Dopo il primo incontro come escort del Cardinale, sono passati alcuni giorni senza ricevere “convocazioni”, ma mi aspetto di ricevere una mail da un momento all’altro. Nel frattempo il mese è scavallato e, puntuale, trovo l’accredito di 1.000 euro sulla PostePay.

Un lunedì pomeriggio arriva la “temuta” mail di convocazione:

“Ciao Nicole. Venerdì non prendere impegni. Ore 19 nel mio appartamento. Porta un vestito rosso con scarpe e intimo coordinati”.

Secca e perentoria, come ormai sta diventando usuale il comportamento nella sua seconda personalità, o forse la prima direi. Mi metto alla ricerca del vestito rosso che trovo abbastanza agevolmente, un vestito avvolgente rosso in seta, con fiocco sulla spalla e lungo appena sotto il ginocchio; più impegnativo trovare l’intimo, considerando anche che l’ultimo in pizzo blu me lo ha tagliato via. Le scarpe ovviamente le ho, grazie ai miei tanti estimatori fetish, e ne scelgo due tipi decolleté con e senza cinturino alla caviglia, ma entrambe tacco 15. Il giovedì mattina mi consegnano il tutto. Sono passati diversi giorni dal primo incontro, quindi la sera mi dedico nuovamente alla depilazione totale.

Il venerdì alle 18 arriva il taxi e, con la mia borsa, mi avvio verso il Vaticano: solita fermata in via della Conciliazione e poi cinque minuti a piedi per raggiungere l’appartamento. Alle 19 in punto suono il campanello della porta, dall’ascensore… Lui mi apre, al solito in abito ecclesiastico: potrebbe mettersi più comodo, ma immagino che sia un suo feticismo tenere indosso l’abito talare mentre mi sevizia. “Buonasera, sempre puntuale, vedo…” – “Buonasera a lei”, rispondo. Mi fa strada dopo aver richiuso la porta a chiave, e ci avviamo verso la sala delle torture, tento è il modo giusto di definirla: entrando vedo subito che dalle travi del soffitto stavolta pendono delle catene da tre anelli, due laterali collegate a una carrucola e una, quella centrale, collegata a un’altra separatamente. Evito di fare domande ma, facendo una veloce panoramica della stanza, noto anche due ganci sul pavimento in legno, perpendicolari ad altri due sul soffitto ai quali sono fissate corde di iuta abbastanza spesse. Il letto è sempre attrezzato con le catene già sperimentate, solo la sedia a trono è stavolta nel centro della stanza, con corde fissate alle gambe e alla spalliera. Il tavolo grande è invece imbandito di “giocattoli” sadomaso di ogni genere. Si prospettano altre otto lunghissime ore!

“Vai pure a cambiarti. Vestito rosso e tacchi. Ti aspetto”, mi dice indicandomi il bagno: mi avvio continuando a guardarmi intorno, poi entro per prepararmi. Faccio la doccia, mi asciugo e metto l’intimo rosso, stavolta di seta, poi indosso il vestito e infine calzo i tacchi, allacciando le fibbie incrociate alla caviglia. Esco dal bagno e cammino verso di lui: con il tempo ho imparato a camminare decentemente con il tacco alto, ma non posso certo dire che mi risulti facile. Mi fermo nel centro della stanza, vicino al trono in legno, e lui mi gira intorno lentamente. Mi squadra completamente, mi alza il vestito per vedere gli slip: poi si mette dietro le mie spalle e, sempre tenendo rialzato il vestito, mi infila una mano dentro a toccarmi il pene. Mi lavora per qualche istante, abbassando lo slip e prendendomelo in mano, sempre da dietro… mi masturba lentamente per eccitarmi mentre mi lecca il collo e dietro un orecchio. Non mi piace molto sentire la sua lingua sul collo, anche perché mi inumidisce di saliva volutamente… Riposiziona lo slip, lasciandomi il pene, e si sposta davanti a me: “Apri la bocca e tira fuori la lingua”, mi apostrofa già autoritario. Obbedisco e resto con la bocca aperta e la lingua fuori. “Resta così, non muoverti…”, dice mentre si sposta verso il tavolo. Torna e mi benda gli occhi con la stessa maschera della volta scorsa, poi si rimette davanti a me e mi prende la lingua con le dita, per poi infilarmele in bocca. Sono in piedi, con le braccia lungo i fianchi e lui mentre continua tenermi le dita dentro la bocca, ordina: “Metti le braccia dietro la schiena”… lo faccio e immagino voglia legarmi i polsi, ma non si sposta e resta davanti a me. Mi prende sotto il mento con una mano e, tenendomi ben fermo, mi prende la lingua in bocca e comincia a succhiarmela, mentre con l’altra mano torna dentro gli slip a cercare il pene, che stavolta tira fuori abbassando lo slip quanto basta sotto i testicoli. Mi succhia la lingua e mi masturba, per diversi minuti: non mi piace il fatto che mi stia succhiando la lingua, ma non posso oppormi.

