Mi sono fatto convincere nel trasformarmi in crossdresser e uscire con un uomo abbastanza attempato, sulla sessantina, benestante e con fantasie molto, ma molto, feticiste. Sono con lui in macchina, un SUV con i vetri oscurati, indossando un vestitino fucsia, intimo coordinato e un paio di scarpe sempre in tinta: un paio di sandali alla francese, con fibbie che mi fasciano le caviglie. Ci stiamo dirigendo verso la sua villa in Umbria e il viaggio, iniziato da un AirB&B da lui affittato dove ho provveduto a cambiarmi al riparo da occhi indiscreti, dovrebbe durare un paio d’ore al massimo. Non parla molto mentre guida ma, lo vedo, mi guarda spesso le gambe fino a sbirciare i piedi e le scarpe, nascosti dal piantone centrale del cambio automatico. La patta dei pantaloni è gonfia come un pallone, a testimoniare il fatto che è particolarmente arrapato. Sono completamente depilato e indosso una parrucca a caschetto fornitami direttamente da lui. Siamo appena usciti dal circondario di Roma e, non appena sull’autostrada, la sua mano si piazza sulla mia coscia sinistra e risale verso l’inguine fino a toccarmi il pene… Finalmente esordisce: “Fammi vedere i piedi. Accavalla la gamba, così posso toccarti…” – “Ma stai guidando, non mi sembra il caso, no?” – “Non preoccuparti… Voglio toccarti i piedi”. Lo assecondo e accavallo la gamba destra sul ginocchio della sinistra, mettendo il piede a portata della sua mano: inizia ad accarezzarlo e ad infilare le dita dentro la scarpa, pratica che evidentemente lo arrapa ancora di più, visto che il cazzo sembra stia per uscirgli dai pantaloni. Per qualche minuto continua a toccarmi ed accarezzarmi il piede, fino alle dita, al tallone e sotto l’arco. Poi la mano si infila sotto il vestito e arriva a strizzarmi il pene che inizia a reagire agli stimoli. “Apri il cassetto del cruscotto: ci sono manette e cavigliere. Mettile… mani e piedi. Prima i piedi, poi le mani dietro la schiena…” – “Ma qui dentro la macchina?!” – “Si, che problema c’è? Tanto non ci vede nessuno, stai tranquilla…” Mi apostrofa al femminile mentre la sua mano si infila dentro il perizoma a toccarmi il pene… Perplesso, apro il cassettino del cruscotto e ne estraggo un paio di manette e uno di cavigliere, di cui però non vedo le chiavi: “E le chiavi?”, chiedo sempre più perplesso… “Le chiavi le ho io. Mettile, dai…” Chiudo gli anelli metallici intorno alle caviglie, ma prima che possa rialzarmi lui esclama: “Chiudile più strette. Serrale bene alle caviglie…” Obbedisco, stringendo la stretta, poi mi rialzo e metto le manette al polso destro, che lui serra stretto per poi commentare: “Ora dietro la schiena. Bloccale e fammi controllare…” Passo le braccia dietro la schiena e mi volto per farlo controllare: mi serra anche l’anello sinistro e poi mi lascia riappoggiare la schiena al sedile. Preme una levetta sotto la seduta e il mio sedile si reclina completamente, obbligandomi a sdraiarmi… Da questo momento la sua mano destra percorre le mie gambe fino ad alzare il vestito e infilarsi dentro lo slip, dove mi tocca il pene ormai in erezione. Continua a guidare senza smettere di toccarmi per diversi minuti, risalendo con la mano fino alla mia bocca per infilarmici dentro due dita a prendermi la lingua… È vero che siamo in autostrada, ma ho il terrore che possa fermarci una pattuglia della Polizia, e sarebbe complicato se non estremamente imbarazzante, spiegare la situazione. Ma lui sembra non esserne minimamente preoccupato, anzi sembra quasi che la cosa lo ecciti parecchio. Passa almeno un quarto d’ora poi, evidentemente in preda all’eccitazione, rialza il mio sedile ed esclama: “Ora me lo succhi da brava mentre guido…” La richiesta mi fa trasalire, tanto da rispondere: “Ma sei fuori? Vuoi che te lo succhi in macchina, ammanettato mani e piedi, mentre guidi?!” – “Esattamente…”, esordisce con estrema tranquillità, come se fosse la cosa più normale del mondo. Si sta già sbottonando i pantaloni e, abbassata la zip, si tira fuori il cazzo duro e dritto come una verga, tanto gli stava esplodendo nelle mutande! “Allungati, dai… hai abbastanza spazio anche per inginocchiarti se stai più comoda: prendilo in bocca e lavoramelo finché non ti sborro in bocca…” – “Tu sei fuori…”, commento mentre la sua mano mi prende la testa e la avvicina al suo cazzo dritto. “Ti avverto che dovrai ingoiare, non voglio che la sborra mi sporchi la tappezzeria, ok? Ingoia tutto, e non fare storie o ti metto un anello in bocca e ti scopo a forza…” – “Hai anche un bavaglio dentro la macchina?” – “Ho tutto quello che serve, credimi. Ora stai zitta, apri la bocca e fammi un pompino”. Mi spinge la testa fino a che la mia bocca tocchi la sua cappella umida, poi sono costretto ad aprire le labbra e prenderlo dentro… I polsi ammanettati dietro la schiena mi impediscono movimenti comodi e fatico abbastanza per succhiarglielo, ma la cosa sembra piacergli alquanto: mi tiene ferma la testa per obbligarmi a tenere il cazzo in bocca, che mi arriva quasi alla gola e mi impedisce di respirare normalmente, con conseguente salivazione abbondante che