È giorno fatto quando, dopo aver sentito dei passi avvicinarsi, le ante dell’armadio si aprono e vedo che la luce del sole filtra ormai dagli abbaini: “MGHMMFF”, provo a mugolare quando uno di loro mi strizza i testicoli legati con lo spago, provocandomi un gemito. “Stai zitta troia… o ti lego le palle ancora più strette”. Iniziano a slegarmi, sono in due: finalmente mi liberano da quella posizione innaturale, ma mi lasciano polsi e gomiti legati, senza toccare affatto il bavaglio. Liberate le caviglie e le ginocchia mi tirano fuori dall’armadio e, tenendomi per le braccia, mi spingono verso il divano dove ci sono altri due compari seduti a smanettarsi tra le gambe. È il capo a parlare ora: “Mettetelo in ginocchio davanti al divano e legategli piedi e ginocchia, le mani passategliele davanti, in modo che possa stare carponi, ma collegate a collo e ginocchia, così non può muoversi se non per succhiare… così da una parte lo prende in culo e dall’altra succhia e ingoia” – “Hmmm, interessante. Ci hai preso gusto anche tu allora, a scopartelo!”.
Mi legano le caviglie e le ginocchia prima di slegarmi i polsi e i gomiti per passarmi le mani davanti e legarle di nuovo, collegandole al collo e alle ginocchia come suggerito: “Legagli anche le braccia, sopra i gomiti, non deve muoversi” – “Ok!”… E così viene fatto: ora sono legato carponi e immobilizzato abbastanza scomodo, con il viso rivolto all’altezza della seduta del divano, in pratica a pochi centimetri dalle loro gambe. Le corde non mi permettono movimenti…
Mentre uno mi toglie il bavaglio e mi libera la bocca dalla palla di gomma, i due seduti sul divano si abbassano pantaloni e mutande e si smanettano il pene, mentre il quarto me lo sta già poggiando sul buco: “Adesso troietta succhierai a turno i nostri cazzi, senza fare un fiato e usando bene la lingua. Ti sborreremo tutti in bocca e ingoierai da brava troia, ok?” Ciò detto, il primo mi prende la testa e porta la mia bocca sulla sua cappella, strofinandomi il pene sulle labbra per poi ficcarmelo tutto dentro. Nello stesso momento quello dietro di me mi penetra a fondo e inizia a scoparmi. Mi seviziano a turno, alternandosi tra bocca e culo senza darmi respiro, andando avanti per almeno un’ora: la posizione e il modo in cui sono legato non mi consentono di fare nulla se non succhiare e leccare, riprendendo fiato solo quando uno me lo sfila di bocca per fare posto a un altro.
“Ha il cazzo duro, guarda! A questo gli piace essere violentato. Legagli le palle più strette” Sadicamente lo spago che mi avvolge testicoli e pene viene serrato ancora di più, provocandomi un’erezione dolorosa e continua. Continuano a scoparmi e, di tanto in tanto, mi schiaffeggiano il pene: “Non farlo sborrare. Se schizza deve farlo con il cazzo e le palle gonfie…” – “Sto per sborrare io. Lasciami la bocca libera, voglio farglielo ingoiare” – “Tutta tua”, gli risponde quello che mi stava scopando in bocca al momento, subito sostituito dall’altro che, spingendomelo a forza in gola, inizia a fiottare sperma in quantità enorme… mi scende direttamente nella gola, occludendomi la respirazione: “BLHGGBLBMMFGH”, è il suono che mi esce con la bocca, il palato e la gola completamente saturi di sperma! Quasi nello stesso momento mi viene dentro anche quello che mi sta scopando dietro, assestando spinte molto forti che mi provocano dolore…
Si danno quindi il cambio: un altro inizia a scoparmi dietro, mentre un altro pene viene spinto a forza dentro la mia bocca, ricominciando tutto daccapo. Passa altro tempo, finché altro sperma mi fiotta in gola e nel culo, ma non è ancora finita perché il pene nella bocca viene subito rimpiazzato, stessa cosa per dietro, e le sevizie continuano per almeno un’altra mezz’ora. In sostanza mi vengono tutti e quattro sia in bocca che dietro, poi finalmente paghi si fermano: “Imbavaglialo, poi legatelo a una sedia. Stretto. E bendatelo” – “Ok, capo”.
In pochi istanti mi tappano la bocca con palla di gomma e nastro adesivo, mi slegano dalla posizione carponi e mi rilegano a una sedia: polsi dietro la seduta, fissati alla sedia, le caviglie legate alle gambe posteriori della stessa, con le gambe molto divaricate e le ginocchia bloccate alle gambe anteriori. Poi un cappio intorno al collo collegato ai polsi e molti giri di corda attorno al petto, per bloccarmi alla spalliera. Mi bendano gli occhi con altro nastro adesivo e poi li sento legarmi nuovamente testicoli e pene con lo spago, avvolgendo il glande e tirando lo spago fino a collegarlo alle corde che mi fasciano il petto, per tenermi il pene dritto e in tiro.
