Tramite il mio sito vengo contattato da un sedicente fotografo che intenderebbe realizzare un servizio fotografico fetish in stile “Saudelli”, che tutti voi sicuramente conoscete. Mi propone quindi via mail di presentarmi presso il suo studio con tutto l’occorrente per un buon crossdressing, inclusa lingerie e tacchi alti di diversa tipologia. La cosa mi stuzzica, ma rispondo chiedendo quali sarebbero i termini dell’incontro e ulteriori informazioni sulla natura del servizio fotografico. Quella a seguire è la risposta…
“Grazie per la risposta. Allora, dopo aver visitato molte volte il tuo sito internet, l’idea è di averti nel mio studio per una mezza giornata, magari un pomeriggio, e realizzare un servizio fetish specificamente dedicato al crossdressing, con modello Saudelli. Quindi legarti ben stretta con corde di iuta, perlopiù incaprettata in hogtied, e sempre con tacchi e piedi in evidenza, come il maestro era solito fare. Ovviamente saresti anche imbavagliata e bendata. Avrei una mezza idea di legarti anche completamente nuda, ma devo riflettere sull’eventuale indirizzo di quel tipo di foto, non propriamente comparabili con i lavori di Saudelli. Per il servizio fotografico principale potrei corrisponderti 500 euro. Eventualmente per l’altro, direi di definirne i termini e discuterne insieme, poiché dipende da cosa andremmo a scattare. Il mio studio si trova in Prati, e puoi dare un’occhiata ai miei lavori visitando il mio sito web per farti un’idea: ovviamente non troverai foto fetish sul sito, ma ho realizzato molti servizi sul genere, per diverse riviste specifiche, essendo anche io un amante di tali pratiche. Non ti nascondo che mi eccita molto legare e imbavagliare, meglio essere chiari e diretti in merito. So comunque mantenere una linea professionale quando lavoro. Chiaramente, data la natura degli scatti, saremmo solo io e te, per motivi di privacy. In merito proprio alla privacy ti garantisco che il tuo volto sarà adeguatamente criptato, pur lasciando vedere i particolari dell’imbavagliamento e del bendaggio. Fammi sapere: vorrei realizzare il servizio entro il mese corrente”.
La risposta mi soddisfa e mi orienta ad accettare la proposta, così rispondo in maniera affermativa e, nel giro di poche mail, ci accordiamo per incontrarci nel suo studio il venerdì della settimana seguente. Preparato un trolley con all’interno due vestiti, nero e blu, lingerie coordinata, una sottoveste e due vestaglie di seta, oltre a cinque paia di scarpe di cui tre décolleté e due sandali aperti, mi avvio verso il luogo dell’incontro. Come da richiesta sono completamente depilato e ho inserito anche una parrucca a caschetto che, in verità, non sono molto avvezzo ad usare. Parcheggiata l’auto nell’autorimessa da lui indicatami, adiacente il palazzo dove si trova lo studio, entro nel portone e scendo al piano ammezzato dove c’è una sola porta. Suono il campanello e in pochi istanti mi apre un uomo di mezza età, dall’aspetto sportivo e giovanile, che mi accoglie in modo molto affabile e gentile. Mi mostra lo studio, molto grande e quasi completamente in open space, con diversi set di ripresa e attrezzature fotografiche professionali. Mi indica quelli che intende usare per il nostro lavoro, in uno dei quali è presente un letto molto grande, mentre in un altro c’è una sedia al centro con una cassapanca aperta nelle vicinanze. Su un tavolo adiacente i due set attigui ci sono i “ferri del mestiere” per un servizio fotografico fetish, ossia corde rigorosamente di iuta, nastro adesivo, bende, bavagli di diversa natura, maschere e, con mia leggera sorpresa, anche un Magic Wand, dei plug anali, due o tre gabbie per pene, anelli in lattice, un vibratore e almeno tre falli realistici di diversa grandezza. “E quelli?”, gli chiedo indicando proprio questi ultimi “giocattoli”… “Scenografia”, risponde lui sorridendo, per poi però aggiungere: “A meno che non ci accordiamo per estendere il servizio principale al secondo. Ma ne parleremo dopo…” Faccio un cenno di assenso per poi chiedergli se vogliamo cominciare e lui, per tutta risposta, prende una busta dalla scrivania posta in un angolo e me la porge esclamando: “Iniziamo dal tuo compenso: questi sono i 500 euro pattuiti. Per il resto eventualmente discuteremo dopo. Oltre quella porta c’è un bagno, dove puoi andare a cambiarti: preparati, poi provvederò io a truccarti le labbra con un rossetto e a sistemarti la parrucca. Fai con calma, ti aspetto qui…” – “Preferenze per l’abbigliamento iniziale?”, chiedo… “Vestito nero e décolleté nere lucide, tacco 13, come mi hai mostrato nelle foto”. Mi avvio quindi verso il bagno, tirandomi dietro il trolley. Mi spoglio nudo e inizio la trasformazione, indossando il perizoma nero di pizzo, il vestito nero e i tacchi. Perdo parecchio tempo nel mettere la parrucca, ma