C’è un videocitofono sul muretto, scendo quindi dalla macchina e suono… Di lì a poco il cancello si apre, così risalgo in macchina e mi avvio all’interno. Percorro la strada sterrata costeggiata da alberi e, dopo circa duecento metri arrivo in un grande piazzale tipico delle fattorie, con tanto di abbeveratoio per gli animali, sicuramente non utilizzato ma molto di effetto. Parcheggio davanti ad un casale in pietra, molto bello, vicino ad un’altra macchina: scendo e mi avvio verso quello che sembra essere l’ingresso principale…
Il tipo esce dal portoncino in legno e mi aspetta sulle scalette: molto giovanile per avere 62 anni, un po’ di pancetta, come me del resto, vestito molto sportivo e quasi intonato alla tuta che indosso io per comodità, visto che so già mi legherà nudo con solo i tacchi ai piedi. Nello zaino che ho in spalla ho infatti riposto tre paia di scarpe, tra cui scegliere cosa mettere. Ci salutiamo e la stretta di mano conseguente è molto forte, a testimoniare sicurezza e padronanza di sé stesso; ovviati i convenevoli del caso, mi invita ad entrare…
Un ampio salone rustico, molto accogliente, è la prima cosa che si apre alla mia vista: un grande camino, un tavolo in legno massiccio con sedie tutto intorno e una serie di librerie sullo stesso stile del tavolo. Due divani in pelle disposti ad “L” con un tavolino basso e una grande TV appesa alla parete. Mi invita a sedere per fare due chiacchiere e mi offre un aperitivo: “Allora Fox… è un piacere averti qui” – “Hai una bella casa, complimenti. Ti piace vivere isolato vedo…” – “Insomma, sono solo 10 minuti da Latina in fondo… Però in effetti amo la tranquillità…”. Sorseggio il mio aperitivo, che sottolineo analcolico, e mi guardo intorno a cercare tracce rapportabili alle sue fantasie: “Allora, dove vorresti praticare questo gioco? Qui?”, gli chiedo con curiosità… “No, dietro la casa c’è una sorta di dependance che ho adibito a sala hobby… La struttura interna è rivestita in simil-pietra, per dare un tocco di antico anche a quella, seppur costruita da non più di cinque anni…” – “Quindi è lì che intendi torturarmi?” – “È lì che intendo giocare. Non la definirei tortura, dai…” – “Beh, insomma… da quello che hai prospettato dovrebbe essere abbastanza costrittivo il gioco” – “Si, ma basta avere la testa sulle spalle e fare le cose con criterio” – “Bene. Concordo e devo dire che ci vuole una grande dose di fiducia per essere qui. Ho apprezzato l’aver ricevuto addirittura il codice fiscale!” – “Per dare prova che la fiducia è reciproca, anche se in effetti ci siamo appena conosciuti…” – “Certo…”.
Finisco l’aperitivo mentre prendo lo zaino che ho poggiato sul divano: “Allora, ho portato tre paia di scarpe, così puoi scegliere quelle che preferisci”, gli dico mentre le tiro fuori nelle loro sacche da viaggio. Si incuriosisce e allunga lo sguardo verso le tre sacche che metto sul tavolino: le tiro fuori un paio alla volta… un decolleté nero tacco 12, un altro rosso con fibbie alle caviglie, tacco 15 e infine un decolleté blu in raso, molto elegante, tacco 12. Si ferma ad osservare interessato… “Direi quelle nere… risalteranno molto nel video, ma potremmo sempre cambiarle durante il gioco” – “Certo, perché no?”.
Terminati i convenevoli e finiti gli aperitivi, è ormai ora di iniziare questo nuovo gioco: “Vogliamo andare nella dependance?” – “Beh, sì. Siamo qui per questo, no?” – “Ti dispiace se ti lego le mani dietro la schiena prima di andare?” – “Vuoi legarmi ora? Perché?” – “Perché vorrei iniziare le riprese video in modo realistico, ti va?” – “Vuoi riprendere mentre mi porti legato nella dependance?” – “Esatto… Vorrei indossare questa cam e riprendere sia mentre ti lego che mentre ti porto di là” – “Va bene, dai… Immagino che nella dependance tu abbia già preparato tutto” – “Infatti… Ci sono quattro videocamere già posizionate per avere diverse angolazioni, più questa che farebbe da “punto di vista”, cosa che mi piace molto. La soggettiva del rapitore…” – “Sarà interessante rivedere i video… va bene dai, legami pure…” – “Da questo momento non fare caso a cosa dico, userò un modo di parlare specifico, ma sappi che è solo finzione scenica, per dare un effetto più incisivo. Puoi sempre interrompere, come abbiamo concordato” – “Ok. Iniziamo pure…” – “Quando saremo di là ti legherò su un letto senza spogliarti nudo, per avere il tempo di far vedere i preparativi, ok?” – “Bene”.
