Sento dei passi… sono almeno due persone e una indossa sicuramente tacchi: Diabolik ed Eva Kant stanno arrivando! La situazione è paradossale, ma sono legato in maniera impeccabile. Sento una mano accarezzarmi i piedi legati, ma non so se sia lei o lui… le dita entrano nella scarpa, sotto l’arco, e la sfilano leggermente per sentire il tallone: “Piedi morbidi… proprio come sembravano”, dice una voce maschile, quindi è Diabolik a toccarmi.
“Prepariamo i giocattoli…”, stavolta la voce è femminile… “Vuoi iniziare con le corde o con le catene?” – “Intanto lo spoglierei nudo e lo incatenerei al muro. Gli lasciamo solo i tacchi e gli mettiamo la gabbia al pene e ai testicoli” – “Bene cara. Lo slego per spogliarlo…” – “Lasciagli le mani legate, la camicia e la giacca le tagliamo, poi lo sleghi quando sarà già bloccato con il collo per incatenarlo” – “Ok”.
Cavolo, penso, se mi tagliano i vestiti poi cosa metto per tornare a casa? Ma ora è un particolare di seconda importanza. Mi slegano le gambe e i piedi, per poi liberarmi dalla corda che mi blocca il petto alla sedia: mi fanno alzare e mi abbassano i leggings, per poi spingermi nuovamente sulla sedia… “Il perizoma glielo tolgo?” – “No, glielo tagliamo via quando è incatenato al muro, sfilagli i leggings e poi rimettigli le scarpe”. Lei dirige il gioco, lui esegue: mi toglie le scarpe, senza perdere l’occasione di accarezzarmi i piedi nudi, poi mi toglie i leggings facendo scivolare fuori le caviglie per rimettermi i tacchi. Mi fanno nuovamente alzare e mi dirigono verso il muro, dove mi applicano un collare di metallo, molto spesso, al collo: “Tiralo, così non può muoversi”, e infatti una sorta di carrucola viene utilizzata per tirare la catena del collare verso l’alto, portandomi quasi sulle punte delle scarpe… “Così quando gli togliamo le scarpe resta tirato per il collo. Ora taglia via la giacca e la camicia”. Mi taglia la giacca partendo dalle maniche, in modo da poterle sfilare anche con i polsi legati dietro la schiena, per poi passare alla parte centrale e successivamente alla camicia. Resto a petto nudo, con indosso solo il perizoma e le scarpe.
“Perfetto. Ora slegagli le mani da dietro la schiena e incatenagli i polsi al muro”… Le corde ai polsi vengono sciolte e subito vengo incatenato con delle fasce metalliche collegate al muro con una catena: mi allargano molto le braccia verso l’alto e verso l’esterno, accentuando la costrizione del collare. “Mi sto bagnando…”, esordisce lei… “Ora i piedi. Allargagli bene le gambe e poi incatenali…”. Quello che al momento è un mero esecutore, in effetti esegue e, dopo avermi applicato le fasce metalliche ai piedi, mi allarga le gambe a dismisura prima di fissarmi le caviglie agli anelli del muro: la posizione è molto costrittiva e immagino che quando mi toglieranno i 15 centimetri di tacco che indosso diventerà ancora peggiore.
Per qualche istante c’è silenzio, ma dal video so che il cameraman sta riprendendo da vicino i particolari di come mi hanno incatenato.
Poi il silenzio viene rotto, ancora dalla voce di lei: “Prendi i morsetti per i capezzoli, il plug anale e la gabbia per pene e testicoli… Per ora il bavaglio va bene, dopo gli mettiamo quello gonfiabile” – “Al perizoma ci pensi tu?” – “Certo… a modo mio”, risponde lei sogghignando sadicamente! Nei minuti che seguono realizzo di essere completamente alla loro mercè e capisco che sono molto sadici: i morsetti vengono applicati dopo avermi sollecitato i capezzoli per inturgidirli ed evidenziarli, quindi vengono stretti parecchio essendo del tipo a vite… molto dolorosi, infatti mi contorco alquanto mentre lui me li fissa.
A questo punto sento lei avvicinarsi e abbassarsi verso il mio inguine, e in pochi istanti mi strappa letteralmente con i denti il perizoma, per poi prendermelo in bocca e farmi sentire i denti per tutta la lunghezza dell’asta. Mi fa eccitare, sicuramente, ma la strusciatura dei denti non è proprio piacevole. Quando il pene è abbastanza duro mi infila il plug nel culo, con forza e a fondo, facendomi nuovamente contorce incatenato al muro e facendo tendere il collare… La reazione voluta è quella di farmi perder eccitazione e far smosciare il pene, così da poterlo ingabbiare con un giocattolo infernale: una gabbietta che racchiude l’asta all’interno di anelli, fascia i testicoli strettamente e poi, una volta chiusa la copertura, impedisce l’estendersi dell’erezione anche se vieni eccitato, provocando una sensazione di costrizione e schiacciamento mai provata!
