Passa una mano sulla bocca tappata dal nastro adesivo, mentre con l’altra mi tocca il pene eretto e costretto dalle corde: mi masturba per renderlo turgido e ben dritto, leccandolo di tanto in tanto per aumentare la sollecitazione. La costrizione dovuta alle legature su mani, piedi e il resto del corpo, mi obbliga a respirare con difficoltà, perché sono molto stirato nella posizione supina, e l’imbavagliamento pesante sicuramente non aiuta. Per tutta risposta ai miei gemiti, stringe la corda che mi serra il collo, peraltro aumentando l’eccitazione. Inizia a sollecitarmi i capezzoli per evidenziarli, picchiettandoli con le dita e strizzandomeli: i miei gemiti, comunque flebili dietro al bavaglio, si tramutano in suoni gutturali tipo: “MHGMMFF”, suoni che sembrano eccitarlo parecchio. Il tavolo è dotato di un meccanismo che consente di variarne l’altezza dal pavimento, e infatti lo abbassa quanto basta per portarlo ad un’altezza utile da consentirgli di fare qualcosa che comunque mi aspettavo: si abbassa i pantaloni e, tirato fuori il pene, inizia a strofinarmelo sul viso e sulla bocca imbavagliata… Ce l’ha lungo almeno diciotto, venti centimetri e lo sento molto duro mentre me lo sbatte letteralmente sul viso: si masturba fino a farlo diventare durissimo e umido di umori spermatici che mi cosparge sul nastro adesivo che mi tappa la bocca. Si sposta verso la fine del tavolo e comincia a leccarmi i piedi, mordendo le dita… poi li usa per infilare il cazzo nei due archi, scopandomeli mentre il respiro gli diventa più accelerato, quasi infoiato. Credo che stesse quasi per venire quando me lo sfila dai piedi per tornare a masturbarmi, cosa che prosegue per una decina di minuti, portandomi alla soglia dell’orgasmo che chiaramente non mi concede. Mi lascia con il pene eretto quando torna a strofinarmi il suo cazzo sul bavaglio: è umido, durissimo e più lungo di prima. Allunga una mano verso l’altro tavolo e prende una bacchetta, una specie di verga, lunga ma non troppo spessa, con la quale inizia letteralmente a frustarmi il pene e i testicoli… Non esagera con la forza, comunque il giochetto è abbastanza doloroso, soprattutto per la costrizione a cui le corde mi sottopongono. Passa a bacchettarmi i piedi, cosa che fa con più enfasi, alternando le vergate sulle piante al succhiarmi le dita, sempre con il pene dritto che si smanetta con la mano libera. Esclama, quasi ansimando: “Sono troppo carico. Devo sborrare… Inizierò dai piedi, per la bocca c’è tutto il tempo”. Torna quindi a posizionarsi in fondo al tavolo, infilandomi il cazzo tra i piedi legati, dopo aver liberato gli alluci per potersi muovere meglio. Mi scopa i piedi stantuffando il suo pene tra i due archi, ma non passa molto tempo prima che io senza il liquido caldo inondarmeli: mi cola tra le dita, sulle piante, sulle caviglie… in quantità estremamente notevole. Una volta appagato, lo vedo rimettersi il pene dentro le mutande mentre prende delle salviettine umidificate per ripulire lo sperma dai piedi e poi commentare: “Ottimo inizio, ti ho allagato per bene. Sai che dovrai ingoiare quando ti scoperò in bocca, vero? Poi, come ti ho anticipato, ingoierai anche il tuo di sperma, lo raccoglierò ogni volta che deciderò di lasciarti venire, ho un giocattolino molto interessante a questo scopo, vedrai…” Mi tocca tutto il corpo, soffermandosi sui genitali e poi risalire ai capezzoli che mi strizza con decisione provocandomi un gemito soffocato dal bavaglio: “MGHHHMFF!” Prende la boccetta di cloroformio dal tavolo e il panno con il quale mi ha narcotizzato prima, imbevendolo nuovamente e avvicinandosi al mio viso: “Ora ti narcotizzo: voglio legarti in un altro modo…” Vorrei dirgli che non c’è bisogno che mi narcotizzi nuovamente, mi lascerei legare senza opporre resistenza, ma è chiaro che la cosa lo eccita e in ogni caso non potrei parlare. Mi preme il panno sul viso e respiro nuovamente il cloroformio, fino a perdere ancora una volta i sensi.
