Tolto il nastro adesivo mi sfila la palla di gomma dalla bocca e immediatamente la sostituisce con il suo pene duro… me lo spinge dentro tenendomi ferma la testa con le mani e iniziando a scoparmi… Il collo viene spinto all’indietro fuori dal letto, per agevolare la penetrazione: me lo spinge fino in gola, quasi togliendomi il respiro! Ma non è abbastanza: l’altro mi allarga le natiche e, dopo aver poggiato il cazzo duro sul buco, con una spinta secca e decisa mi penetra… fa male e la reazione viene contenuta egregiamente dalle corde che mi legano le caviglie alle gambe e da quelle che tirano le cosce all’indietro. I genitali legati e strizzati dallo spago dolgono anch’essi, visto che nel frattempo a causa delle sollecitazioni il mio pene è diventato duro.
Vanno avanti per almeno una mezz’ora, senza darmi tregua e scopandomi bocca e culo infoiati come due animali. Nella concitazione di quello che mi stanno facendo, sento dei passi e riconosco la voce di quella che sembra comandare: “Siete proprio due porci e scoparvelo così… Sadici” – “Io credo che gli piaccia, guarda come ha duro il cazzo…” – “Forse. Quando avete finito i vostri comodi legatelo incaprettato in ginocchio: voglio scoparlo in bocca anche io” – “Ok boss! Il tempo di riempirgli bocca e culo di sborra e te lo sistemiamo come vuoi…”.
Quello che mi scopa in bocca viene copiosamente… mi allaga il palato e la gola di sperma, obbligandomi a ingoiare fino all’ultima goccia. Quando è soddisfatto mi spinge nuovamente la palla di gomma in bocca e, preso il rotolo di nastro adesivo, me la tappa nuovamente fasciandomela con diversi giri molto stretti. L’altro continua a stantuffarmi nel culo finché, prendendomi per le caviglie, si inarca sulla schiena e anche lui schizza sperma direttamente dentro, senza pensare minimamente di sfilarsi fino a quando non gli si smoscia il pene. “Che sborrata! Ora è tutto tuo boss…”
“Legatelo incaprettato in ginocchio, con i piedi incrociati… voglio scoparlo per bene”. Mi slegano caviglie e gambe, poi i polsi bloccati al letto e mi fanno alzare: una volta in piedi mi legano i polsi incrociati dietro la schiena, collegandoli al collo… poi mi fanno inginocchiare davanti al letto e mi incrociano le caviglie per poi legarle strettamente. A questo punto le collegano ai polsi e al collo, obbligandomi a tenere la testa reclinata all’indietro: “Stringete lo spago alle palle e al cazzo, e infiocchettategli la cappella. Arrivo…”, dice il “boss” mentre si abbassa i pantaloni.
Pochi istanti e sento nuovamente le mani rimuovere il nastro adesivo che mi fascia la bocca, per poi estrarre la palla di gomma, tra l’altro ancora intrisa di sperma: “Apri bene la bocca troietta, hai un altro cazzo da succhiare e altra sborra da ingoiare”. Mi penetra anche lui a fondo… ce l’ha molto lungo e grosso, quasi da non starmi tutto in bocca: mi provoca conati continui per quanto spinge, poi inizia a scoparmi ritmicamente tenendomi ferma la testa. Le corde che mi incaprettano collo, polsi e caviglie si stringono e mi tengono obbligatoriamente inarcato all’indietro, senza alcuna possibilità di sottrarmi. Spero che venga velocemente perché la posizione è molto costrittiva e dolorosa, visto che i genitali vengono protesi in avanti e, per come sono legati, ogni spinta è una tortura. Per mia sfortuna non viene affatto velocemente, anzi… va avanti per almeno venti minuti senza soluzione di continuità, e inoltre uno dei suoi compari mi masturba dolorosamente acuendo la costrizione dei genitali con la sollecitazione che mi rende il pene duro. Mi portano all’orgasmo forzatamente e la fuoriuscita dello sperma è rallentata dallo spago che mi strizza il glande, tanto da farlo colare lentamente sul pavimento. La bocca mi duole, con le mascelle aperte da mezz’ora e il palato riempito del suo membro duro, tanto da farmi lamentare con dei gemiti soffocati.
Finalmente lo sento fiottarmi in bocca e in gola il suo sperma, in quantità tale da provocarmi una sensazione di soffocamento: tossisco e lo sperma mi fuoriesce dai lati delle labbra, ma lui spinge ancora più a fondo fino a quasi infilarmi anche i testicoli in bocca… poi allenta la presa e lentamente sfila il pene dicendo: “Ingoia troia…”, ma neanche ce ne è bisogno, visto che praticamente mi è venuto direttamente in gola. “Imbavagliatelo e rimettetelo sul letto. Stringete di più i piedi ai polsi, poi venite tutti di sotto”.