mi cola fuori dalle labbra. Lo lavoro per parecchi minuti e lo sento con il respiro accelerato, sempre più infoiato di eccitazione. Ha il pene durissimo, tanto che la bocca inizia a dolermi per la sollecitazione data anche dalle notevoli dimensioni: mi fanno male i polsi, stretti dalle manette, ma anche le caviglie dolgono a causa della posizione innaturale nella quale sono costretto. Dopo diversi chilometri di autostrada, credo siano passati almeno venti minuti, ormai è prossimo all’orgasmo e inizio a prepararmi all’inevitabile allagamento del mio palato e della gola: lo sento inarcarsi sul sedile e spingermi la testa ancora più a fondo… poi schizza come un idrante nella mia bocca! La quantità di sperma che sono costretto a ingoiare è incredibile… quasi faccio fatica a non farla fuoriuscire, ma continua a tenermi la testa schiacciata tra le sue gambe, e se non voglio soffocare devo ingoiare tutto. Dopo secondi interminabili finalmente il suo orgasmo si esaurisce e mi libera la testa per potermi sfilare il cazzo dalla bocca, esordendo: “Brava, hai ingoiato come una vera troia…” Lo guardo mentre si ricompone, poi chiedo: “Potresti togliermi le manette? O devo restare legato fino all’arrivo?” – “Fosse per me ti incapretterei nel portabagagli, ben imbavagliata e bendata, ma voltati che ti libero un polso, così poi te le togli da sola…”, risponde continuando ad apostrofarmi al femminile. Mi apre le manette e mi dà le chiavi: tolgo anche l’altra, poi libero i piedi e mi ripulisco il viso dagli umori spermatici di cui è intriso, usando una salvietta umidificata. Il prosegue, ma dopo qualche chilometro arriva un’altra richiesta: “Apri le gambe e abbassa lo slip… voglio masturbarti!” Lo guardo nuovamente perplesso, ma evito di fare domande, so già che sarebbe inutile. Abbasso il perizoma alle caviglie e apro le gambe alzando il vestito: la sua mano scende sul mio inguine e mi afferra il pene semieretto, iniziando a lavorarlo lentamente… Me lo fa diventare duro, poi mi masturba senza distogliere lo sguardo dalla strada, se non di tanto in tanto per guardarmi i piedi. Esclama: “Accavalla la gamba, e slaccia la scarpa… voglio farti venire sul tuo piede, così poi lo lecchi per pulirlo…” – “E se ti sporco il sedile?” – “Non succederà… ti tappo la punta del cazzo mentre sborri, così colerà sul piede…” Ognuno ha le sue fantasie, ma resto sempre sorpreso dalle novità. Lo assecondo e, accavallata la gamba tenendo comunque le cosce aperte, slaccio le fibbie del sandalo fucsia che indosso, lasciandolo dondolare dalle dita dei piedi: la cosa gli piace e infatti di tanto in tanto mi lascia il pene per toccarmi il piede nudo. Mi masturba a lungo, avendo cura di fermarsi di tanto in tanto con la mano per non farmi venire… e ogni volta si dedica al mio piede, al quale ha tolto la scarpa per poter toccare meglio le dita. Poi decide di farmi venire e stavolta non si ferma: quando capisce che sono al limite mi tappa la punta del pene con il pollice dopo avermi spostato il piede sul sedile, proprio sotto i testicoli… Vengo copiosamente trattenendo il fiato per il piacere che mi provoca, e lasciando colare lentamente lo sperma sul piede nudo, a formare una chiazza abbastanza ampia ed estesa, ma senza farla scivolare fuori. Noto che la sua patta è di nuovo gonfia quando, lasciandomi il pene ora in rilassamento, esordisce: “Ora lecca la tua sborra dal piede e ingoiala da brava…” Esito per qualche istante, ma lui con la mano mi spinge la testa verso il piede, così lo porto alla bocca e tirata fuori la lingua lecco per bene fino a ripulirlo, ingoiando. Soddisfatto, mi porge una salvietta umidificata per asciugarmi, e mi “ordina” di rimettere la scarpa. Da questo momento mi lascia in pace per tutto il proseguimento del viaggio, che dura un’altra mezzora. Arriviamo alla sua villetta umbra intorno alle 11:30: entriamo dal cancello in ferro battuto che porta ad un vialetto alberato, poi ferma la macchina sotto un albero e mi apostrofa: “Rimetti le manette ai piedi e alle mani…” Ancora una volta perplesso, decido di assecondarlo e chiudo prima le cavigliere, poi le manette che faccio per mettere davanti, ma lui subito osserva: “No. Dietro la schiena, come prima…” Obbedisco e, una volta controllato il serraggio dei costrittori metallici, prosegue con l’auto fino ad una discesa che porta all’interno dell’autorimessa. Una volta dentro richiude la serranda basculante automatica e scende per venire ad aprire la portiera dal mio lato. Prima però apre il portabagagli per prendere qualcosa, poi viene verso di me e apre la portiera: mi fa scendere e una volta in piedi davanti a lui mi fa voltare… Subito sento qualcosa che mi viene premuto da dietro sulla bocca che mi obbliga ad aprire e viene riempita con una palla di gomma molto grossa, nera: un ballgag. Mi imbavaglia molto strettamente, poi mi benda gli occhi con una fascia di pelle. Mi spinge nella direzione dove avevo intravisto una scala e, accompagnandomi tenendomi per le braccia, mi fa salire per poi entrare dentro la casa…


 

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