alla fine riesco a sistemarla decentemente anche se mi sento sempre abbastanza ridicolo. Esco quindi dal bagno e mi avvicino al set, mentre lui mi squadra dalla testa ai piedi… soprattutto i piedi, ma ci sono abituato. Mi indica la sedia nel set del quale ha già acceso i riflettori e poi esclama: “Siediti… voglio dare una sequenza temporale agli scatti, quindi inizierò legandoti alla sedia. Braccia dietro lo schienale, gambe e caviglie unite. Ti immobilizzerò e poi ti imbavaglierò e benderò gli occhi con il nastro adesivo. Uso quello per bondage, non quello del ferramenta, quindi non ti darà problemi particolari con l’adesivo, ok? Comunque ti riempirò per bene la bocca con una spugna, prima di fasciartela stretta. Hai domande in merito?” – “Beh, ne avrei una: trattandosi di foto e non di video, perché riempirmi anche la bocca?” – “Perché te la fascerò molto stretta e quindi nei primi piani si capirà che la bocca è ben riempita…” – “Ok…”, rispondo, anche se non completamente convinto della risposta, memore di un altro incontro con un “fotografo”, che proprio dopo avermi imbavagliato aveva poi deragliato verso altro, oltre allo scattare foto. Ma lui mi sembra un professionista, quindi acconsento. Mi siedo e porto le braccia dietro lo schienale, dove lui inizia legandomi le braccia abbastanza unite, sopra i gomiti; passa ai polsi, che lega uniti per poi fissarli alla traversina che collega le gambe della sedia. MI avvolge il collo con un cappio, comunque dotato di nodo di sicurezza per evitare che si stringa troppo, e passa ad avvolgermi il petto e le braccia, immobilizzandomi il torso allo schienale, molto strettamente e strizzandomi la parte alta. Con altra corda mi avvolge sotto lo stomaco e poi sulle cosce, sempre bloccandomi alla seduta della sedia. È la volta delle ginocchia, che vengono legate da manuale sopra e sotto, avendo cura di passare la corda anche in mezzo per serrare ancora più strettamente le cosce. Scende ai piedi e qui si sofferma a toccarmeli con le dita, cosa che mi aspettavo… Li accarezza, passa le dita dentro le scarpe e non lesina commenti: “Piedi morbidi, lisci… molto eccitanti per un feticista. E bellissime scarpe, complimenti…” Evito di rispondere, per non alimentare “voglie” fuori luogo, anche se so bene che prima della conclusione la lingua troverà il modo di passarcela sui miei piedi. Poi li lega, incrociati e molto stretti, per mettere in evidenza l’arco del piede nelle scarpe: una corda li collega alla stessa traversina alla quale sono fissati i polsi, obbligandomi a tirarli all’indietro. Sono immobilizzato: completamente. Ora tocca ovviamente al bavaglio… Lo vedo prendere dal tavolo una grossa spugna, ancora confezionata: la apre e inizia a pressarla per bene, per poterla infilare dentro la bocca. Si mette dietro la sedia e, prendendomi il viso con una mano, mi apre le labbra e lentamente infila dentro la spugna che man mano si rigonfia nel palato riempiendomelo e schiacciando la lingua. Quando è completamente pressata all’interno, la ferma con un primo giro di nastro adesivo, ancora con la bocca aperta, in modo da tenerla ben spinta dentro. Poi mi fascia completamente con diversi giri sempre più stretti e tirati. Sento le guance deformarsi sotto la pressione del bavaglio, ma lui completa almeno una decina di passaggi prima di tagliare il nastro dietro la nuca. Senza aggiungere una parola, passa a bendarmi gli occhi, con lo stesso procedimento usato per imbavagliarmi e nel giro di pochi istanti sono completamente inerme: legato, imbavagliato e bendato. “Perfetto!”, lo sento esclamare mentre mi gira attorno… Deve aver preso la fotocamera, perché avverto il classico clic degli scatti, seppur digitali; mi scosta il vestito scoprendo per bene le cosce, evidentemente per mettere in vista il perizoma in pizzo, poi gli scatti continuano in quantità ed è solo lo spostamento d’aria a indicarmi come si stia muovendo intorno a me per fotografarmi legato. Dopo qualche minuto, esordisce: “Ti ho legato i piedi troppo lenti, le scarpe toccano ancora il pavimento: ora te li stringo meglio…”, e così fa, serrando la corda che collega le caviglie alla traversina, in modo che i piedi si alzino completamente da terra, tirati all’indietro. Devo ammettere che il modo in cui mi ha legato e imbavagliato inizia a provocarmi un’erezione e credo che lui se ne sia accorto perché, nel gesto di scostare ancora di più il vestito, la sua mano mi sfiora il pene più volte, come a saggiarne la durezza. La frase che ne consegue non lascia adito a dubbi: “Se stessimo girando l’altro servizio, ora te lo tirerei fuori dalle mutande e magari te lo succhierei anche, ma restiamo al presente: poi si vedrà…” E a questo punto inizio ad essere abbastanza certo che mi proporrà qualcosa di più spinto, al termine del servizio principale.