Continua a guidare verso Anzio mentre la mia mano dentro i pantaloni lo lavora lentamente, come richiestomi. Ha un pene lungo e abbastanza largo, durissimo… La masturbazione va avanti per diversi minuti, durante i quali non ci scambiamo alcuna parola, sento soltanto il suo respiro e qualche mormorio di piacere.

“Tra poco ci immettiamo su una strada isolata e poco frequentata: quando te lo dico tiralo fuori e prendilo in bocca…” – “Ma stai guidando…” – “Non preoccuparti. C’è tutto lo spazio che ti serve. Voglio che me lo succhi…” – “Ok…”, rispondo perplesso. Di lì a poco svoltiamo su una stradina secondaria: lui mi guarda facendomi cenno verso l’inguine, così mi sposto e, mentre con una mano gli abbasso per quanto possibile i pantaloni, con l’altra glielo tiro fuori completamente, tirando i boxer sotto i testicoli. Cavolo, saranno almeno venti centimetri di cazzo… Mi sistemo con le ginocchia sul sedile per arrivare ad abbassare il viso verso le sue gambe e, una volta trovata la posizione mi abbasso: la sua mano mi prende la testa e la porta quasi a forza verso il pene eretto, così apro la bocca e lo prendo tra le labbra, facendolo poi scivolare dentro. È talmente grosso che mi riempie completamente il palato! Glielo succhio e lecco per diversi minuti, in una posizione alla fine molto scomoda, ma lui sembra infoiarsi parecchio e la sua mano si infila dentro ai miei pantaloni a cercare le natiche fino al buco, sul quale riesce a strofinare un dito.

“Ora fermati o ti allago la bocca… tra l’altro siamo quasi arrivati, ma ora rientriamo sulla litoranea e per quanto mi piaccia come mi stai spompinando è meglio evitare”. Lo sfilo quindi dalla bocca e mi riaccomodo sul sedile, mentre lui se lo rimette dentro i pantaloni, con un rigonfiamento impressionante. “Te lo metterò nel culo fino alle palle, inizia a fartene una ragione… ma prima te lo allargherò e lubrificherò per bene, tranquillo…” – “Ce l’hai troppo grosso per incularmi…” – “Non preoccuparti, avremo tempo di allargartelo bene”. Preferisco non replicare… “Te l’ho detto che avrai il culo sempre ben tappato. Con dildi via via più grandi per poterti preparare a farti scopare. La bocca non mi basta, anche se alla fine è quella che mi eccita di più, oltre ai piedi”. Anche stavolta non replico e resto in silenzio mentre percorriamo la litoranea.

Arriviamo al residence dopo appena cinque minuti: una serie di villette a schiera, molto carine e non lontane dal mare. Ingresso indipendente, cancello automatico, vialetto alberato e parcheggio molto ampio proprio di fronte alla villetta. Scendiamo dall’auto e ci incamminiamo verso l’ingresso: “Vuoi fare una doccia prima di cominciare?” – “Beh, si… una rinfrescata non sarebbe male” – “Bene. Troverai tutto l’occorrente, non rivestirti dopo la doccia, metti l’accappatoio che troverai e le pantofole di spugna. È già tutto pronto…”. Mentre apre la porta rifletto sul fatto che questa cosa dell’accappatoio e delle pantofole di spugna è abbastanza ricorrente nei miei incontri “fetish”. Entriamo in un ampio salone dai colori caldi, con divani di fronte a un grande televisore, parquet e arredamento moderno. Un corridoio finisce ad una scala che porta sia al piano superiore che a quello interrato: “Ho preparato tutto nella “sala hobby” di sotto, così potremo stare tranquilli, anche se siamo comunque al riparo da occhi indiscreti, ma la prudenza non è mai troppa visto che qui intorno tutti sanno che sono il proprietario del residence” – “Immagino…” – “E poi la sala è ben attrezzata, c’è tutto ciò che ci serve per giocare” – “Immagino anche questo…”.

Mi accompagna verso il bagno, una porta in fondo al corridoio: “Fai pure con calma, ti aspetto più tardi nel salone…” – “Ok”. Entro nel bagno e, chiusa la porta, noto l’accappatoio bianco con le pantofole di spugna, posizionati su un banchetto in legno vicino alla cabina doccia. Mi prendo il tempo necessario per alleviare la tensione, così impiego almeno una mezz’ora prima di indossare l’accappatoio, le pantofole e uscire dal bagno per tornare in salone. Lo trovo seduto sul divano, in pantaloncini e maglietta… non posso fare a meno di notare uno spezzone di corda poggiato sul tavolino basso di fronte alla TV. “Ho fatto una doccia anche io, di sopra. Mi sono messo comodo nell’attesa e come vedi sono già avanti…”, mi apostrofa indicando il pacco gonfio che ha tra le gambe. Mi avvicino al divano dove è seduto, tanto prima o poi il “gioco” dovrà comunque iniziare, quindi tanto vale darci un taglio: “Girati e metti le mani dietro la schiena. Voglio legarti i polsi prima di scendere di sotto…” – “Hai paura che scappi?”, gli dico ironicamente: “No, mi eccita tenerti legato, e fino a domani sera lo sarai sempre…” – “Ok, legami pure. Hai pagato per questo dopotutto” – “Ho pagato per questo e per molto altro…”, sottolinea mentre mi prende i polsi e inizia ad avvolgerli con la corda dopo averli incrociati. Mi lega stretto, collegando poi i polsi al collo in modo che le braccia restino alte dietro le spalle… “Sei a posto. Ora scendiamo di sotto” Mi prende per un braccio e mi guida verso il corridoio per arrivare alla scala e scenderla fino al piano inferiore: sono diversi gradini, quindi saremo proprio nell’interrato. Arriviamo alla fine della scala e proseguiamo su un ulteriore corridoio in fondo al quale c’è una porta socchiusa: la apre e mi fa entrare dentro… Le pareti sono di mattoni rossi, forse applicati; sono disposti tutto intorno diversi scaffali in legno, un letto molto grande in ferro battuto, dei divani, sedie, un tavolo. Videocamere posizionate in diversi punti e un tavolino più piccolo con molti “giocattoli”. Mi porta verso il letto e mi fa sedere, per poi accendere le videocamere con un telecomando che prende dal tavolino. “Ora cominciamo”, mi dice prendendo diverse corde, uguali a quella con cui mi ha legato i polsi. “Non devo togliere l’accappatoio? Con le mani legate è impossibile sfilarlo…” – “Per ora non serve toglierlo. Voglio incaprettarti sul letto con l’accappatoio e le pantofole indosso, e fartelo succhiare per bene prima di imbavagliarti… Per torturarti nudo abbiamo tutto il tempo”. La risposta non richiede repliche, è tutto molto chiaro!

