Domenica mattina: mentre sono al computer ad aggiornare il mio sito, ricevo questa mail…

“Buongiorno. Sono un uomo di 62 anni, molto giovanile e amante da sempre della costrizione da infliggere a maschi sottomessi e ubbidienti. Sono registrato sul tuo sito con lo pseudonimo di “collarchain” e ti seguo da diverso tempo. Adoro guardarti legato, soprattutto in tacchi alti e nudo, anche se non ci sono molti video sul genere. Mi hai attivato all’area riservata qualche tempo fa, dopo mia richiesta via mail. Ho finalmente deciso di fare un ulteriore passo e proporti di avere un incontro. Ti dico a cosa sarei interessato, tanto so che me lo chiederai: amo usare manette e cavigliere, collare, catene e alcuni costrittori particolari, sempre in metallo, che ho acquistato via internet dagli USA, attraverso un artigiano che li fabbrica su richiesta, ma non ho mai avuto modo di sperimentarli, più che altro per diffidenza verso i vari slaves che mi si propongono periodicamente. La maggior parte mercenari. Ma non voglio avere a che fare con questo tipo di persone, non mi fido affatto. Credo tu sia una persona seria e seriamente attratta dalla sottomissione, così mi sono finalmente deciso. Cosa vorrei fare? Te lo descrivo: incontrarci nella mia masseria vicino Latina e tenerti incatenato mani e piedi, imbavagliato e a mia disposizione per alcune pratiche particolari, per almeno un paio di giorni, o magari per un weekend. Ti anticipo che i manufatti che mi sono fatto costruire sono molto costrittivi e immaginati per seviziare anche quando non sono presente. Mi spiego: immagina una barra di metallo che tiene immobilizzati polsi, gomiti, ginocchia e caviglie, con un supporto per infilare nel culo un dildo e un sistema di anelli che avvolgono testicoli, pene e strozzano il glande, ponendo sopra la punta una pallina, a mo’ di tappo. Il tutto integrato di un collare e di un bavaglio che può, alternativamente, tapparti completamente la bocca oppure tenertela completamente spalancata e penetrabile. Ovviamente il costrittore è dotato di snodi bloccabili che consentono anche l’incaprettamento. La mia fantasia è di immobilizzarti dentro quella che originariamente era la stalla della masseria, opportunamente adattata alle “esigenze” del caso e molto scenografica, sapendo che ti piace realizzare video a tema. Tenerti mio prigioniero e usarti sessualmente: bocca, culo, piedi, frusta, capezzoli, cera calda e diverse altre cose. Vivo da solo e la masseria è abbastanza isolata, te lo anticipo per correttezza. Potremmo ovviamente conoscerci prima, per poi decidere se e quando andare avanti. Mi auguro tu recepisca le mie intenzioni come complicità in un gioco particolare e fatto da persone serie, senza nessun fine recondito. Avrò piacere di leggere una tua risposta”.

Dopo aver letto attentamente la mail, resto per qualche minuto a riflettere… Ormai non mi stupisco più di nulla, ma è sempre interessante constatare quante e quanto diverse possano essere le fantasie perverse che si sviluppano nell’essere umano, dovute a chissà quale elemento scatenante collegato sicuramente all’infanzia. Non rispondo subito, mi prendo del tempo, ma la cosa non mi lascia indifferente, anche se deve essere valutata attentamente, soprattutto per il fatto di fare questo eventualmente questo “gioco” in un luogo isolato e terreno sicuramente non neutro o a me certo e sicuro.

Al rientro a casa, dopo cena, mi metto al computer con l’intenzione di rispondere alla mail, quantomeno per pure cortesia… ma infine decido di non farlo. Vado a dormire e, dopo aver fatto sogni strani, inerenti proprio alla situazione prospettata, mi sveglio di soprassalto con una erezione inaspettata. Sdraiato nel letto rifletto sulla cosa, sulle implicazioni, sulla fiducia necessaria, sulle garanzie, sul posto: insomma un po’ su tutto. Mi alzo e vado alla scrivania, accendo il computer e inizio a scrivere la risposta, come ipnotizzato dall’eccitazione che è ancora presente. Non scrivo molto, è chiaro che serve un incontro conoscitivo e ben approfondito, quindi mi limito a un semplice:

“Parliamone, la cosa potrebbe essere stuzzicante, ma con le dovute garanzie e un conseguente rapporto di fiducia. Dammi le tue disponibilità ad un incontro conoscitivo e potremo valutare la cosa con calma”.

