Come avrete avuto modo di leggere, ho già avuto a che fare con la Chiesa e con il sacerdote amante del sadomaso: una esperienza adolescenziale con strascichi anche successivi e in coppia con il mio vecchio dottore, che poi è stato colui che mi ha iniziato al mondo reale del bondage e del fetish. A molti anni di distanza e con la mia tendenza al crossdressing soprattutto per piedi e scarpe con tacco, nonché con una sorta di escorting iniziato per curiosità, non avrei mai pensato di essere contattato da una eminenza vera e propria della Chiesa: un Cardinale!
Al primo contatto non credevo lo fosse realmente, immaginavo fosse una finzione feticista atta ad attirare la mia attenzione… ricevo una mail che leggo con un interesse abbastanza scettico:
“Buongiorno Fox, o forse devo chiamarti direttamente Nicole? Sono un alto prelato della Chiesa, un Cardinale: sono irrimediabilmente bisessuale e ho delle fantasie particolari che mi hanno portato a contattarti per avvalermi dei tuoi, per così dire, servizi. Sono un peccatore, si. Pur essendo un ecclesiastico è comunque reale questa mia pulsione mista tra sesso femminile e maschile con predilezione per il crossdressing, che mi accompagna da tanto, tanto tempo. Non mi sono mai spinto oltre il limite, per ovvi motivi, ma ciò non toglie che io utilizzi internet per il mio piacere non concesso dalla mia carica e dal mio ordinamento: proprio tramite internet, essendo un fervido feticista, sono giunto al tuo sito e ho goduto delle tue foto in tacchi e dei tuoi racconti in tema bondage e bdsm. Ti seguo costantemente, adoro i tuoi piedi e il tuo gusto molto femminile per i tacchi e la tua collezione di scarpe, finché la sezione relativa al tuo servizio di escort mi ha letteralmente portato sull’orlo di quel limite. Limite che ora vorrei valicare, visto che il diavolo è tentatore: vorrei prenotare i tuoi servigi e usarti per il mio piacere peccaminoso. Immagino non crederai che io sia chi dica di essere, ma ti garantisco che è così e che potrai averne la prova incontrandomi presso la Curia, nel mio ufficio privato. Sono disposto a pagare e bene: ovviamente è necessaria estrema discrezione e riservatezza, ma sono fermamente convinto che tu sia una persona seria e questo mi ha spinto a valicare quel limite. Quello che vorrei fare e farti posso enunciartelo a voce in privato, non via mail. Se la cosa può essere per te fattibile, rispondi a questa mail e potremo accordarci per l’incontro, senza alcun impegno”.
La disponibilità all’incontro preventivo presso la Curia fa diradare abbastanza i miei dubbi iniziali, ma resta il fatto che da quello all’essere effettivamente un Cardinale ce ne passa. Rispondo con calma alla mail, faccio passare qualche ora perché non vorrei alimentare il fatto che, pagando, tutto diventi lecito. Lo faccio cuocere un po’ nel suo brodo. Nel rispondere cerco comunque di rimanere distaccato dalla situazione molto particolare e, senza fare riferimento alle modalità dei servizi eventualmente richiesti, lo invito a concordare l’incontro conoscitivo, garantendogli unicamente la riservatezza e la discrezione del caso. La risposta non tarda ad arrivare:
“Ti ringrazio per la risposta discreta. Per l’incontro mi trovi sempre nel mio ufficio privato presso il Palazzo Lateranense. Scegli il giorno a te più comodo e comunicamelo: ti farò avere via mail il permesso di ingresso per l’appuntamento, sul quale troverai tutti i dati per raggiungermi. L’incontro sarà strettamente privato e al riparo da occhi indiscreti, cosa che non è fuori dai miei canoni normali dato l’incarico che svolgo. Potrai stamparlo e presentarlo all’ingresso, dove ti farò poi venire a prendere dal mio segretario particolare che ovviamente non è a conoscenza di nulla e in tale status deve rimanere. Attendo di conoscere la data da te scelta”.
La cosa si fa seria. Prendo il calendario e scelgo una data a caso nella settimana a venire: un mercoledì. Scrivo la data nella mail di risposta, aggiungendo la mattina come preferenza. Invio… È ormai sera, quindi chiudo il notebook. Al mattino, riaprendo il computer, trovo una sua mail verso le 10. L’indirizzo di invio non è istituzionale, ma in allegato PDF trovo effettivamente un documento recante l’intestazione della Curia Romana e gli estremi dell’appuntamento con il Cardinale, il cui nominativo non cito per ovvi motivi. L’appuntamento è per le 10:30. Le istruzioni riportate mi invitano ad esibire la stampa del documento all’ingresso, dove provvederanno a contattare l’ufficio e farmi venire a prendere dal Segretario, come mi aveva anticipato. Nessun altro riferimento specifico o “particolare”.
