Dopo aver riflettuto parecchio sull’ultima mail, decido di rispondere ancora e sondare il terreno su possibili date per l’eventuale incontro: la cosa mi stuzzica parecchio, ma le perplessità sulle modalità ci sono. Tuttavia chiedo in merito alla disponibilità, faccio presente la necessità di stabilire il necessario stop al tutto se richiesto in maniera specifica, e alcune limitazioni soprattutto riguardo l’uso di attrezzi e giocattoli pericolosi o che lascino segni più o meno permanenti, tipo la frusta o cose simili. Ribadisco la condizione di serietà e soprattutto la richiesta di comprovabile sanità della coppia di carcerieri, il tutto senza però dare alcuna conferma di disponibilità. Invio la mail e aspetto… La risposta arriva dopo un paio d’ore:

“Ciao! Allora, io e mia moglie siamo sanissimi: ti allego alla mail una scansione dell’ultimo test eseguito pochi giorni orsono. Ovviamente i nomi sono coperti, ma puoi vedere che i risultati sono negativi. Avrai immaginato che facciamo incontri, anche se non tantissimi. In merito alla safeword è ovvio che deve esserci o almeno, se non una parola chiave visto che sarai imbavagliato, un gesto o un cenno specifico che interromperà il gioco; in merito a cose pericolose o che lascino segni, è chiaro che non è nostra intenzione: la frusta sarebbe usata in maniera più scenografica che altro, stesso discorso per diversi giocattoli come dildi, vibratori, morsetti, masturbatori eccetera eccetera. Gli unici segni saranno quelli delle corde. Per una eventuale data, trattandosi del weekend a partire dal venerdì sera, lasciamo a te la scelta, per noi non ci sono problemi particolari. Attendiamo trepidanti tue notizie. Grazie e a presto!

D. e E.K.”

Letta la risposta, apro i file delle scansioni e, seppur con i nomi coperti, ci sono diversi riferimenti che potrebbero far risalire alla veridicità di quanto inviato, quindi li prendo per buoni. Le rassicurazioni ci sono, se le si vuole accettare, e l’eccitazione della proposta mi sta pian piano spingendo ad accettare questa avventura, anche se decido di non farlo immediatamente e di far passare un paio di giorni prima di rispondere affermativamente. E infatti, due giorni dopo, di primo mattino, rispondo confermando la mia disponibilità all’incontro proponendo il weekend di lì a una settimana e chiedendo se hanno richieste particolari oltre che i riferimenti per raggiungere la zona di cui mi hanno parlato: invio la mail e attendo.

La risposta arriva nel pomeriggio:

“Veramente contenti e molto eccitati dal fatto che tu abbia accettato! In merito alla data va benissimo, diciamo che potresti venire nel posto di cui ti allego mappa Google e indicazioni, il venerdì verso le 21:30: troverai il cancello accostato, una volta aperto entra con la macchina e segui il percorso segnato in rosso fino al punto dove potrai parcheggiare e scendere. Da quel momento dovrai attendere di essere rapito, nel momento che riterremo più opportuno. Sarai narcotizzato, legato e imbavagliato e poi trasportato alla nostra villa. Tutto sarà debitamente filmato. L’abbigliamento sarà quello di cui ti abbiamo già parlato, fondamentali tacchi e pelle nuda, niente calze e ti preferiremmo completamente depilato. Ci aggiorniamo al giovedì antecedente unicamente per conferma definitiva, ok? Sarà eccitante, vedrai. A venerdì della prossima settimana.

D. e E.K.”

Il dado è tratto! Sarà la prima volta in cui mi depilerò integralmente, ma forse ne varrà la pena. Almeno lo spero, non nascondo che un minimo di tensione c’è, per la situazione in generale: intrigante sicuramente, ma senza alcuna sicurezza reale.

I giorni successivi trascorrono veloci e, dopo aver scambiato mail di conferma dell’incontro il giovedì come concordato, al venerdì mi dedico alla depilazione integrale: la cosa mi fa sorridere, ma del resto il crossdressing è anche questo. Verso le 19:30 inizio a vestirmi: perizoma di pizzo blu, leggings neri, camicia di seta blu con giacca in tinta… poi un paio di decolleté blu tacco 15 che però indosserò prima di scendere dalla macchina, altrimenti guidare mi sarebbe impossibile. Metto quindi un paio di ballerine, sempre blu, e sono pronto… o pronta che dir si voglia.

Alle 20:15, in modo molto circospetto, scendo nel mio garage e prendo la macchina: fortunatamente nessuno nei paraggi a quell’ora. Mi avvio verso il luogo del mio “rapimento”, mi ci vorrà un’ora buona per arrivare. La mappa è dettagliata e precisa, quindi non sarà un problema trovare il posto.