Invio la mail e me ne torno a letto.

Al mattino, mentre sto facendo colazione prima di uscire, arriva inconfondibile sul mio smartphone la notifica di mail ricevuta, quindi con molta curiosità la apro:

“Buongiorno Fox, e grazie di avermi risposto così velocemente. Concordo con te sulla necessità di incontrarci e conoscerci al fine di valutare la fattibilità del gioco che ti propongo. Sono sempre libero la mattina, quindi se mi dici dove e quando, sono ben disponibile a vederci e fare due chiacchiere. Posso proporre, se per te andasse bene, l’Outlet di Castel Romano, diciamo a metà strada tra Roma e Latina. Attendo tue, buona giornata”.

Vediamo che succede!

Segue un breve scambio di messaggi per concordare il giorno, che stabiliamo nel venerdì successivo in tarda mattinata. Al venerdì, arrivo presso l’Outlet intorno alle 11:30, parcheggio e mi avvio verso l’ingresso principale. Io non conosco la sua fisionomia, ma lui conosce la mia, avendo guardato i video riservati agli utenti abilitati: una volta dentro, lo aspetto come concordato davanti al fast food “Spizzico”. Arriva poco dopo di me, mi fa cenno con la mano mentre mi sta inviando una mail sullo smartphone a conferma di essere lui. Dopo i convenevoli di rito, decidiamo di sederci e ordinare un aperitivo mentre facciamo due chiacchiere.

“Sembri più in carne nei video…” – “Si? Beh, meglio così se dal vivo sono più magro” – “Non è importante il fisico, ma la mente: sottomettersi a qualcuno non è una cosa da tutti, a meno che non sia forzatamente violenta” – “Diciamo che i miei cosiddetti rapitori, si sono sempre trovati bene, anche con qualche chilo di troppo”. La conversazione, iniziata con argomenti di secondaria importanza, usati chiaramente per rompere il ghiaccio, prosegue poi con tratti specifici: “Allora Fox… ti andrebbe di restare incatenato e imbavagliato per un paio di giorni?” – “Da quello che mi hai scritto non si tratta di essere semplicemente incatenato…” – “No, infatti… i miei giocattoli sono molto costrittivi e in pratica ti seviziano anche senza che io ti tocchi…” – “Ammesso che io accetti, dovremmo necessariamente stabilire delle regole… nonché dovresti darmi delle garanzie che il tutto resti un gioco, senza che tu ti faccia infoiare e trasportare troppo dalla situazione” – “Mi sembra corretto. Tu hai qualche idea in merito? Io oltre a volare con la fantasia non ho avuto esperienze dirette in merito, non saprei da dove cominciare” – “Ad esempio incontrarci a casa tua non è una prassi che normalmente seguo, per ovvi motivi. Inoltre mi dici di vivere in una fattoria isolata nell’agro pontino” – “In effetti sono a dieci minuti da Latina, però la masseria è sì isolata. Pensavo a casa mia perché i giocattoli non sono di facile trasporto, dovrei smontare tutto e poi rimontare, non è proprio comodo. Inoltre nella masseria ho uno spazio che si presta molto bene a questo tipo di giochi… Ne verrebbe fuori un bel video per il tuo sito” – “Il video è un particolare secondario, innanzitutto occorre pensare alla sicurezza, non credi?” – “Certo, per questo ti chiedo di proporre tu le condizioni…”. Mi sembra sincero nel parlare, ma proprio l’inesperienza di cui parla è la cosa che mi preoccupa: non essedo avvezzo a certe sensazioni forti, pur desiderandole fortemente, potrebbe perdere il controllo e andare oltre i limiti senza rendersene conto, e questo è da evitare assolutamente… Non mi preoccupa il marchingegno di tortura, ma l’uso irresponsabile dello stesso. Proseguo così con le domande, per sondare il terreno: “Per venirci incontro posso accettare di venire da te, a patto di conoscere le tue generalità e avere un riferimento certo. Poi potremmo usare il tuo aggeggio per gradi, facendo delle prove e valutandone l’utilizzo che se ne potrebbe fare, senza usarlo a scatola chiusa. Comprenderai che una volta immobilizzato e imbavagliato, se tu perdessi il controllo la situazione diventerebbe non proprio indicata. Sia chiaro, non voglio mettere in dubbio la tua serietà ma, essendo tu inesperto, la tua eventuale capacità di non eccedere” – “Capisco perfettamente. Potremmo fare come dici, ossia provare per gradi e poi, se ti senti sicuro, procedere all’imprigionamento, magari in un incontro successivo” – “Ecco, questa potrebbe in effetti essere una soluzione. Parlami del marchingegno, me ne sono fatta un’idea, ma descrivimelo meglio. Anzi, descrivimi cosa ti ecciterebbe fare… dall’inizio”.

