Il tempo scorre e scatta decine di foto: sento il clic e il ronzio dell’obiettivo in modo incessante per almeno venti minuti, durante i quali la costrizione delle corde e, soprattutto, del bavaglio si fa sentire parecchio. Poi improvvisamente non lo sento più e il suono viene sostituito dai passi che lentamente si allontanano da me; credo che la prima parte dello shooting sia terminata, ma mi lascia legato, imbavagliato e bendato ancora per diversi minuti, durante i quali immagino sia andato al computer per verificare la buona riuscita degli scatti. Torna ed esclama: “Scatti molto eccitanti. Vieni sexy in foto, e quei piedi sono particolarmente interessanti per i feticisti, non c’è che dire. Ora ti slego e cambiamo posizione, ok?” Posso fare solo un minimo cenno di assenso con la testa, unica parte del corpo che riesco a muovere. Mi toglie prima il bendaggio dagli occhi e poi il nastro che mi tappa la bocca, per estrarne la spugna e darmi modo di riarticolare la mascella. Mi slega i piedi e poi, via via mi libera. Le corde lasciano segni, così mi porge un barattolo di crema: “Usa questa… così i segni delle corde si riassorbiranno in fretta e sarai pronto per essere legato sul letto, anche se non mi dispiace che qualcuno continui a vedersi, serve anche a dare continuità agli scatti”. La crema in effetti aiuta a reidratare le parti più sollecitate, come polsi, caviglie e ginocchia. Inoltre, ha un buonissimo odore… Mentre passo la crema sui polsi, lui mi sistema la parrucca e provvede a ripristinare il rossetto che il bavaglio ha reso sbaffato, poi nuovamente esclama: “Mentre facciamo una pausa, parliamo di questa eventualità di estendere lo shooting a qualcosa di più, che ne dici?” – “Sentiamo cosa proponi…” replico. Lui sorride e continua: “Beh… non ti nascondo che mi è venuto duro sia nel legarti che poi nel fotografarti legato e imbavagliato. Ma ho visto che anche tu hai, per così dire, reagito…” – “Non è un mistero che mi ecciti essere legato, conosci bene il mio sito immagino” – “Certo. Adoro i tuoi racconti e le tue foto dei piedi e dei tacchi. Ma io parlo di farti subire qualche piccola sevizia condita da contatto sessuale reciproco” – “Sì, lo avevo capito. Quindi? Cosa vorresti farmi?” – “Se vogliamo farlo a livello amatoriale e per puro piacere reciproco, allora potremmo limitarci a masturbazione e rapporto orale, ma se volessi andare più sullo spinto potrei riconoscerti un ulteriore compenso e sottoporti a qualche tortura… niente di eccessivo, ma sicuramente qualcosa in più del semplice sesso. Per intenderci: voglio seviziarti, non incularti…” – “Spiegami… quello che hai detto può anche non significare nulla nello specifico. Che torture?” – “Diciamo legarti in posizioni molto esplicite: nudo, a gambe aperte e con i genitali legati. Pinzarti i capezzoli, infilarti plug nel culo, seviziarti con un vibratore sulla cappella, frustarti e bacchettarti cosce e piedi. Ovviamente scoparti in bocca, scoparti i piedi… succhiartelo, masturbarti… Orgasmo forzato. Potrei incatenarti, oppure legarti in balltied dentro quella cassapanca, con bocca e culo tappati. Appenderti per i piedi e scoparti in bocca mentre te lo succhio e ti lavoro il culo con un dildo… Troppo spinto tutto questo? Dimmi cosa sei disposto a subire e cosa no, così magari troviamo un punto di incontro. Poi, per questo tipo di shooting, ti pagherei un extra più corposo…” Rifletto per qualche istante mentre continuo a mettere la crema sulle caviglie segnate dalle corde, poi replico: “Fammici pensare. Intanto continuiamo con quanto abbiamo concordato, poi vedremo, se per te va bene” – “Certo, ci mancherebbe. Allora spostiamoci al letto: ti incapretto per bene e continuiamo il servizio” – “Devo cambiarmi?” – “Hmm, si. Forse è meglio. Metti il vestito blu con i tacchi coordinati…” – “Décolleté o sandali?” – “Per ora le décolleté, ma porta qui anche i sandali che magari poi te li cambi quando ti lego al letto…” – “Va bene”. Mi cambio nuovamente nel bagno, togliendo il perizoma nero e sostituendolo con quello blu, dopo essermi rifrescato. Indosso il vestito, poi i sandali: molto sexy, tacco 12 e con delle fibbie incrociate al tallone e allacciate lateralmente. Torno “sul set” e lui, dopo avermi nuovamente squadrato dalla testa ai piedi, mi indica il letto… Una volta davanti ad esso, mi fa voltare e mi lega i polsi incrociati dietro la schiena, tirandoli verso l’alto e collegandoli al collo con lo stesso cappio che aveva usato precedentemente sulla sedia, solo che stavolta il peso delle braccia fa tendere la corda, stringendolo abbastanza. Mi fascia il petto e lega nuovamente le braccia, bloccandole al corpo sopra i gomiti. Passa una corda intorno alla vita e la serra molto stretta, particolare che serve a farla poi scivolare tra le gambe e le natiche, avvolgendo l’inguine e i genitali. La sollecitazione delle corde attorno al pene e ai testicoli inizia a farsi sentire, provocandomi un’erezione che ovviamente lui nota subito con estremo compiacimento: “Hmmm… le corde tra le natiche ti eccitano, vedo…” Non replico, volutamente, per non alimentare subito le già chiare voglie che lo pervadono in merito all’eventuale estensione del servizio fotografico, sulla quale devo ancora decidere se accettare o meno. Prima di farmi sdraiare sul