Arrivo davanti al cancello molto eccitato ma anche abbastanza nervoso: scendo per aprirlo, in effetti è solo accostato, come concordato, quindi risalgo in macchina e mi dirigo verso il punto dove devo parcheggiare. Il percorso passa attraverso diverse casette prefabbricate e pian piano finisce fuori dalla visuale che si potrebbe avere dalla strada, quindi nessuno potrà vedere nulla. L’area è illuminata quanto basta per non essere al buio, ma sicuramente non garantisce di vedere tutto. Arrivo al parcheggio e spenta la macchina, i giochi stanno per avere inizio: tolgo le ballerine e calzo i tacchi, quindi apro lo sportello e scendo. Sicuramente mi staranno già guardando e filmando, in attesa del momento adatto per saltarmi addosso e narcotizzarmi. Cammino intorno alla macchina, poi mi allontano un po’ sbirciando intorno, ma non vedo nulla… Non ci sono neanche altre macchine a vista, così torno verso la mia e aspetto.

All’improvviso mi sento prendere le braccia da dietro e una mano mi spinge un panno umido sulla bocca: non ho idea da dove siano sbucati, ma mi tengono ferme le braccia dietro la schiena mentre il narcotico inizia a fare effetto… è praticamente inodore, ma sento che mi sta fiaccando le forze e intorpidendo le membra: fatico anche a tenere gli occhi aperti, finché sento i sensi abbandonarmi e si fa tutto buio.

Quello che descrivo ora è ciò che ho poi rivisto nel video, perché mi hanno narcotizzato realmente e non ricordo assolutamente nulla!

È una figura maschile, abbastanza alta e completamente vestita di nero esattamente come Diabolik, a tenermi ferme le braccia dietro la schiena, mentre una figura femminile, più bassa e abbastanza in carne mi preme il panno sulla bocca, sempre da dietro. In due o tre minuti perdo i sensi e mi accascio letteralmente tra le braccia dell’uomo in nero, che mi sostiene mentre lei si allontana per tornare poco dopo con un SUV grigio. Mi caricano di peso nel bagagliaio, molto grande, e per prima cosa mi legano i polsi dietro la schiena con delle fascette di plastica. Le riprese si fanno molto ravvicinate, segno che il “cameraman” si è avvicinato: con altre fascette mi legano le caviglie e le ginocchia, poi i gomiti molto ravvicinati dietro la schiena. A questo punto lei mi ficca a forza in bocca una palla di gomma, molto grossa, e mi fascia con nastro adesivo grigio che serra strettamente. Mi mettono un cappuccio nero che fissano intorno al collo con altro nastro adesivo. Mi stendono sul bagagliaio e, dopo avermi piegato le gambe, mi incaprettano con altre fascette che collegano i polsi alle caviglie. Chiudono il bagagliaio e salgono in macchina. Dentro c’è una videocamera che continua a riprendermi al buio per tutto il percorso di lì alla villa: anche questo evincibile dal video, visto che io sono privo di sensi.

Proprio nel video si alternano le riprese su di me legato nel bagagliaio, con loro dentro la macchina, neri e incappucciati, che guidano il SUV su una strada buia e deserta finché, evidentemente in procinto di arrivare alla villa, le immagini restano fisse su di me fino al momento in cui la macchina si arresta. Le immagini successive mostrano il SUV dentro una autorimessa nella quale non è possibile ricavare alcun particolare, se non muri bianchi e luce soffusa. Si vedono i due aprire il vano bagagli e, tagliate le fascette che mi incaprettano, tirarmi fuori e posizionarmi legato su una sedia a rotelle per trasferirmi nel luogo di prigionia.

In una grande stanza con muri a pietra, proprio come nei fumetti, si apre la porta e si vedono i due entrare spingendo la sedia a rotelle e, solo da questo momento, iniziano a sentirsi le loro voci, comunque travisate nel montaggio del video: “Leghiamolo alla sedia. Togliamo le fascette di plastica e passiamo alla corda” – “Si. Leghiamolo vestito per ora” – “Si, ma deve essere imbavagliato bene. E bendato” – “Certo Eva”. Risentire queste conversazioni fumettistiche mi fa sorridere, ma è la loro fantasia e la mettono in pratica con molta sapienza.

A questo punto posso riprendere a descrivere in prima persona, visto che di lì a poco l’effetto del narcotico si esaurirà.

Riprendo lentamente i sensi, smaltendo l’effetto del narcotico e riacquistando pian piano consapevolezza… Una volta sveglio, provando a muovermi, la situazione mi si fa subito molto chiara… Sono seduto a una sedia, completamente immobilizzato: mani dietro lo schienale, legate con i polsi incrociati e tirati verso l’alto ma al contempo collegati alle caviglie, con i piedi legati uniti e tirati appunto all’indietro verso i polsi. Gambe e ginocchia legate molto strette e fissate alla seduta della sedia; petto fasciato da corde che mi bloccano alla spalliera e collo immobilizzato. La parte più pesante riguarda il bavaglio: mi hanno infilato in bocca una sorta di dildo largo e lungo che, se mi muovo troppo, mi arriva in gola! Inoltre la fascia che mi tappa la bocca è larga e strettissima, chiusa dietro la nuca. Il tocco finale è la maschera in cuoio che mi benda gli occhi.

Non scherzavano quando, sulla mail, affermavano di saper legare bene. Sono comunque ancora completamente vestito e con indosso i tacchi alti: non sento alcun rumore intorno a me, ma percepisco la presenza del cameraman, o almeno immagino sia lui.

Cosa succederà adesso?...


 

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