Entriamo nella camera da letto e lei mi ribadisce di spogliarmi nudo, togliendo tutto, anche le scarpe… Mentre io inizio a spogliarmi, Mario fissa le corde ai quattro angoli del letto e lungo i lati, per poi preparare i morsetti, la corda fina e il bavaglio, lasciandoli su uno dei cuscini. Ho indosso solo gli slip e le scarpe quando mi siedo sul letto per toglierle, ma è lui ad apprestarsi nel farlo: me le toglie con lentezza, accarezzandomi i piedi e baciandoli sulle dita. Tolte le scarpe mi alzo e, con i piedi nudi sul parquet, sfilo gli slip di pizzo facendoli scivolare dalle gambe… ho il pene già abbastanza allegro, se così si può dire, perché trovo questa situazione molto eccitante. “Sdraiati e allarga bene gambe e braccia”, esordisce lei seduta su una poltrona mentre si tocca tra le gambe e, una volta che io ho preso la posizione richiesta, si rivolge al marito: “Legala… ben stretta. Mani, piedi e gambe. Poi a palle e cazzo ci penso io…” – “Il petto glielo lego?”, chiede lui… “Certo, i capezzoli devono venire fuori per bene per essere pinzati” – “La imbavaglio?” – “Per ora si… mettile l’anello che si tappa con il dildo in lattice, così dopo lo sfilo e me la può leccare”. Non passa molto prima che sia immobilizzato al letto, completamente nudo… Mario mi tira molto gambe e braccia verso gli angoli, per immobilizzarmi strettamente, poi mi infila in bocca il ring e lo serra: il dildo in lattice che mi ficca dentro l’anello e abbastanza lungo, ma soprattutto largo, tanto da riempirmi il palato con la bocca tenuta ben aperta dall’anello. Lei sale sul letto e, una volta tra le mie gambe, mi sollecita il pene e i testicoli per raggiungere l’adeguata turgidità prima di legarmeli con la cordicella apposita: mi avvolge i testicoli con un cappio e a seguire, sapientemente mi strizza il pene alla base, per poi chiudere un anello attorno alla cappella… il mio cazzo diventa durissimo e la costrizione della corda ne amplifica la sensazione di piacere. Mi lecca sulla punta, colando la sua saliva sul glande per poi prendermelo completamente in bocca! Mario mi applica i morsetti ai capezzoli, avendo cura di fissarli in modo che non possano staccarsi e la lieve sensazione di dolore si va a sommare al succhiarmelo di lei, sempre più infoiata, tanto da infilarmi un dito nel culo mentre mi spompina.
Lui resta in piedi a guardare, masturbandosi… per diversi minuti si va avanti in questo modo, finché lei si mette a cavalcioni sopra di me e, sfilato il dildo in lattice dall’anello, mi obbliga a leccarle la figa spingendo l’inguine sul mio viso. Gliela lecco per quanto mi è possibile con il bavaglio alla bocca, ma lei sembra gradire parecchio, tanto da iniziare a mugolare di piacere: lui invece prende a masturbarmi il pene strizzato dalla cordicella, leccandolo sulla punta di tanto in tanto. Mi stanno lavorando per bene! I morsetti ai capezzoli fanno egregiamente il loro lavoro e, essendo ben fissati, non risentono dei movimenti di lei a cavallo su di me. Mario mi porta quasi all’orgasmo, ma me lo nega per mantenermi eccitato mentre lecco la figa della moglie, sempre più arcuata sulla schiena nello spingermi le labbra sulla bocca… finché sento chiaramente il suo orgasmo, tanto pensavo che mi avrebbe squirtato in viso. Appagata, prima di togliersi da sopra di me, mi ficca nuovamente in bocca il dildo il lattice attraverso l’anello che me la tiene aperta, per poi rivolgersi al marito: “Non ho mai goduto così intensamente… Ficcale il vibratore nel culo, poi falla venire”. Lui esegue e, preso il vibratore sul lato del letto, me lo infila nel culo e poi lo accende: dei brividi intensi mi attraversano tutto il corpo immobilizzato al letto. Mario riprende a masturbarmi, ma stavolta non penso abbia intenzioni di fermarsi e infatti in pochi minuti lo sperma cola dal mio pene, in modo molto lento ma incredibilmente piacevole a causa della costrizione della corda che lo avvolge: ma ne esce una quantità che non pensavo fosse possibile dopo così poco tempo, perché in pratica una chiazza prende forma sulle lenzuola mentre il pene si rilassa e fa allentare la legatura. Ma non finisce lì: Mario sale sul letto e, dopo avermi sfilato il dildo in lattice, mi ficca tutto il cazzo in bocca e inizia a scoparmi. Lei si gode la scena, mentre il marito ha il pene sempre più grosso, quasi da non passare attraverso l’anello del bavaglio: faccio fatica a prendere fiato tra una spinta e l’altra, ma lui non si ferma e spinge quasi fino alla gola, infoiato come un maiale. Mentre lei prende a leccarmi alternatamente i piedi legati, lui arriva all’orgasmo: si inarca sulla schiena e spinge a fondo dentro il bavaglio, fino ai testicoli per poi schizzare liquido caldo direttamente nella mia gola… tre, quattro, cinque fiottate molto copiose che mi colano nell’esofago e quasi mi tolgono il respiro. Poi, finalmente appagato e svuotato