“Perfetto! È proprio così che lo immaginavo. Incatenato così…” – “Cosa vuoi fargli ora?” – “Dammi la verga morbida, voglio frustargli le cosce…” – “Non vuoi provare il puntale elettrico?” – “Quello dopo… sui testicoli e sotto le piante dei piedi”. Non c’è replica, ma dopo pochi istanti arriva una vergata decisa nell’interno coscia della gamba destra che mi fa sussultare e contorcermi come un’anguilla, nonché mugolare dietro il bavaglio strettissimo! Il dolore non è persistente, ma quando arrivano le vergate è come una scossa… Me ne infligge diverse, alternando le cosce: sento il pene indurirsi e la costrizione della gabbia strizzarlo ovunque. Lui nel frattempo mi sta toccando i piedi, sempre calzati nei tacchi blu…
“Gli tolgo le scarpe?” – “No, aspettiamo. Voglio frustarlo ancora un po’…” – “Io ho già voglia di scopargli la bocca o il culo” – “No… prima lo torturiamo per bene, solo dopo lo scopiamo” – “Va bene, come vuoi” – “Fai una cosa: mentre lo frusto prepara il letto medioevale. Dopo lo leghiamo lì per torturarlo. Lo stiriamo per bene mentre gli diamo qualche scossa…” – “Sei sadica!” – “Siii… non sai ancora quanto!”.
A questo punto, nel video, il cameraman inquadra il “letto medioevale”: un tavolo in legno, lungo e non troppo largo, con anelli a cui collegare polsi e caviglie che vengono messi poi in tiro da una sorta di ruota di timone. La parte centrale presenta per buna parte della lunghezza un’apertura abbastanza larga, che immagino serva a infilare qualcosa nel culo o a fissare giocattoli sessuali vari. Nella parte alta c’è una sorta di collare in metallo, che sicuramente serve a tenere ferma la testa durante il “tiraggio”. Un tavolo di tortura di quelli che si vedevano durante l’inquisizione.
È in questo momento che mi rendo conto che non mi hanno ancora comunicato in quale maniera interrompere tutto se ritengo di non voler andare avanti.
Lei continua a frustarmi, dosando sapientemente le pause… i bracciali e le cavigliere iniziano a far sentire la sollecitazione sulla pelle ad ogni nuova vergata, così come il collare che quando mi contorco mi soffoca. Si avvicina e mi tocca la gabbia che costringe i genitali: “Ce l’hai talmente duro che quasi esce dalla gabbia… Vedo che ti piace essere torturato. Beh, sarai accontentato per bene, vedrai!”
Ancora vergate tra le cosce, sempre dosate, ma dolorose. Mi sollecita, di tanto in tanto, anche i capezzoli morsettati, nonché il plug anale. Dopo almeno un quarto d’ora di tortura, la sento dire al marito: “Levagli le scarpe, così deve restare in punta di piedi…”, e lui al solito esegue… mi toglie prima la scarpa destra e poi la sinistra, e a questo punto la posizione diventa veramente poco sopportabile. Tolti i 15 centimetri di tacco, faccio molta fatica a non far tirare troppo il collare che mi blocca il collo: devo restare sulle punte e le gambe si affaticano parecchio. Fortunatamente smette di usare la verga, ma mi fa stringere i capezzoli, aumentando la pressione dei morsetti a vite! Il pene ingabbiato e costretto praticamente mi scoppia, anche perché mi ha eccitato molto la sevizia a cui mi ha sottoposto. Il bavaglio mi spinge in gola ad ogni movimento che tento di fare per allentare la morsa del collare…
“Quanto vuoi tenerlo così?” – “Un po’… poi passiamo al tavolo per un’oretta e dopo alla cassa… lo leghiamo per bene e lo tappiamo bocca e culo prima di chiudercelo dentro” – “E quando lo scopiamo, ho il cazzo dritto da una vita” – “Lo scopiamo dopo la cassa. Sul letto. Poi lo appendiamo per i piedi” – “Hmmm, hai un bel programma!” – “E non è finita qui… dopo averlo appeso, scopato e frustato, lo incaprettiamo e giochiamo con il cazzo…” – “Come desideri Eva…”. Ridono…
Mi lasciano svariati minuti incatenato al muro, cercando di resistere sulle punte quanto possibile, poi finalmente: “Va bene. Liberalo da polsiere e cavigliere, ma legagli le mani dietro schiena prima di togliergli il collare, così lo portiamo sul tavolo… e imbavaglialo con la palla gonfiabile e nastro adesivo, così non può fiatare…”
Spero solo mi diano la sospirata safeword, perché non sono sicuro di reggere per molto a questo ritmo… Lui mi libera prima le caviglie, poi mi toglie i morsetti dai capezzoli e il plug anale: tende il collare per qualche altro centimetro, poi mi libera una mano che avvolge con la corda, e poi l’altra per legarmele dietro la schiena.
Finalmente apre il collare metallico, dopo aver abbassato la catena, e finalmente riesco a respirare e riarticolare il collo arrossato dal metallo: “Ti tolgo il bavaglio, ti consiglio di non fiatare…” prima di toglierlo prende un gag gonfiabile, poi mi slaccia la fibbia di quello che mi riempie la bocca e lentamente lo sfila facendomi sbavare copiosamente. “Vorrei conoscere la safeword o comunque come interrompere se necessario”… lui mi tappa la bocca con la mano: “Ti avevo detto di non fiatare!”, e infatti la sadica tuona: “Tappagli quella bocca! Gonfia il bavaglio al massimo, così impara a stare zitto!” Lui mi ficca la palla di gomma in bocca a forza, serra strettissima la fibbia dietro la nuca mentre lei lo gonfia a dismisura nel palato… “Non ci sono safeword… non ora almeno. Se ci va te la diremo tra un paio d’ore, se proprio vedremo che non reggi le sevizie”, mi dice per tutta risposta alla mia domanda! Stacca la valvola dalla pompetta e porge un rotolo di nastro adesivo al marito: “Stringi bene, fasciagli la bocca. Stretta, non voglio che fiati”. Così fa…
“Ora al tavolo, fallo sdraiare e bloccagli il collo, poi sai cosa fare”.