I giorni passano velocemente senza ulteriori contatti: arriva così il fatidico mercoledì… “Confesso” di essere abbastanza agitato all’idea di questo incontro: mi vesto in maniera molto casual, senza dare troppa importanza all’etichetta, e mi avvio all’appuntamento. Raggiungo il Palazzo Lateranense in metro e alle 10:20 varco la soglia dell’entrata. Come da istruzioni presento alla “reception” il documento stampato e l’ecclesiastico con funzioni di “portiere” o non saprei in che altro modo definirlo, chiama al telefono l’ufficio preposto. Cordialmente mi informa che il Segretario del Cardinale sta scendendo per accompagnarmi. Ringrazio e aspetto. C’è un gran via vai nell’enorme corridoio di ingresso, non lo avrei immaginato ma, del resto, questi sono a tutti gli effetti degli uffici.
Arriva un prete, o quello che è, alto e longilineo, con gli occhiali che viene verso di me e, in modo molto gentile, mi chiede se sono io che devo incontrare il Cardinale, visto che sul documento è riportato F.N. (Iniziali di Fox Nicole, presumo) come nominativo: rispondo affermativamente e lui mi fa strada senza porre ulteriori domande. Lo seguo per le scale, anche se ci sono gli ascensori: saliamo due piani ed entriamo in un corridoio enorme, lunghissimo e pieno di porte su entrambi i lati. Arrivati davanti ad un ufficio alla fine del corridoio mi invita a sedermi sul divanetto posto all’esterno e aspettare di essere chiamato. Lui entra e richiude la porta dietro di sé. Resto in attesa per qualche minuto, poi la porta si apre e lo stesso Segretario mi invita ad entrare per poi richiudere nuovamente la porta dietro di sé una volta che io ho varcato la soglia. Il Cardinale, e lo è veramente, è seduto a una grande scrivania e, toltosi gli occhiali da lettura, si alza per accogliermi. Viene verso di me porgendo la mano che istintivamente stringo ma ho idea che si aspettasse “altro”. Purtroppo a scapito delle sue aspettative sul baciare l’anello, io non sono molto credente e sinceramente non sopporto questi formalismi da medioevo. Sorride e mi invita a sedermi alla poltrona davanti la scrivania dove lui torna a sedersi. È alto, ma anche abbastanza in carne… sulla sessantina credo: il classico Cardinale insomma.
Rompe il ghiaccio in maniera cordiale: “Benvenuto… possiamo parlare liberamente senza timore di essere ascoltati. Uno dei vantaggi delle spesse mura di questo antico palazzo. Ti ringrazio per essere qui, e ti ricordo che nulla di ciò che ci diremo deve arrivare a chicchessia” – “Non vi è motivo perché accada, in entrambi i sensi credo…” – “Bene. Allora… come ti accennavo, io sono un peccatore e ne sono consapevole” – “Tutti lo siamo per quelli che sono i canoni del vostro credo, giusto?” – “Deduco tu non sia un fervente cattolico” – “Deduco non lo sia neanche lei”, rispondo schiacciando la battuta che mi ha offerto su un piatto d’argento! Accusa il colpo, ma sorride… Poi: “La carne è debole amico mio. Soprattutto quando viene tentata da diavoli come te, che sintetizzano le fantasie di un povero sacerdote…” – “Avrei da sindacare sul “povero”, se me lo consente” E con questa siamo due a zero per me! Ma sorride di nuovo, anche se spiazzato dalla mia schiettezza.