completamente, me lo toglie di bocca per slacciare il bavaglio. Riprendo fiato, con la gola e il palato intrisi del suo sperma, e lui sopra di me che esclama: “Cazzo che sborrata, Nicole!... Ora ti slego, ok?” Lei continua a leccarmi i piedi, ma mi slega le caviglie mentre lui mi libera prima le gambe, poi i genitali e infine i polsi. La pelle è molto segnata dalle corde, così mi massaggio polsi e caviglie per qualche istante, con loro che si ricompongono un minimo mentre si guardano compiaciuti. Sono ormai le 20… e devo dire che mi è venuta fame! Lei esordisce proprio mentre guarda l’ora: “Ordiniamo pizza, ok? Rivestiti e rimetti anche le scarpe. Se prima vuoi fare una doccia là in fondo c’è il bagno…” – “Si, grazie. Ho bisogno di rinfrescarmi un po'” – “Bene, anche noi. Intanto ordino tre pizze, tanto ci metteranno una mezz’ora per consegnarle. A dopo, vieni nel salone quando sei pronta…”. Escono entrambi dalla camera da letto e li sento parlottare nel corridoio: “La leghiamo anche per mangiare, ovviamente…”, esordisce lei, e lui replica dubbioso: “Vuoi farla mangiare legata? E come?” – “I polsi davanti, non troppo stretti, e i piedi legati alle gambe della sedia. Sarà eccitante, vedrai…” – “L’eccitazione che hai avuto finora non è stata abbastanza?!” – “Certo che sì, ma pensavo di legarla e aspettare il fattorino. Sarebbe eccitante il rischio che la veda legata alla sedia, imbavagliata e bendata prima di mangiare” – “Ma dai… e se veramente dovesse vederla? Metti che chiama la Polizia… e poi che potrebbe pensare. Oltretutto potrebbe raccontarlo in giro… Sei troppo infoiata, rilassati con una bella doccia, dai…” – “Non ami l’eccitazione del rischio…” – “No, non amo le possibili conseguenze, del rischio…”.
Incuriosito da come andrà a finire la disputa, entro nel bagno e mi rilasso con una lunga doccia calda. Mi rivesto con gonna e camicia e rimetto le scarpe tacco 12 per uscire dal bagno e avviarmi verso la sala… Lui è già lì, indossa una tuta e sta preparando il tavolo per la cena, mentre lei è ancora in bagno ma esce proprio in quel momento, in accappatoio. “Tra quanto arrivano le pizze?”, chiede al marito: “Tra venti minuti… hai fame?” – “Si, ma voglio fare quella cosa che ti ho detto…” – “Non sono d’accordo Franca, è troppo rischioso” – “Lasciami fare… Sposta il tavolo, mettilo fuori dalla visuale della porta…” Assisto curioso alla diatriba tra i due, abbastanza divertito sapendo di cosa parlano, ma lui insiste: “Nicole, vorrebbe legarti alla sedia per la cena, il fatto è che vorrebbe farlo prima che il fattorino arrivi, con il rischio che possa vederti…”. Gli rispondo diplomaticamente: “Io non ho problemi, ma potreste averne voi se per qualche motivo il fattorino dovesse vedermi…” – “E’ quello che le sto dicendo da mezz’ora!”, ma lei è inamovibile: “MI eccita rischiare, ok? Poi non c’è motivo che entri, lo paghi sulla porta e prendi le pizze, no?” – “Ma lo sai che spesso hanno quel contenitore per tenerle in caldo e si appoggiano all’interno per tirarle fuori. Se prova a farlo che gli dico? Che non può entrare?” – “Certo… che problema c’è?” – “E dagli… ma non è meglio legarla dopo?” – “No, voglio legarla prima…”. Il tempo passa mentre continuano a discutere, poi lei prende l’iniziativa: “Siediti Nicole, ti lego io…”, mi dice andando a prendere le corde in camera da letto. Mario mi guarda con aria rassegnata mentre finisce di apparecchiare.
Lei torna con la corda, un rotolo di nastro adesivo e un assorbente, ovviamente nuovo, che immagino voglia usare per riempirmi la bocca… mi invita a sedermi al tavolo, nel punto più lontano, dopo averlo spostato fuori dalla visuale della porta, come aveva chiesto poco prima a Mario: mi lega i polsi davanti, lasciando dello spazio per consentirmi successivamente di mangiare, ma mi blocca le braccia passando una corda sopra i gomiti dietro la schiena. Mi lega le caviglie incrociate e poi le gambe, sopra e sotto le ginocchia, per poi collegare i piedi alla parte posteriore della spalliera. Non paga, mi avvolge il collo con un cappio lasciando abbastanza lunghezza per consentirmi di muovere il busto, sempre per poter poi mangiare. “Apri la bocca…”, esordisce e, quando io obbedisco, mi ficca l’assorbente ben arrotolato dentro il palato, sistemandolo accuratamente. Poi mi fascia strettamente con il nastro adesivo e mi tappa la bocca. Vedo Mario in ansia, anche perché il fattorino delle pizze starà ormai per arrivare: “Almeno mettiti davanti quando vado ad aprirgli…”, la apostrofa. Lei non fa una piega e mi benda gli occhi con un foulard nero, per poi toccarmi tra le gambe e chinarsi davanti alla sedia. Mario capisce al volo e sempre più agitato quasi le urla: “Ma cosa vuoi fare ora?!” – “La spompino… voglio succhiarglielo mentre tu paghi le pizze”, e detto ciò mi scosta lo slip e mi prende il pene in bocca!
Suona il citofono: le pizze sono arrivate…