“Ti narcotizzerò con cloroformio per poterti avere a mia disposizione: poi sarai legato, immobilizzato, imbavagliato e seviziato per un giorno intero. Se decidi di accettare devi essere consapevole di quello che ti farò, perché non potrai avere ripensamenti una volta che sarai nel mio studio. Sono pronto a inviarti il bonifico istantaneo dei cinquemila euro pattuiti non appena arriverai, e ovviamente potrai verificarlo: dopodiché sarai narcotizzato. Non ci saranno safe words, interruzioni o pause: sarai sempre legato e imbavagliato, per tutto il tempo. Per ventiquattro ore sarai il mio giocattolo sessuale e puoi stare certo che ti userò in tutti i modi che la fantasia mi ispirerà: ingoierai il mio sperma e il tuo, sarai sodomizzato, scopato e seviziato. Sta a te decidere, sai come contattarmi”.
Questo il testo dell’ultima mail scambiata con un medico di mezza età, dichiaratamente sadico e dedito alla tortura sessuale di tipo medical, almeno a sua detta. Stranamente non interessato al feticismo del crossdressing e delle scarpe, ma ovviamente molto interessato ai piedi, tanto da chiedermi di essere comunque completamente depilato e di presentarmi vestendo tuta e snikers, facili da togliere visto che intende tenermi sempre completamente nudo. Ci rifletto parecchio prima di un ulteriore contatto, anche perché, seppur tentato dai cinquemila euro, è anche vero che pretende, oltre all’usare cloroformio, anche non usare una safe word per interrompere la “seduta” qualora non intendessi andare avanti. La concomitanza di alcune spese inaspettate sortisce però l’effetto di spingermi ad accettare, così lo contatto e gli chiedo rassicurazioni in merito alle sue intenzioni, rassicurazioni che ottengo solo in parte, visto che continua a sostenere che, una volta narcotizzato, potrà farmi quello che più lo aggrada. Mi invia però alcune foto dove, oltre alla sua laurea in medicina con tanto di nome e cognome, vedo alcuni suoi sottomessi di diverse età, legati e imbavagliati in maniera sadica in diverse situazioni, con tanto di prima e dopo ad attestare che comunque non sia un pazzo maniaco. Beh, maniaco sembra proprio esserlo a giudicare da come lega e tortura chi si presta alle sue fantasie. Dalle foto vedo che usa vibratori, masturbatori, dildi, divaricatori e una miriade di altri giocattoli BDSM. Nelle foto i genitali dei malcapitati sono sempre strettamente costretti con diversi tipi di accessori, non solo cordicelle fine. Sono costretto dalle contingenze economiche a fare di necessità virtù, così incoscientemente accetto di incontrarlo nel suo studio, dove mi dà appuntamento per il sabato successivo alle ore 10:00 e dove dovrei restare alla sua mercé fino alla stessa ora della domenica. Mi rinnova la richiesta specifica: “Metti una tuta e un paio di snikers senza calzini, a piedi nudi. Ti voglio ben depilato integralmente e profumato, non potrai fare docce qui”. Dopo tanti incontri all’insegna di abiti, intimo femminile e tacchi, è un po’ un ritorno al passato.
Al sabato, intorno all’ora dell’appuntamento, arrivo nel palazzo dove ci sarebbe il suo studio e, in effetti, all’ingresso dello stabile vedo la targa dello studio medico andrologico, neanche a dirlo. Suono al videocitofono e in pochi istanti mi apre, indicandomi di scendere al piano seminterrato. Scendo la scala in marmo e arrivo davanti alla porta dello studio, che si apre mostrandomi un uomo di mezza età, con un po’ di pancetta, non molto alto, che indossa un camice bianco. Mi stringe la mano, mi invita ad entrare e poi chiude la porta a chiave, indicandomi un corridoio che dà su una porta socchiusa. Una volta attraversata la porta, mi ritrovo in una stanza molto grande che, in effetti, non ha nulla di diverso da uno studio medico, con tanto di lettino per le visite e una scrivania. Nessuna finestra, a parte un grande lucernario con i vetri oscurati: poi altre due porte, su una delle quali è affissa la targa “WC”. Non riconosco però nella stanza lo stesso locale delle foto mostratemi via mail, quindi deduco che l’altra porta presente conduca al locale delle “torture”. Mi invita a sedere sul lettino, per poi esordire: “Prima di eseguire il bonifico vorrei che ti stendessi… Tranquillo, non ti narcotizzerò adesso, ma solo dopo che avrai verificato l’avvenuta esecuzione del bonifico: hai modo di controllare, immagino…” – “Si, posso” – “Bene, allora sdraiati…” Mi sdraio, portando le gambe sul lettino e adagiando la schiena: lui si avvicina e mi passa le mani sulle gambe, fino all’inguine, per poi abbassare i pantaloni e infilarmi la mano nelle mutande a cercare il mio pene… Ho un brivido seguito da un sussulto quando me lo tira fuori, come per controllare la merce che sta comprando. Mi avvolge i testicoli con una mano, mentre con l’altra accenna una masturbazione per farmelo diventare duro: “Voglio verificare che sia tutto a posto, resta rilassato…”, esclama mentre mi masturba e il mio pene inizia