Senza aggiungere altro, va verso la libreria e, aperto un cassetto, ne estrae dei pezzi di corda di iuta e una busta di plastica, riponendo tutto sul tavolo vicino: indossa la cam con una fascia elastica che posiziona all’altezza del petto e poi viene verso di me… Mi fa voltare e poi con la corda mi avvolge le braccia sopra i gomiti, stringendomeli quanto possibile fino quasi ad unirli; passa a legarmi i polsi, che incrocia abbastanza stretti, per poi passarmi la corda tra le gambe e avvolgermi la vita bloccandomeli al corpo.
“Apri la bocca…” mi dice da dietro le mie spalle… Obbedisco e subito mi infila una palla di gomma dentro, per poi fasciarmi di nastro adesivo con diversi giri che mi tappano completamente. A questo punto mi tocca tra le gambe, per verificare se io mi stia eccitando, ed in effetti trova il mio pene quasi in erezione… Mi lega le gambe sopra le ginocchia, per consentirmi di camminare ma senza poter fare passi troppo lunghi, poi mi mette un collare di cuoio al quale aggancia una sorta di guinzaglio: “Ora cammina schiavo. Ti aspetta una lunga giornata”. Prese le scarpe riposte nello zaino, tira il guinzaglio e mi obbliga a camminare verso la porta di ingresso: usciamo sul patio e, sempre tirandomi per il guinzaglio, mi fa scendere i gradini per poi incamminarci verso la dependance dietro la casa. Il percorso, fatto con le ginocchia legate, risulta abbastanza lungo e complicato ma alla fine arriviamo davanti la porta di ingresso dove mi fa fermare per riprendere tutto girandomi attorno con la cam posizionata sul petto. Apre la porta e mi tira verso l’interno… proprio in questo passaggio non posso fare a meno di notare il rigonfiamento della sua patta, segno che si sta eccitando parecchio e ancora non abbiamo fatto nulla.
Una volta dentro mi guardo attorno: un unico grande open-space, con le pareti interamente rivestite di simil-pietra, come mi aveva anticipato; spicca un letto molto grande quasi nel centro del locale, dotato di corde ai quattro angoli e di altre sui lati; una sedia in legno, un tavolo sul quale ci sono delle barre di metallo e altri aggeggi; sulle pareti, in diversi punti, sono fissati degli anelli in ferro battuto, stesso dicasi sulle travi che attraversano il soffitto, da una delle quali pende una catena. Ci sono poi altre catene riposte su scaffali, polsiere, cavigliere e tanta altra “roba” consona alla situazione. Non manca una vera e propria collezione di dildi e plug anali, in bella mostra su un lato degli scaffali.
“Cammina schiavo, verso il letto…”, mi dice tirando il guinzaglio: “Ora sdraiati”. Obbedisco e mi sdraio sul letto… Mi toglie le Hogan che indosso ai piedi e, dopo avermi tolto anche i calzini, mi lega le caviglie incrociate che poi tira verso i polsi, accennando un incaprettamento non troppo spinto. “Ora stai buono lì, mentre preparo i giocattoli. Non muoverti o ti lego più stretto…”. Sto al gioco e resto immobile sul letto: lo guardo mentre va al tavolo e inizia ad armeggiare con le barre metalliche che mi aveva descritto via mail… le assembla insieme, poi prende uno dei dildi dallo scaffale e lo avvita su un supporto dedicato. Ci perde qualche minuto, durante i quali la patta dei suoi pantaloni diventa sempre più gonfia, tanto da lasciar vedere il pene spingere sul tessuto e per avere 62 anni sembra un bell’arnese, non c’è che dire!
Finito l’assemblaggio, prende il tutto e viene verso il letto: vi posa sopra l’aggeggio con uno sguardo soddisfatto, come quello di un bambino che sta per giocare con il suo giocattolo preferito… Mi slega i piedi dall’incaprettamento, poi mi libera le caviglie e le ginocchia. Mi fa voltare su un fianco e inizia a slegarmi anche i polsi e i gomiti, ma senza togliermi il bavaglio. Una volta libero nei movimenti mi fa sedere sul letto: “Spogliati nudo, togli tutto e sdraiati sulla pancia”… Lo assecondo e mi spoglio togliendo prima la felpa della tuta, poi la maglietta e infine i pantaloni, restando solo con indosso i boxer, ma subito mi riprende: “Ho detto nudo, schiavo. Togli le mutande e voltati sulla pancia!”. A questo punto tolgo anche i boxer e metto a nudo il mio membro già abbastanza reattivo alla situazione, poi mi sdraio sulla pancia come richiesto.
“Metti le braccia dietro la schiena e allarga le gambe, che ora ti sistemo per bene…”. Faccio come dice e, dopo aver allargate le gambe sul letto, porto le braccia dietro la schiena. Lo sento salire sul letto: ci siamo, sto per sperimentare questo giocattolo infernale…