La masturbazione mi ha reso il pene duro e dritto quando lo rimette dentro gli slip di seta: finalmente smette di succhiarmi e mi riabbassa il vestito… “Seguimi… mettiti sotto quelle tre catene attaccate alla trave del soffitto”. Lo seguo e mi posiziono sotto le catene penzolanti: lui tira giù le polsiere attaccate alle catene, mi prende i polsi e me li fascia separatamente; poi, con il collare centrale, mi fascia il collo. “Alza le braccia…”, e non appena le sollevo come ordinato, tira una delle due carrucole e le mie braccia vengono tirate per i polsi verso l’alto, molto divaricate. Tende poi la carrucola collegata al collare, mettendomi in tensione il collo, ma senza esagerare. Almeno per ora.

Passa a incatenarmi anche le caviglie, sempre separatamente, con le catene fissate agli anelli sul pavimento che, essendo abbastanza distanti, immagino mi terranno le gambe allargate. Per il momento resto dritto in piedi, con le braccia verso l’alto. Si dirige verso il tavolo e prende una maschera con ballgag, tappi per gli occhi e anello sulla parte superiore, quella che copre la testa: mi ficca la palla in bocca, sempre in maniera abbastanza autoritaria, e chiude le fibbie tappandomi anche agli occhi. La palla è molto grossa e inizia subito a farmi sbavare copiosamente. Per qualche minuto mi gira attorno, toccandomi sotto il vestito e accarezzandomi le gambe, le cosce, i testicoli e ovviamente il pene.

Lentamente sento le catene che mi legano le caviglie tendersi, obbligandomi ad allargare le gambe… sempre di più, finché si ferma e viene a controllare che le fasce metalliche non siano troppo lente e che lascino scoperte le fibbie delle scarpe. Mi tocca i piedi, infilando le dita sotto l’arco, poi risale sulle cosce fino agli slip, che abbassa per tirare fuori il pene: mi sollecita per qualche istante, poi passa dietro di me e quello che temevo si realizza: inizia a tendere le catene tirando la carrucola, così le mie braccia vengono tese sempre più verso l’alto, sollevandomi finché tocco il pavimento solo con la punta delle scarpe. Interrompe il tiraggio della prima carrucola e passa alla seconda, quella del collare: tira e tende la catena finché il mio collo è bloccato in tensione, aumentando il mio sbavare dal bavaglio che mi tappa la bocca. Tende ora nuovamente le catene delle caviglie, allargandomi ancora di più le gambe, in modo quasi innaturale… Ma non basta, riparte la prima carrucola così che polsi, braccia e caviglie vengono tirate al massimo e il corpo sospeso da terra: non tocco più con i piedi e sono completamente immobilizzato, appeso per le braccia e per il collo, che viene ovviamente ancora più tirato con la seconda carrucola. Poi il silenzio: sento solo il suo respiro mentre mi guarda dopo avermi messo in quella posizione estremamente sadica di costrizione.

Mi taglia via lo slip di seta rossa, lasciandomi il pene dritto sotto il vestito, poi si mette dietro di me, per leccarmi tra le natiche e infilarmi la lingua dentro. Mentre mi penetra con un dito, riesco a flettere leggermente un ginocchio nella contorsione causatami dalla penetrazione non proprio soft: lo sento alzarsi e dopo un istante le carrucole tendono ancora di più le catene. “Non devi muoverti… o le tenderò ancora di più”, mi apostrofa con tono quasi minaccioso mentre il suo respiro diventa simile a un ansimare. Polsi e caviglie sono estremamente tirati verso l’alto e verso il basso, con il corpo sospeso… e la cosa lo eccita parecchio! Il collare di metallo mi costringe a respirare con difficoltà… difficoltà amplificata dalla palla bavaglio che mi tiene la bocca spalancata e sbavante saliva.

A questo punto armeggia dietro di me, finché sento che mi passa qualcosa, probabilmente una corda, attraverso l’anello sopra la testa, quello sulla maschera bavaglio… e di lì a qualche istante mi tira decisamente il collo all’indietro, probabilmente fissando la corda al pavimento. Il massimo del sadismo nel legare: forse peggiore di questa posizione c’è solo l’incaprettamento al collo. Sembra soddisfatto per come mi ha immobilizzato appeso, si dedica quindi al mio pene: alza il vestito e me lo prende in bocca, iniziando a lavorarmelo con la lingua e strizzandomi i testicoli con una mano, avendo cura di infilarmi un dito nel culo con l’altra. Alla faccia del voto di castità…


 

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