Durante quella che sembrava essere una tranquilla serata primaverile, sono in casa seduto sul divano a guardare la TV… in pigiama e pantofole. Non sono solito dormire in pigiama, ma visto che mi è stato regalato un bellissimo pigiama in seta blu con pantofole coordinate, ne approfitto per stare comodo. Mi addormento sulla poltrona e, quando riapro gli occhi, sono ormai le 23 passate. Scendo al piano di sotto a bere prima di mettermi a letto…

Nello scendere la scala interna sento un rumore strano provenire da sotto, ma sul momento non gli do molto peso. Entro in cucina al buio e apro il frigo quando mi sento prendere le braccia da dietro: “Stai zitto e buono e andrà tutto bene”… Mi tengono le braccia ferme e, quando si accende la luce ho una brutta sorpresa: sono in tre e non ho proprio idea di come siano entrati, forse dal terrazzo. Mi fanno sedere a una sedia puntandomi un coltello alla gola: “Non fare un fiato. Fai quello che ti diciamo senza aprire bocca. Stai seduto lì…”. Obbedisco. Mi guardo intorno e vedo che hanno uno zaino nero posato sul tavolo della cucina, ma la cosa che mi preoccupa è il fatto che sono tutti a volto scoperto, quindi non hanno alcuna preoccupazione nel farsi vedere in volto.

Perlustrano in tre tutta la casa, per accertarsi che non ci sia nessun’altro, mentre uno resta con me, con il coltello in mano e bene in vista. Non ho idea di cosa vogliano, ma è chiaro che sono costretto ad assecondarli. Riunitisi nuovamente in cucina, uno va verso lo zaino e lo apre, tirando fuori molta corda di iuta: “È meglio portarlo di sopra e legarlo…”, dice porgendo la corda agli altri due. “Possiamo legarlo qui, almeno lo abbiamo sotto controllo” – “No, è meglio di sopra. Meno vede e meglio è. Legatelo sul letto e imbavagliatelo per bene. Riempitegli la bocca e legatelo stretto. Quando poi avremo sistemato il tutto vedremo cosa fare” – “Ok. Dai bello, alzati e sali le scale senza fare cazzate!”.

Ancora una volta sono costretto ad assecondarli, così mi alzo e salgo la scala, con uno di loro davanti e uno dietro che mi tiene le braccia dietro la schiena. Arrivati di sopra mi portano in camera da letto e mi legano i polsi incrociati alti dietro la schiena, collegati al collo con un cappio mentre ancora sono in piedi davanti al letto. Poi mi avvolgono spalle e petto per bloccarmi completamente le braccia al corpo. Mi spingono sul letto e, una volta posizionatomi a pancia in sotto al centro dello stesso, mi legano le caviglie incrociate e poi le ginocchia: “Incaprettalo, meglio essere sicuri che non si muova” – “Ok, passami altra corda… poi ficcagli la palla di gomma in bocca”.

Quello che mi lega tira le caviglie verso i polsi, collegandole con una corda che serra molto stretta, immobilizzandomi completamente; l’altro mi apre la bocca e vi ficca dentro a forza una palla di gomma come quelle che si usano per la ginnastica del palmo o come antistress: morbida, ma molto grossa, che mi riempie completamente il palato e mi schiaccia la lingua impedendomi di emettere suoni. Poi mi fascia con molti giri di nastro adesivo grigio. Sono incaprettato, immobilizzato e imbavagliato: “Sei a posto caro. Ci vediamo dopo”… Se ne vanno entrambi, uscendo dalla camera da letto e scendendo nuovamente la scala.

Mi lasciano legato per parecchio tempo: li sento parlare al piano di sotto ma dai discorsi non riesco a capire che cosa vogliano o cosa cerchino, visto che non ho nulla di prezioso né tantomeno soldi da rubare. Dopo almeno due ore sento dire: “Vai a controllarlo, è parecchio tempo che è legato” – “L’ho incaprettato per bene, non va da nessuna parte” – “Proprio perché è incaprettato devi controllarlo, idiota” – “Non gli ho stretto il collo, tranquillo” – “Controlla comunque” – “Ok, vado”… Sento quindi salire le scale.

Viene verso il letto e, dopo aver controllato i nodi a polsi e caviglie, mi benda gli occhi con il nastro adesivo. Senza poter più vedere, capisco che però non torna di sotto anzi si ferma davanti a me per un po’. Poi…

“Boss, ma se lo scopo in bocca è un problema?” Trasalisco a quelle parole, con timore della risposta che attendo arrivare da sotto!

“Fai quello che ti pare, basta che non fai danni. Non mi interessa se te lo scopi, contento te!” A questo punto, inerme per come sono legato, lo sento armeggiare davanti al mio viso, finché inizia a togliermi il nastro adesivo che mi tappa la bocca… Quando sta per togliermi la palla di gomma che mi hanno ficcato dentro, sento qualcosa di freddo poggiarsi sulla gola e capisco che è un coltello! Prima che mi sfili la palla di bocca lo sento sussurrarmi: “Ora ti levo la palla e tu resti zitto e fermo, se no ti faccio qualche bel taglietto sulla gola, ok? Devi solo aprire la bocca e succhiarmelo per bene. Fai cenno di sì con la testa e andrà tutto liscio, anzi se sarai bravo avrai anche un bel premio: un bel po’ di sborra da ingoiare! Dai, fammi cenno di aver capito…”. Non posso fare nulla per oppormi, quindi faccio un cenno di assenso con la testa: mi sfila la palla di gomma e mi infila due dita dentro la bocca, a cercare la lingua… “Tirala fuori e apri bene la bocca, dai…” Obbedisco e subito mi spinge in bocca il cazzo, per poi cominciare a scoparmi a fondo.