Il risveglio è alquanto torbido, la vista impiega del tempo a schiarirsi, ma mi rendo conto di essere ancora sul tavolo, stavolta legato con braccia e gambe molto divaricate e tirate verso gli angoli del tavolo stesso: polsi e caviglie sono strettamente avvolti da corde, come anche le cosce per tenerle ben aperte; il collo è sempre fissato al tavolo e le braccia sono collegate alle cosce per impedirmi qualsiasi movimento. Ho la bocca tenuta forzatamente aperta da un divaricatore sul genere di quelli usati dai dentisti, molto in voga nel BDSM: non è ancora troppo divaricato, probabilmente perché essendo narcotizzato ha preferito non rischiare che la saliva mi impedisse di respirare. Indossa sempre il camice bianco, ma stavolta vedo che sotto è completamente nudo: immagine alquanto distopica da osservare. Ovviamente ho sempre i genitali legati ben stretti, con l’anello vibrante applicato sotto il glande che contribuisce a mantenermelo abbastanza reattivo man mano che riprendo le facoltà dei sensi. Proprio mentre riacquisto queste facoltà, mi rendo conto di avere un dildo infilato nel culo, spinto a fondo e bloccato… e vibra! La risultante di tutta la situazione è che il mio pene inizia a reagire e a diventare duro e dritto, amplificando la costrizione del CBT a cui mi ha sottoposto. Si accorge che mi sto svegliando, così si avvicina ed esclama: “Bene, ora che se sveglio posso serrare il bavaglio: voglio che la tua bocca sia ben spalancata, perché ho intenzione di farti ingoiare la prima razione di sborra. La tua!” Muove la levetta del bavaglio e lentamente mi apre sempre di più la bocca, fino a raggiungere una divaricazione quasi innaturale che mi impedisce di articolare suoni: il cazzo dietro il camice bianco gli diventa talmente duro e dritto da uscirgli fuori mentre abbassa dal soffitto quel cavo che avevo notato inizialmente e che non avevo idea su quale potesse essere la sua funzione: prende una specie di campana nera dal tavolo e la fissa a una sorta di ventosa presente sul terminale del cavo, poi la abbassa fino ad applicarmela sul pene ormai eretto, regolandone la parte interna per adattarla all’asta e al glande. Sento come dei cuscinetti dentati che mi avvolgono il pene, sia lateralmente che sulla punta, ma è lui a spiegarmene la funzione: “Quello che ti ho appena messo è un masturbatore. Provvederà a massaggiarti, masturbarti per tutta la lunghezza, inclusa la cappella il prepuzio che sarà sollecitato da una piccola pompetta la quale, quando sarà il momento, risucchierà la tua sborra e la convoglierà in un serbatoio, che poi ti svuoterò in gola… Sarà intenso, preparati. Ti farò venire due o tre volte prima di farti ingoiare la tua sborra, e magari poi ti scoperò in bocca. Sei pronto, vero?” Che dovrei rispondere, anche potendo?!
Controllato che io sia sempre legato ben stretto, accende l’aggeggio e ne regola sia l’intensità di vibrazione che il tipo di movimento dei cuscinetti, operazione che svolge tramite una app sullo smartphone! La sollecitazione è inizialmente piacevole, ma senza soluzione di continuità e quindi diventa intensa nel giro di qualche minuto: la vibrazione e il movimento dei cuscinetti varia a intervalli regolari, modificando la sollecitazione che, devo ammetterlo, fa reagire il pene in modo molto presente. Mentre il giocattolo sostanzialmente mi tortura, lui si occupa dei miei piedi, che prende a leccare e mordere alternatamente, avendo anche “cura” di bacchettarmeli con la verga sotto le piante: il dolore inferto viene accuratamente dosato, ma è comunque funzionale all’eccitazione forzata del masturbatore. Sento arrivare il primo orgasmo, lento, inesorabile… il masturbatore mi fa venire copiosamente mentre provo ad inarcare la schiena sul tavolo dove sono legato, ma senza successo. Il mio sperma viene effettivamente aspirato come se qualcuno mi stesse succhiando e il fatto che l’aggeggio continui comunque nella sollecitazione anche post orgasmo mi provoca dei fremiti per tutto il corpo. Rallenta leggermente per qualche istante, ma poi riprende allo stesso ritmo, dando vita ad una vera e propria sevizia. Mentre la campana continua nel suo lavoro, il medico si pone davanti al mio viso e mi strofina il cazzo sul divaricatore che mi tiene la bocca spalancata, ma senza penetrarmi, non ancora almeno. “Il primo orgasmo è abbastanza semplice da godere, ma ora inizia la tortura vera e propria… Ti tornerà duro molto in fretta e allora il secondo sarà un po’ più complicato. Lo fermerò solo al terzo, ma non ne sono sicuro, voglio prima vedere come reagisci: se la quantità di sborra sarà sufficiente allora forse te la farò ingoiare senza seviziarti ulteriormente. Almeno per ora!” La costrizione delle corde si fa molto più pressante, come anche il bavaglio che inizia a farmi dolere la bocca, tra l’altro con le sue dita che si infilano dentro a cercare la lingua. L’attesa del secondo orgasmo è sensibilmente più lunga del precedente, tanto che decide di spingermi più a fondo nel culo il dildo vibrante: la “variante” sortisce l’effetto voluto, perché in un paio di minuti fiotto nuovamente sperma subito aspirato dalla campana e raccolto nel serbatoio interno. A questo punto prende a sollecitarmi i testicoli, manipolando al contempo il dildo nel culo, che ora usa per scoparmi… Il masturbatore, in accoppiata con le corde che mi immobilizzano al tavolo, mi sta fiaccando e il terzo orgasmo sembra molto lontano. Lentamente, nel giro di almeno dieci minuti di ulteriore sollecitazione, sento che si avvicina e vedo lui allontanarsi per prendere qualcosa dal tavolo dei giocattoli: ne torna con in mano una specie di imbuto alla cui estremità c’è un tubo in lattice. Immagino a cosa possa servire… Il terzo orgasmo mi pervade, provocandomi veri e propri spasmi muscolari alle cosce e allo stomaco: mi auguro che possa essere abbastanza, perché non saprei quanto ancora potrei reggere questa tortura dell’orgasmo forzato e continuo.