“Peccato che non abbiamo nulla da infilargli nel culo…” – “Ne ha presi quattro nel culo, starà bene per un po’”, discutono ridendo. Mi lasciano legato alla sedia e li sento scendere al piano di sotto. Immobilizzato e bendato, il tempo scorre molto lento mentre continuo a sentire il vociferare al piano di sotto; ma se ne andranno prima o poi? E quando se ne andranno, mi lasceranno così? Perché sarebbe impossibile slegarmi…
Capto questa conversazione prima di sentire i passi sulla scala: “Boss è ora di filarcela, sono quasi le 7…” – “Si, ma prima gli facciamo un altro servizietto” – “Ma non eravamo noi quelli sadici?” – “Ci ho preso gusto” – “Quindi che vuoi fargli?” – “Ci facciamo una sega e raccogliamo la sborra in un bicchiere. Poi gliela facciamo a lui, lo facciamo venire e aggiungiamo la sua sborra alla nostra, poi gli ficchiamo un imbuto in bocca e gliela facciamo ingoiare tutta. E poi ce ne andiamo” – “Beh, ma allora scopiamocelo di nuovo e poi lo seghiamo” – “No, ci vorrebbe troppo tempo e dovremmo slegarlo dalla sedia. Dobbiamo sbrigarci…” – “Ok… allora cerco un imbuto, guardo in cucina” – “Anche un bicchiere” – “Vado”.
L’unica cosa positiva della conversazione è che se ne andranno dopo aver fatto nuovamente i loro comodi. I passi si avvicinano e li sento intorno a me: “Ce l’ha ancora duro… a questo gli piace essere seviziato, ve l’ho detto!” – “Può essere, ma con palle e cazzo legati in quel modo gli resterebbe duro comunque” – “Non lo so, io continuo a dire che gli piace” – “Meglio per lui…”.
Arriva anche il quarto: “Ecco qua, bicchiere e imbuto” – “Bene… levagli la palla di gomma dalla bocca e poi ritappagliela solo con il nastro adesivo, così facciamo un buco e ci infiliamo l’imbuto bene dentro”. Mentre uno di loro sento che inizia a masturbarmi il pene strizzato dallo spago, un altro mi toglie il nastro adesivo che mi fascia la bocca, per poi estrarre la palla di gomma che me la riempie… Riesco appena a prendere fiato quando mi ficca dentro la canna dell’imbuto fino alla base, per poi fasciarlo con altro nastro adesivo e bloccarmelo stretto. “Perfetto, ora taglia il nastro per aprire il buco, così possiamo versare senza problemi”. Sento armeggiare intorno alla bocca, finché l’aria inizia ad entrare attraverso l’imbuto, la cui canna mi tocca quasi la gola.
Continuano a masturbarmi, provocandomi anche dolore a causa della costrizione data dallo spago, e immagino che abbiano iniziato tutti a smanettarsi per riempire il bicchiere del loro sperma. Li sento venire uno ad uno tutti e quattro e rimescolare nel bicchiere con un cucchiaio… Poi mi portano lentamente all’orgasmo finché non posso fare a meno di fiottare anche io, in modo molto intenso e alquanto doloroso… sento il bordo del bicchiere sotto il glande mentre mi forzano l’eiaculazione.
Il cucchiaio rimescola di nuovo: “Ecco qua… ora stai ferma troietta e avrai il tuo premio direttamente in gola. Tenetegli ferma la testa e inclinategliela indietro”. Due mani mi afferrano la testa e mi reclinano il collo, poi inizio a sentire il liquido colarmi in gola attraverso l’imbuto, senza possibilità di oppormi: “GBLBBGHMMMF” è il suono che mi accompagna nell’ingoiare quel bicchiere di liquido, incluso il mio. Passano istanti interminabili mentre sono costretto a mandare giù, soprattutto per non soffocare visto che mi tengono anche il naso tappato. Finalmente il bicchiere si svuota e mi lasciano libera la testa. Cerco di respirare, per quanto possibile, mentre continuo a deglutire aria e sperma: “Ok. Ora rificcagli la palla in bocca e imbavaglialo stretto, così ce ne andiamo” – “Lo lasciamo legato così? Non si libererà mai…” – “Prima di andarcene allentagli i nodi ai polsi, ma non troppo. Deve faticare per sciogliersi” – “Provvedo”.
Mi tolgono l’imbuto dalla bocca, ma subito viene rimpiazzato con la maledetta palla di gomma e poi da molti giri di nastro adesivo strettissimo. Sento poi armeggiare dietro la sedia, le mani che allentano i nodi che mi serrano i polsi, ma non in maniera poi decisiva. Capisco già che mi ci vorranno ore.
“Ce ne andiamo, troietta. Ci siamo divertiti parecchio, tu forse un po’ meno. Comunque voglio farti un regalo, ti lascio palle e cazzo legati, però ti taglio un pezzetto della corda che ti lega le mani, così ci metterai meno tempo a liberarti, contento? Ma non dirlo a nessuno!”, mi apostrofa ridendo.
Scende le scale e dopo pochi minuti sento chiudersi anche il portoncino di casa. Finalmente è finita, anche se ci vorranno veramente ore per riuscire a liberarmi le mani. Mi resta una domanda: ma perché sono venuti a casa mia? E quali erano le loro intenzioni oltre a seviziarmi?
Probabilmente non lo saprò mai…