Se ne va, mentre i compari mi infilano la palla di gomma in bocca e me la ritappano strettamente con il nastro adesivo: mi mettono di peso sul letto e stringono l’incaprettamento, arcuandomi in maniera innaturale sulla schiena. Mi lasciano testicoli e pene legati con lo spago: “Non abbiamo niente da mettergli nel culo?” – “No… niente di pratico purtroppo” – “Pazienza troietta, magari più tardi ti scopiamo di nuovo allora”.
Scendono tutti e mi lasciano incaprettato sul letto. Passa il tempo e la posizione in cui mi hanno lasciato inizia a darmi problemi: i nodi sono molto stretti e la circolazione ridotta si fa sentire sia sui polsi che sulle caviglie. Inizio così a mugolare abbastanza insistentemente dietro il bavaglio: “GHMMFF MHFF MHGMFF”, unici suoni emettibili, sperando che mi sentano da sotto.
Finalmente li sento dire: “Si sta lamentando troppo. È incaprettato da parecchio tempo, forse è il caso di legarlo in un’altra posizione” – “Si, sarà legato così da almeno un’ora. Vado a vedere…” – “Andate in due e mettetelo dentro un armadio, ben impacchettato, così può lamentarsi quanto gli pare” – “Ok”.
Salgono le scale e vengono verso di me… finalmente mi libereranno almeno da questo hogtied sadico, penso. In effetti mi slegano le caviglie dai polsi e posso stendere le gambe sul letto. Mi liberano anche il collo, e la circolazione riprende ad affluire normalmente. “Dove lo mettiamo?” – “Là in fondo c’è un armadio a muro, vado a vedere se può andare…”. Dopo qualche istante lo sento rovistare nel mio armadio, poi: “Qui può andare, dovrà stare in ginocchio ma c’è abbastanza spazio. Non avrà problemi e non ne causerà a noi” – “ok, vieni qui che gli sleghiamo i piedi e lo portiamo là”.
Mi liberano le caviglie e, con i polsi sempre legati dietro la schiena, mi fanno alzare e camminare fino all’armadio a due ante dal quale sono state tolte alcune cose per fare spazio sopra alla cassettiera interna: “Ok, stai fermo così, ti lego i gomiti. Non muoverti, ok?”… Lo assecondo, tanto non potrei fare altro, così mi fascia le braccia sopra i gomiti con un cappio di corda e poi li stringe molto serrati. “Gli levo lo spago da palle e cazzo, che dici?” – “Si, tanto ora ce l’ha moscio. Ma dopo che lo abbiamo legato glieli strizziamo per bene di nuovo” – “Sei proprio sadico, ha ragione il capo” – “Lo faccio divertire, invece”.
“Dai troia, in ginocchio sulla cassettiera, muoviti…” Mi obbligano a salire sulla cassettiera interna all’armadio e a mettermi in ginocchio: “Legagli i piedi, io gli blocco le braccia all’asta appendiabiti…”. Mentre uno mi lega le caviglie e le gambe, l’altro avvolge un cappio alla corda che mi lega i polsi e poi mi tira le braccia verso l’asta, obbligandomi a reclinare il busto in avanti… tira le braccia parecchio su e la posizione è quasi più scomoda del precedente hogtied. “Bene così, ora aspetta… collega i piedi ai polsi, così non si muove, io intanto gli lego il collo alle gambe”. E così fanno, immobilizzandomi completamente.
“Ora con lo spago… leghiamo palle e cazzo troietta”: avvolgono prima i testicoli e poi la base del pene… passano a “infiocchettarmi” il glande e come tocco finale lo collegano all’asta dell’armadio, tirandolo per bene verso l’alto, in modo che se mi dovessi muovere lo spago me lo tirerebbe in maniera innaturale. Sadismo allo stato puro! “Ora lamentati quanto vuoi, non ti sente nessuno. A dopo troia”.
Chiudono le ante e se ne vanno…
Resto chiuso nell’armadio per molto tempo, ormai non ho idea di che ora sia, ma probabilmente l’alba dovrebbe essere vicina. La posizione in cui mi hanno lasciato legato, oltre che estremamente costrittiva e scomoda, è anche molto sadica: se accenno a muovermi, anche solo per rilassare collo o braccia, lo spago che mi avvolge il glande mette in trazione il pene e i testicoli, provocandomi dolore. Oltretutto la costrizione dei genitali me li mantiene alquanto turgidi… Non sento rumori e inizio a pensare che magari se ne siano andati. La preoccupazione diventa quindi come liberarmi, impresa difficilmente realizzabile, visto che i nodi e i legacci sono molto stretti.
Ma non se ne sono andati affatto…