Continua a stantuffarmi in bocca, tenendomi ferma la testa… Sento i compari da sotto commentare: “Ma se lo sta scopando?” – “Si… almeno in bocca se lo starà facendo. Lo sai che gli piace, no?” – “Beh, quasi quasi me lo faccio fare anche io un lavoretto di bocca quando ha finito. Dobbiamo aspettare che si faccia giorno, tanto vale divertirsi un po’…” – “Fate pure. Per me potete anche incularvelo se vi va” – “Hmmm, quasi quasi…”.

La situazione si complica.

Dopo qualche minuto, tenendomi ben ferma la testa con le mani, mi spinge il pene fino in gola e inizia a fiottarmi sperma in bocca: “Ingoia! Sei stato bravo e meriti il premio. Ingoia tutto dai, troia”. Non posso evitare in alcun modo di ingoiare, a meno di soffocare per quanto sperma mi sta schizzando in bocca. Finalmente me lo sfila, ma il pene viene immediatamente sostituito dalla palla di gomma, di nuovo pressata sul palato e la lingua, per poi essere nuovamente tappato dal nastro adesivo molto stretto.

“A dopo troia, più tardi giochiamo ancora”. Lo sento scendere le scale dicendo: “L’ho riempito per bene di sborra in gola. Se volete approfittare vi aspetta ben legato sul letto”.

Li sento parlottare ironicamente: “Adoro scopare maschi legati” – “Eh, hai un bel vizietto” – “Non disdegno infatti. Tu non vuoi approfittare?” – “Io me lo inculerei proprio, con quel bel pigiama di seta. Magari gli piace, cosa credi?” – “Da come ha ingoiato tutto penso proprio di sì…” – “L’hai lasciato incaprettato?” – “Si. Dovevo slegarlo?” – “No, è che per farmelo dietro è complicato” – “Scopalo in bocca come ho fatto io, così non hai problemi” – “Beh, anche io me lo inculerei a dire il vero”, esordisce un’altra voce. A questo punto sento intervenire quello che dovrebbe essere il capo: “Fate una cosa, pervertiti: spogliatelo nudo e legatelo al letto, così ve lo fate come vi pare. Ma quando avete finito abbiamo da fare”.

Purtroppo per me non se lo fanno ripetere: sento salire nuovamente le scale e stavolta i passi sono distintamente di due persone. In pochi istanti mi sono addosso e sento le loro mani slegarmi prima dall’incaprettamento, poi man mano i polsi, le braccia e le caviglie. Non mi tolgono né il bavaglio né il bendaggio sugli occhi mentre uno mi tiene per le braccia e l’altro mi sfila pantofole, pantaloni e slip. Mi sbottonano la camicia di seta del pigiama e me la tolgono, avendo sempre cura di tenermi un braccio dietro la schiena, poi mi sdraiano sulla schiena, completamente nudo, con la testa rivolta verso la parte bassa del letto, quella senza testiera.

“Ora ti leghiamo per bene a gambe larghe, così ci divertiamo un po’ con bocca e culo” – “MHGMMFF” è la mia unica risposta possibile.

“Legagli le mani ai lati del letto, io gli lego le gambe e le caviglie insieme, così resta a gambe larghe” – “Ok. Lega stretto”. Mi vengono allargate le braccia verso gli angoli del letto e poi legati i polsi molto stretti. L’altro invece mi chiude le gambe sulle cosce e, fasciate le caviglie con la corda, mi blocca a gambe larghe. Fatto ciò mi sento tirare le gambe verso l’alto e un’altra corda mi immobilizza le gambe aperte verso la fine del letto, obbligandomi a tenerle rialzate e scoprire culo e genitali. Un frogtied molto stretto.

“Legagli palle e cazzo, usa lo spago” – “Giusto. Sei proprio sadico…” – “Se dobbiamo divertirci facciamolo per bene, no?”.

Mi lega quindi i testicoli, avvolgendoli con un cappio di spago che poi sale a fasciare la base del pene e risalire fino sotto il glande: la sollecitazione inizia a farmelo diventare duro e pian piano la costrizione diventa molto presente e in parte dolorosa. “Hai il cazzo duro, troietta. Ma non è che magari ti piace farti seviziare?!” – “Non sarebbe mica una novità”, esordisce il compare.

Legato e immobilizzato, con i genitali strizzati e costretti dallo spago, ormai i giochi stanno per iniziare: “Ora troietta, ti levo il bavaglio e tu farai quello che hai fatto prima al mio socio: un bel pompino con ingoio mentre il mio amico ti scopa il culo. Non fiatare, succhia e lecca senza fare altro o saranno guai. Tutto chiaro?” Faccio un rassegnato cenno di assenso con la testa e poi sento le sue mani che iniziano a togliere il nastro adesivo che mi tappa la bocca…


 

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