“Sdraiati a pancia in sotto e incrocia le caviglie…” Obbedisco e mi allungo sul letto per poi voltarmi sulla pancia… Incrocio le caviglie piegando le ginocchia e, a questo punto, lui si avvicina con una corda in mano e inizia a legarmi i piedi incrociati, molto stretti, mantenendomi le gambe piegate. Passa a legarmi le gambe e le ginocchia, sempre molto strettamente, poi con un altro pezzo di corda mi collega i polsi, già fissati al collo, alle caviglie incrociate, tirando molto e obbligandomi a inarcare schiena e gambe per non avere troppa pressione sul collo. Comunque devo tenere la testa reclinata all’indietro per avere modo di respirare e allentare l’incaprettamento. Si ferma a guardare l’opera, toccandosi il pacco tra le gambe, quel pacco che credo non veda l’ora di ficcarmi in bocca!

Mi tocca e accarezza i piedi, avendo cura di non togliere le pantofole che sembrano eccitarlo ancora di più mentre si abbassa e sfila i pantaloncini, per poi togliere gli slip e mettere a nudo il cazzo che mi aveva già fatto succhiare in macchina… “In macchina era solo un assaggio…”, mi dice quasi interpretando i miei pensieri: se lo prende in mano e comincia una lenta masturbazione che lo fa diventare ancora più grosso e lungo, poi si avvicina al lato del letto e mi gira verso di lui: le corde sono molto strette e, avendo le caviglie incrociate con le ginocchia legate unite, riesco a stento a muovermi. “Apri la bocca e tira fuori la lingua”, mi ordina quasi perentorio! In pochi istanti mi riempie la bocca con il suo cazzo e inizia a scoparmi spingendo a fondo, facendo toccare i testicoli sulle labbra, quasi a volerli infilare dentro a loro volta. Mi provoca diversi conati perché la cappella mi arriva fino in gola, ma non ha nessuna intenzione di diminuire la profondità della penetrazione: “Arrivarti in gola mi fa impazzire… Apri bene e prendilo tutto dentro, forza!”

Va avanti in questo modo per diverso tempo, quasi a volermi far ingoiare subito, ma poi mi sfila il cazzo dalla bocca e mi volta su un fianco dopo avermi avvicinato al lato del letto. Prende un Magic Wand dal tavolo e, dopo averlo acceso alla minima intensità, mi apre l’accappatoio e me lo strofina sul pene, sopra il glande e lungo l’asta, mentre me lo spinge nuovamente a forza dentro la bocca. Mi sevizia in questo modo per mezz’ora almeno, poi mi lega i testicoli con due anelli in lattice e il glande con un altro anello, questo in metallo: gli anelli in lattice, elastici, si stringono sui testicoli separandoli e mi provocano un aumento dell’erezione che si ripercuote sulla cappella, quasi stretta in una morsa. L’incaprettamento e il cazzo in bocca fanno il resto, così che dopo poco inizia a negarmi l’orgasmo, in maniera molto sadica, almeno una decina di volte, con molta esperienza devo dire.

“Ti farò sborrare, ma non ora. Voglio che schizzi molto sperma e lo voglio raccogliere per fartelo ingoiare più tardi. Non ne sprecheremo neanche una goccia, sia del mio che del tuo” Ovviamente con il suo pene in bocca non ho modo di replicare nulla. I testicoli costretti con gli anelli diventano molto sensibili al tocco e sicuramente non mi risparmia la sevizia di bacchettarli con una piccola verga di plastica, risalendo anche sul pene fino al glande, dove mi bacchetta il prepuzio facendomi inarcare sulla schiena ad ogni vergata. È alquanto doloroso, ma l’eccitazione che riesce a provocarmi seviziandomi in questo modo è forse la vera tortura…

Mi toglie lentamente le pantofole, mettendo a nudo i piedi solo per bacchettarmi sotto le piante mentre mi spinge ancora più a fondo il cazzo dentro la bocca: inizio a mugolare mentre ho la bocca piena e la cosa sembra infoiarlo ancora di più: “Forse è ora di imbavagliarti, prima che inizi a mugolare troppo forte. Ma mi eccita sentirti lamentare con il cazzo in bocca!” Mi apre completamente l’accappatoio e immagino che ora stia per torturarmi i capezzoli… Infatti inizia a sollecitarmeli con le dita, strizzandoli per evidenziarli fino a quando prende due morsetti e me li applica. Ora il dolore si fa molto presente, anche perché il contorcermi fa stringere la corda intorno al collo e mi toglie il respiro, come se già non bastasse la penetrazione orale che va avanti da quasi un’ora.

Sarà un lungo weekend…


 

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