Continua a sollecitarmi il pene con il pollice mentre mi lecca i piedi, finché non decide di mettersi a cavalcioni sopra di me e strofinarmi il suo membro sul viso. Immagino che abbia voglia di mettermelo in bocca, ma non sembra intenzionato a togliermi il bavaglio, almeno non ora. Mi apre la sottoveste, sciogliendo la striscia di tessuto blu che la chiude, e inizia a pizzicarmi i capezzoli per inturgidirli: li stringe tra le dita lasciando il cazzo sulla mia bocca tappata dal nastro adesivo. Poi si volta e mi prende in pene in bocca, succhiandolo e accarezzando i testicoli stretti dalla cordicella. Mi porta alla soglia dell’orgasmo, poi puntualmente si ferma per non farmi venire. Scende dal letto e, dopo qualche istante, lo sento scattare delle foto, probabilmente con lo smartphone, ed esclamare: “Ora passiamo a qualcosa di più spinto, Nicole… ti faccio narcotizzare, poi i miei ragazzi ti legheranno in un altro modo. Tranquilla, nulla che non ti piaccia subire. Il cloroformio però è necessario, non prenderla a male, ok? Torno tra una mezzora”. Lo sento chiamare i suoi scagnozzi e, dopo pochi istanti, la porta si apre e dei passi si avvicinano al letto mentre ascolto queste parole: “Narcotizzatela e poi legatela incaprettata. Imbavagliatela con un anello, ma riempitele comunque la bocca. La svuoterò io prima di ficcarglielo dentro. Legatela stretta, non deve muoversi” – “Le leghiamo anche il collo?” – “Mettetele un cappio, ma lasciatelo libero: lo collegherò io ai piedi al momento giusto. E non toglietele le scarpe…” Poi silenzio.
Mi viene premuto sul viso un panno imbevuto di narcotico e, in pochi minuti, cala il buio. Quando riprendo lentamente i sensi, sento di essere legato con polsi e gomiti molto stretti, collegati alle caviglie con gambe e cosce anch’esse legate. Ho una corda intorno al collo, ma non è tirata, come richiesto. Mi hanno imbavagliato con un anello molto largo che mi tiene la bocca completamente aperta ma riempita con una sorta di tappo che immagino sia una palla appositamente gonfiata dentro il palato. I genitali, sempre legati, sono schiacciati sul letto dal mio stesso peso, e il pene è rivolto verso l’alto, con un anello in lattice stretto all’altezza del glande. Stavolta non ho gli occhi bendati, e non so se sia un bene o meno. La porta si apre e il tizio che entra deve chiaramente essere il mio seviziatore, perché si avvicina toccandosi il pacco ed è da solo. Indossa una sorta di maschera che gli copre il viso: chiude a chiave la porta e viene verso il letto… Mi scopre le natiche, a controllare che la corda vi passi attraverso, ben tirata. Poi mi infila le dita dentro, a cercare il buco, che penetra a fondo, sempre continuando a toccarsi tra le gambe. Riesco a vedere solo con la coda dell’occhio, perché è dietro di me, ma sento bene il dito che mi infila dentro. Mi lecca i piedi legati e accenna a sfilarmi le scarpe, ma senza toglierle: la lingua penetra ovunque, fin sotto le piante. Mi morde i talloni e poi riprende a leccarmi risalendo alle caviglie e proseguendo sulle gambe e poi sulle cosce. Scende dal letto e si mette davanti a me, al mio viso almeno, e si abbassa prima i pantaloni e poi i boxer, tirando fuori il pene che poco tempo prima mi aveva solo strofinato sul bavaglio: è lungo e largo e capisco perché mi ha fatto imbavagliare con l’anello. Sfila il “tappo” e mi prende la testa con le mani portando la bocca, tenuta forzatamente spalancata, davanti al suo cazzo… lo infila dentro l’anello e spinge a fondo fino a toccarmi la gola. Il pene mi riempie il palato e a malapena riesco a prendere fiato di tanto in tanto, sbavando copiosamente: mi scopa per lunghissimi minuti, interminabili, durante i quali mi provoca anche diversi conati dovuti al continuo contatto con la gola. “Succhialo… usa la lingua. Tra poco ti riempirò la gola di sborra e voglio sentirti ingoiare