letto lega le cosce appena sotto l’inguine, poi le ginocchia, sempre sopra e sotto. A questo punto deve aiutarmi lui a sdraiarmi sul letto, perché ho solo le caviglie ancora libere e muovermi è complicato. Con qualche difficoltà riesco ad allungarmi sul letto, dove lui poi mi sistema a favore di ripresa… Mi lega i piedi, con le caviglie incrociate, molto stretti e avendo cura di avvolgere anche i tacchi delle scarpe, in perfetto stile Saudelli. Un ultimo spezzone di corda lo usa per incaprettarmi, collegando le caviglie sia ai polsi che alla corda che mi fascia il torso, opportunamente dotata di anello che gli consente di inarcarmi parecchio la schiena e serrare sadicamente. Quando mi passa davanti proprio per stringere l’incaprettamento, non posso fare a meno di notare la patta dei pantaloni estremamente gonfia. È molto eccitato, ma fa finta di nulla e prende il nastro adesivo per imbavagliarmi, non senza l’ausilio di una grossa palla di neoprene, sul genere di quelle antistress. Gli diventa ancora più duro quando me la ficca in bocca, schiacciandola nel palato in modo che quando si rigonfia me lo riempie completamente, molto più efficacemente della precedente spugna. Poi mi fascia strettamente la bocca con il nastro adesivo, molti passaggi che diventano via via più stringenti, esclamando: “Ora ti bendo gli occhi e iniziamo a scattare. Tra un po’ stringerò l’hogtie, ma voglio prima verificare la tua resistenza alla posizione”. Mi fascia gli occhi con lo stesso nastro adesivo, lasciandomi completamente immobilizzato e incapace di vedere qualcosa. L’incaprettamento è molto costrittivo, ma ancora sopportabile: sento i clic della fotocamera, con la quale scatta nuovamente decine di foto girando attorno al letto dove sono legato. Non ne ho la certezza, ma solo la sensazione che, mentre scatta foto, si stia anche masturbando: ho sentito distintamente il rumore della cinta dei pantaloni sganciarsi e al contempo anche passi più attutiti sul pavimento, come se avesse tolto le scarpe per sfilare proprio i pantaloni, conscio del fatto che io non possa vedere nulla. Passa del tempo, non saprei quantificarlo, poi i clic si interrompono e lui si avvicina, armeggiando con i nodi delle corde che mi incaprettano: “Ti incapretto più stretto. Tranquillo, non sarà per molto, giusto il tempo di evidenziare alcuni scatti”. Scioglie un nodo, poi mi passa un braccio sotto il petto e mi solleva quanto basta per inarcarmi ulteriormente sulla schiena: tira la corda e tutto si stringe in modo estremo: caviglie, gambe, cosce, braccia… Una legatura sadica che penso lo ecciti ancora di più. Riprende a scattare e ho l’impressione che la frequenza sia più alta che in precedenza, poi si ferma ed esclama, evidentemente infoiato: “Senti… io voglio mettertelo in bocca. Mi sta scoppiando nelle mutande. Ora ti tolgo il bavaglio, se sei d’accordo, e ti scopo”. Me lo aspettavo! Toglie il nastro adesivo che mi fascia, ma senza toccare quello sugli occhi e, una volta liberata la bocca dalla palla di neoprene, rinnova la sua domanda: “Sei d’accordo a prenderlo in bocca?” Replico con un minimo di polemica: “Ma non dovevamo parlarne?” – “Lo so, e se non vuoi non lo faccio. Ma ce l’ho talmente duro che sto diventando matto nel fotografarti. Ci accorderemo, vedrai…” Desisto, anche perché se lo accontento almeno poi mi slegherà: non reggo quasi più quella posizione: “Va bene… ma poi slegami, perché non ce la farò ancora per molto incaprettato così stretto” – “Certo, però ti imbavaglio con un anello, ok?” – “Va bene, ma fai in fretta…” Pochi istanti e mi applica un ring-gag molto largo che mi spalanca completamente la mascella, tanto per gradire! Poi me lo ficca tutto in bocca, spingendo fino alla gola… e ce l’ha abbastanza grosso il cazzo, il fotografo! Mi scopa con forza, a testimonianza di quanto sia infoiato… Il cazzo mi entra ed esce dalla bocca spalancata, facendomi sbavare copiosamente mentre il suo respiro si fa via via più accelerato. Mi tiene ferma la testa e spinge ancora più a fondo, poi esclama: “Sto per venire… e vorrei farlo nella tua bocca. Non ti chiedo di ingoiare, ma fammi venire nella bocca…” Anche volendo non potrei articolare risposta, con la bocca spalancata e piena del suo cazzo, così lo lascio fare. Ancora pochi istanti e lo sento fiottare sperma in quantità tale da traboccare fuori dal bavaglio: sembra non finire mai e fatico non poco per non ingoiare. Deve aver trattenuto il respiro per tutta la durata dell’orgasmo e solo ora lo sento prenderne uno molto lungo mentre finalmente me lo sfila dalla bocca esordendo: “Cazzo, che sborrata memorabile!” Liberata la bocca dal suo pene, sputo fuori la notevole quantità di liquido caldo che mi è rimasta nel palato, anche se il bavaglio rende tutto complicato. “Ora ti slego… è stato estremamente eccitante. Non ce l’ho fatta ad aspettare che ne parlassimo, spero non te la prenderai a male”. Mi toglie il bavaglio e finalmente posso rispondere: “Avrei preferito accordarci prima per farmi scopare in bocca, ma ormai è andata. Se però vuoi fare altro dobbiamo necessariamente parlarne, ok? Non voglio ritrovarmi legato e immobilizzato magari mentre me lo infili nel culo” – “Hai ragione. Ti slego e ne discutiamo insieme”.


 

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