a reagire alle stimolazioni. Diventa abbastanza duro ed è in quel momento che me lo prende in bocca, succhiandolo a fondo mentre un dito mi entra tra le natiche fino al buco! Spinge, come ad eseguire un massaggio prostatico, e la cosa funziona perché il cazzo diventa più duro dentro la sua bocca, ma sono decisamente a disagio… Mi spompina per qualche minuto, poi me lo rimette dentro le mutande e mi invita a sedermi. Lo faccio, mentre lui infila le dita dentro le scarpe per toccare i piedi: “Bene, vedo che le scarpe sono nuove. Sento che hai dei piedi morbidi, come piace a me, e che sei ben depilato. Direi che possiamo proseguire, se per te va bene…” Faccio un cenno di assenso e lui va a sedersi alla scrivania, dove usa il computer per eseguire il bonifico istantaneo di cinquemila euro pattuito: “Fatto! Puoi controllare ora…” Prendo il mio smartphone e verifico che il bonifico sia regolarmente arrivato e che non sia revocabile essendo istantaneo: tutto a posto, ha tenuto fede all’accordo, così replico: “Tutto ok, bonifico arrivato” – “Bene, allora andiamo nell’altra stanza: ti narcotizzo e poi ti lego, così possiamo iniziare. Non spogliarti, lo farò io quando sarai privo di sensi. Sei mai stato cloroformizzato?” – “Non realmente, solo per finzione…” – “Beh, io non fingerò. Userò cloroformio vero e potresti essere un po’ stordito quando ti sveglierai legato e imbavagliato, ok? Ma passerà velocemente!” Mi fa cenno di seguirlo mentre apre la porta chiusa a chiave e accende le luci all’interna della nuova stanza: entro e riconosco subito l’ambiente visto nelle foto: un tavolo medico molto grande, attrezzato con corde e costrittori si staglia al centro del locale. Un tavolo più piccolo strapieno di “giocattoli”, corde, bavagli, morsetti, bacchette, una frusta, maschere, dildi… Dal soffitto sopra il tavolo medico pende una sorta di cavo che non ho idea quale funzione abbia, ma sono sicuro che la scoprirò molto presto. Apre un armadietto e ne estrare una boccetta scura con ben evidenti le diciture che rimandano al narcotico, insieme ad un panno morbido evidentemente da imbevere. Mette tutto sul tavolo e poi chiude a chiave la porta. Il pavimento è ricoperto da una moquette rossa e credo che le pareti siano insonorizzate: chissà perché! Mi indica una sedia nell’angolo: “Siediti lì… ti premerò il panno imbevuto di cloroformio sulla bocca e sul naso, ma prima devo legarti le mani dietro la schiena, ok? È per sicurezza, non vorrei ci ripensassi perché, come ti ho anticipato, non puoi più farlo”. Mi siedo, con una certa ansia che pian piano sale: lui passa dietro di me e, prese le braccia, le porta dietro la schiena, per poi legarmi i polsi con delle fascette di plastica molto spesse. Mi lega anche le braccia, sopra i gomiti, per qualsiasi evenienza, sostiene. Immagino voglia legarmi anche le caviglie, invece non lo fa e torna a prendere il cloroformio, versandolo abbondantemente sul panno.
Passa dietro di me ed esclama con voce decisa: “Non opporti: respira a fondo e farà effetto più velocemente…” Sto per rispondere qualcosa ma con molta decisione mi tappa la bocca con il panno, tenendomi ferma la testa con la mano: l’odore acre del cloroformio mi pervade le narici e un sapore di medicinale mi scende ai polmoni… la boccata presa è molto intensa e quasi subito mi si annebbia la vista mentre per reazione istintiva cerco di divincolarmi dalla presa, ma è proprio per questo che mi ha legato polsi e braccia preventivamente. Lentamente le forze mi abbandonano, ma il panno imbevuto di cloroformio continua a coprirmi bocca e naso finché, dopo qualche minuto, tutto diventa buio. Non ho idea di quanto tempo sia trascorso, per quanto tempo io sia rimasto privo di sensi, fatto sta che quando pian piano mi riprendo dal torpore capisco di essere disteso sul tavolo che avevo visto poco prima: ora però sono completamente nudo… legato molto strettamente mani, piedi, gambe, vita, torace e collo. Completamente immobilizzato e fissato a quel tavolo: caviglie unite e tirate verso il basso, con gli alluci anch’essi legati, braccia sopra la testa con i polsi uniti e ben tirati verso l’alto. Ho il palato completamente riempito con qualcosa che credo sia una grossa palla di gomma, e la bocca fasciata molto strettamente da nastro adesivo. Posso muovere pochissimo la testa, perché il collo è fissato al tavolo, ma riesco a scorgere i genitali anch’essi legati strettamente con una funicella: testicoli avvolti molto stretti e pene eretto anche se non propriamente duro… capisco il perché dell’erezione, visto che il glande è avvolto da un anello vibrante che oltre a stimolarmi costringe anche la punta del pene. Lui si accorge che ho ripreso i sensi, quindi si avvicina per controllare che le corde con le quali sono legato siano ben strette: ha ancora indosso il camice bianco, ma stavolta vedo che la patta dei pantaloni è estremamente gonfia, a testimoniarne la notevole eccitazione…