tutto, da brava schiava!” Continua a scoparmi in bocca finché, evidentemente al culmine dell’infoiamento, prende la corda penzoloni che mi avvolge il collo e la tira all’indietro per passarla tra le caviglie: tira a fondo e mi obbliga a reclinare il collo per non strangolarmi. Serra strettamente, con il suo pene che mi sventola duro davanti al viso mentre mi incapretta ancora più duramente: quando è soddisfatto del mio inarcamento sulla schiena, mi ficca nuovamente il cazzo in bocca e riprende a scoparmi con più foga! Pochi istanti e capisco che sta per venire, perché rallenta il ritmo e si inarca anch’egli sulla schiena, tirando un profondo respiro che termina con un fiotto lunghissimo di liquido caldo e salato che mi scende nella gola, seguito da altri schizzi e spinte… ingoio quello che posso, ma lo sperma è talmente tanto da uscirmi dalla bocca attraverso il bavaglio. Sfila finalmente il pene dalla bocca e me la chiude nuovamente spingendo dentro il tappo che aveva tolto per scoparmi. Passa dietro di me, dopo avermi tolte entrambe le scarpe, mi bacchetta i piedi con forza, tanto da farmi mugolare pesantemente. Continua a frustarmeli con quella che immagino sia una verga, che poi batte anche sulle natiche e sulle cosce, facendomi sussultare provocando il serraggio del cappio attorno al collo. Lo sento prendermi i piedi in bocca, leccando e succhiando le dita per poi morderle mentre mi bacchetta le piante… Non pago, mi volta su un fianco e, scoperti i genitali legati, me lo prende in bocca! Mi spompina a lungo, portandomi quasi all’orgasmo per almeno un paio di volte, ma senza concedermelo. La situazione e il modo in cui sono legata mi porta sulla soglia dello strangolamento, così allenta la corda che mi incapretta al collo, ma poi sfila nuovamente il tappo e mi rificca il cazzo in bocca, di nuovo durissimo, avendo però anche cura di sollecitarmi il glande con un vibratore. Mi viene ancora in bocca senza neanche sfilarlo di un millimetro, fiottandomi in gola altro sperma… Mi tappa nuovamente, poi riprende a masturbarmi con il vibratore: lo vedo armeggiare prendendo un bicchiere dal tavolo vicino al letto, che mi avvicina sotto al pene. Mi porta all’orgasmo senza fermarsi e mi fa venire copiosamente, ma molto lentamente a causa della legatura di pene e testicoli. Raccoglie tutto il mio liquido, poi torna alla mia bocca, sfila il tappo e, tenendomi ferma con una mano, vi cola dentro il mio sperma esclamando: “Ingoia anche la tua sborra… manda giù, dai!” Sono costretta a farlo. Una volta pago della fantasia perversa appena realizzata, prende il rotolo di nastro adesivo e, dopo avermi tappato nuovamente la bocca, me la fascia sopra il ring, molto stretta. “Facciamo una pausa, schiava… I miei ragazzi ti legheranno in un’altra posizione, io vado a fare una doccia, ma mi sto divertendo molto con te. Giocheremo ancora un po’, prima di lasciarti libera, ma sarai ben ricompensata”. Resto incaprettata sul letto mentre lui, chiamati gli scagnozzi, ordine loro: “Narcotizzatela. Poi spogliatela nuda e appendetela per i polsi alla trave del soffitto. Non deve toccare il pavimento con i piedi e dovete legarle le caviglie in modo che le gambe siano tirate all’indietro ben allargate e le piante dei piedi a vista: avvitate i ganci al pavimento, ci sono i fori che ho fatto predisporre. Imbavagliatela bene, e per bene intendo che non deve emettere suoni, perché voglio frustarla. Tappatele il culo con il dildo a uncino e collegatelo al collo, ben stretto. Poi legate stretti cazzo e palle e pinzate i capezzoli. Io vado a fare una doccia, tornerò tra una mezz’ora”.
Il “programma” che mi aspetta è molto chiaro… I due scagnozzi prendono la boccetta del cloroformio e, dopo aver imbevuto il solito panno, me lo premono sul bavaglio e sul naso, obbligandomi a respirare il narcotico: qualche minuto e tutto diventa buio.