“Veniamo al motivo di questo incontro… Ho queste fantasie, e sono sempre più presenti, forse perché ho sempre cercato di reprimerle. Ormai guardo quotidianamente le foto dei tuoi piedi, tutte quelle scarpe e quelle pose molto provocatorie che usi, molto femminili. Ma non sono attratto dalle donne, semmai da chi pratica il crossdressing, cosa che tu sai fare egregiamente…” – Ma io non pubblico mai foto intere, al massimo fino alle gambe” – “A questo supplisce l’immaginazione, credimi. Adoro le tue gambe e i tuoi piedi, se poi penso che dietro ci sia “altro” al maschile, allora la tentazione per me cresce esponenzialmente. Inoltre i tuoi racconti sadomaso, ben scritti e ricchi di particolari, fanno il resto. Vorrei farti una proposta…” – “Sono qui per ascoltare, la faccia pure… Immagino non si limiterà a scarpe con tacco e piedi, giusto?” – “Giusto. La richiesta è più complessa e per questo sarebbe ben remunerata” – “Ascolto…”. Resta in silenzio per qualche istante, come per ricapitolare nella sua mente quello che sta per dirmi, poi: “Io vorrei avere i tuoi servizi in esclusiva per un tempo che concorderemmo ovviamente. O magari in pianta stabile se la cosa dovesse aggradarti abbastanza” – “Continui. Ribadisco, ascolto con attenzione, senza pregiudizi…” – “Bene. Diciamo che potrei offrirti 5.000 euro come bonus iniziale, poi 1.000 euro al mese per, diciamo, due incontri mensili. Incontri che programmeremmo di mese in mese sulla base degli impegni reciproci. Gli incontri si svolgerebbero nel mio appartamento privato e dovrebbero durare almeno 8 ore, o magari di più se ve ne fosse modo” Lo interrompo per porre dei quesiti… “Il suo appartamento dove si trova? Otto ore possono essere poche, tante, abbastanza o insufficienti, dipende da cosa vorrebbe fare, o meglio farmi, in questi incontri…” – “Certo. Ci arrivo… abbiamo tutto il tempo, ma andiamo per gradi. Il mio appartamento è in Vaticano, un attico molto riservato e discreto. Riguardo le tempistiche, avrei piacere di tenerti a mia disposizione anche per più giorni consecutivi, ma gli impegni non me lo consentirebbero e comunque in giorni specifici è presente personale che si occupa delle pulizie e di tutto il resto. Non sarebbe consona la tua presenza. Quindi, a meno di occasioni particolari che si venissero a creare, iniziamo con un lasso di tempo di otto ore, poi si vedrà. Fin qui ci siamo?” – “Come impegno generale si, però molto dipende da cosa andremmo a fare, perdoni la schiettezza, ma deve essere chiaro su questo. Il compenso è sicuramente notevole, ma dipende dalla contropartita richiesta”. Nuova pausa, stavolta più lunga, come a testimoniare un certo imbarazzo a mettere sul piatto le “fantasie”.
Prende coraggio e si fa intraprendente: “Vieni nel mio appartamento, portandoti l’occorrente, ti cambi e indossi abiti e intimo femminile, tacchi alti, completamente depilato. Seguirò la mia fantasia del momento: potrei volerti legare, incatenare, ammanettare. Oppure solo obbligarti ad essere toccato, masturbato, succhiato. O magari seviziarti, legato e imbavagliato, con dildi, vibratori, morsetti, frusta o giocattoli di mio piacimento. Potrei volertelo mettere in bocca o incularti, torturarti o semplicemente tenerti legato in diverse posizioni solo per il mio piacere di guardarti. Deciderò sul momento. In quelle otto ore sarai il mio schiavo in tutto e per tutto e non potrai opporti. Nulla che lasci segni o che comporti dolore fuori dall’ottica del gioco consensuale, ma quello che mi piacerà farti ti farò. Questo è quanto”. Ora sono io a restare in silenzio per diversi minuti.
“Ammesso che io accetti, in che modo intenderebbe far fronte ai compensi?” – “Ho già pronta una carta di credito prepagata e ricaricabile sulla quale posso inviare subito i primi 5.000 euro di bonus, poi ogni primo del mese verranno accreditati i successivi 1.000, per tutto il tempo che il nostro accordo rimarrà in auge”. Detto questo apre un cassetto della scrivania e ne estrae una busta, all’interno della quale c’è una PostePay: “Chiaramente questa carta andrà usata solo per prelevare contanti e non per fare acquisti”.
“Posso rifletterci qualche giorno?”, gli chiedo tentato, lo ammetto… “No. Se accetti uscirai di qui con la carta e poi potremo accordarci per il primo incontro, altrimenti non se ne fa nulla. Data la natura della proposta, o viene accettata qui o meglio evitare strascichi e ognuno per la sua strada, senza appigli di alcuna natura se non le parole dette dentro questa stanza senza orecchi, che restano comunque solo parole e come tali confutabili. Sappi che, se accetti, non dovrai avere altri incontri per tutto il tempo che li avrai con me”.
Non avrei pensato di trovare il diavolo tentatore proprio dentro la Curia Romana, o forse è proprio qui la sua dimora naturale: prendo la busta con la carta e la metto in tasca: “Mi faccia sapere quando intende incontrarmi nel suo appartamento”, gli dico mentre mi alzo dalla poltrona… “Perfetto. Troverai i primi 5.000 euro già oggi. Ti contatto io via mail”.
Esco dall’ufficio e mi avvio verso la scala alla fine del corridoio: il servizio di escort esclusivo è iniziato.