Resta per un attimo in silenzio, come per organizzare al meglio quello sta per dire, poi: “Allora… innanzitutto verresti imprigionato nudo e resterai sempre nudo. Inizialmente saresti legato con manette e cavigliere, con i gomiti immobilizzati e ben imbavagliato. Questo per darmi il tempo di regolare le barre di costrizione al tuo corpo. Le barre sono regolabili e reclinabili in diverse posizioni: posso immobilizzarti sdraiato completamente, oppure incaprettarti in diversi modi. Oppure bloccarti seduto. In tutte le posizioni avresti sempre un dildo infilato nel culo, i genitali ben legati e una sorta di pallina vibrante ben pressata sulla punta del pene. Il collo sarà vincolato alla barra, come pure il bavaglio che può essere di diversa tipologia, e anche la posizione del collo può essere stabilita al variare della posizione. A tutto questo può essere integrata la pinzatura dei capezzoli, la sollecitazione dei genitali sia con vibratori che con elettrodi, stesso dicasi per il culo. Nella posizione in ginocchio oppure incaprettato, avrei piacere di scoparti la bocca e farti ingoiare. Il tutto sperimentandone tutte le posizioni per un paio di giorni”. Ascolto con attenzione e non nascondo che la descrizione mi eccita… “Hai idee specifiche. Ma intendi seviziarmi continuamente per due giorni?” – “Beh, certamente non di continuo, ma anche durante le pause vorrei tenerti immobilizzato e imbavagliato, magari in posizioni meno costrittive e senza sollecitarti sessualmente. Ma è proprio questo che mi eccita di più: vederti immobilizzato, nudo, imbavagliato e a mia disposizione”.

Rifletto in silenzio per qualche istante… “Va bene. Facciamo il primo passo provando questo aggeggio senza esagerare, poi vediamo cosa succede. Ovviamente stabiliremo un gesto chiave al quale dovrai immediatamente fermarti e liberarmi, qualora accetti di farmi immobilizzare completamente come vuoi tu. Se per te può andare bene, possiamo vederci nel weekend della prossima settimana, ma voglio avere tutti i tuoi riferimenti, o non se ne fa nulla. So io poi come garantirmi, se mai ce ne sarà bisogno, ok?” – “Va benissimo. Ti mando tutto per mail, incluso indirizzo”.

Conclusa la “trattativa”, accettata devo dire di buon grado e senza impedimenti, ci salutiamo in attesa del fine settimana a venire. Ricevo la sera stessa tutte le informazioni richieste, inclusa una copia del suo documento e perfino del codice fiscale! Ci tiene veramente a questo incontro.

La settimana passa veloce e, dopo esserci confermati l’appuntamento, il sabato mattina mi metto in macchina alla volta della masseria appena fuori Latina. Uscito dalla statale verso le 9:30, percorro le indicazioni del navigatore e dopo pochi minuti svolto su una strada sterrata che si inoltra nella campagna per un paio di chilometri, fino ad arrivare al cancello che si apre su un muretto di cinta non troppo alto da cui si ergono delle siepi molto curate.

L’avventura inizia…


 

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