi toglie il respiro. Sbavo come una lumaca e il petto si bagna di saliva che cola fino all’inguine per quanta la palla me ne fa produrre, e la cosa gli piace. Mentre mi tortura si masturba, e il suo cazzo sembra essere più grosso che prima. Per almeno mezz’ora il Magic Wand, letteralmente, mi vibra sui genitali senza soluzione di continuità, tanto da portarmi quasi all’orgasmo almeno tre volte: ma non mi viene concesso, perché ha un’idea precisa di dove vuole arrivare. Il bavaglio mi fa dolere la bocca e il continuo sbavare ormai mi ha bagnato il petto e lo stomaco: mugolo molto intensamente, ma non sembra interessarlo, perché bada solo al suo essere infoiato. Continuando a usare il vibratore, si alza in piedi e inizia a strofinarmi il cazzo sulla palla del bavaglio e sui capezzoli morsettati: immagino che stia per sborrare, perché rallenta il suo masturbarsi, come per ritardare il gioco che sembra piacergli tanto, forse troppo. Ormai non resisto più e anche se cerca di non farmi venire, alla fine si rende conto che ci siamo: così porta la punta della sua cappella sulla mia e spinge… sempre più a fondo, finché mi contorco e schizzo sul suo pene, cosa che fa anche lui un istante dopo! Lo sperma si mischia, in un orgasmo intensissimo per entrambi, ma per me anche doloroso e amplificato per via del cappio intorno al collo che si stringe quando muovo i piedi e i polsi nell’inarcamento sulla schiena. Se non fossi imbavagliato in quel modo sadico, probabilmente avrei fatto molto rumore! L’eccitazione scema e finalmente le corde che mi legano i genitali mi danno un po’ di sollievo: mi toglie lentamente il bavaglio, ma prima che possa riarticolare la bocca, mi ci ficca dentro il suo cazzo ancora sbrodolante: “Lecca la cappella, puliscimi il cazzo…”, mi ordina dopo avermi infilato il pene in bocca fino ai testicoli! Obbedisco, leccando il cazzo ormai rilassato e ridotto di dimensioni, poi finalmente me lo toglie di bocca. Mi slega le caviglie, liberandomi da quella sorta di hogtie seduto, poi i polsi e infine mi lascia libero per riarticolare braccia e gambe costrette dalle corde da più di un’ora. Mi alzo e finalmente sfilo il dildo che mi aveva ficcato nel culo, per poi sedermi sul divano a massaggiarmi polsi e caviglie doloranti e segnati dalle corde. “Rinfreschiamoci, è stato impegnativo, vero?” – “Mi hai legato troppo stretto e imbavagliato peggio. Quasi non respiravo…” – “Si, ma hai sborrato alla grande, quindi non dirmi che non ti è piaciuto” – “Non posso dire che non mi sia piaciuto, resta il fatto che ti sei fatto prendere da una buona dose di sadismo” – “Beh, sapevi che ti avrei legato e imbavagliato, no?” – “Si, ma si parlava di bondage, non di bdsm, e tu non mi hai solo seviziato, ma hai torturato per un’ora buona” – “Si, ma hai avuto il tuo premio alla fine. E io ciò per cui ho pagato”. A questa frase non replico, ma avvalora ancora una volta ciò che penso: ossia che le persone, quando pagano per qualcosa, si sentono poi nel diritto di fare quello che vogliono. Mi servirà di lezione per il futuro, ma ora c’è ancora parecchio tempo prima che i giochi si esauriscano. Lui va in bagno a fare una doccia, e lo faccio anche io avviandomi verso la camera. Mentre entra nel bagno lo sento dire: “Rilassati con una doccia, poi indossa la vestaglia di seta che ti ho lasciato in camera, con i tacchi”… Ha già altri programmi.


 

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