Rientrato a casa, per curiosità, utilizzo i dati di accesso della PostePay per verificarne il saldo: i 5.000 euro sono stati già accreditati, come promesso. Ora non resta che attendere la mail di “convocazione” per il primo incontro. Non passa molto tempo prima che questa arrivi, e me lo aspettavo ovviamente. A tre giorni dall’incontro a Palazzo Lateranense, ricevo questa mail:
“Buongiorno Nicole. Come da nostro accordo, ti invito a non prendere impegni per venerdì della prossima settimana. Con un taxi mi raggiungerai nel mio appartamento sito in via Borgo Pio n.XX alle ore 18, citofonando il numero 500 sul tastierino del repertorio elettronico. Come ti ho accennato sono all’attico. In una borsa porterai con te l’occorrente per cambiarti: un vestito, possibilmente con gonna al ginocchio, intimo femminile coordinato, in pizzo o seta, e due paia di scarpe con tacco alto. Una decolleté e un sandalo, deciderò io quale farti indossare. Ti voglio totalmente depilato, oltre che nelle parti intime anche su tutto il corpo. L’incontro avrà termine per le 23. Non serve che porti altro, l’occorrente per legarti e seviziarti sarà a mia personale cura. A venerdì”.
Tutto molto chiaro e che non lascia adito ad alcun dubbio.
Nei giorni che precedono l’incontro mi metto alla ricerca degli accessori richiesti perché, a parte le scarpe, per il vestito devo attrezzarmi, come anche per l’intimo. Amazon è utilissimo per queste cose, e infatti trovo un vestitino blu scuro, al quale posso abbinare le decolleté e i sandali, sempre blu. Per l’intimo trovo un set coordinato, anch’esso blu, in pizzo. Il giovedì pomeriggio antecedente l’incontro, mi dedico alla depilazione full body, pratica che non amo molto ma che si rende necessaria viste le condizioni dettate. Al venerdì mattina tutto è pronto per il primo incontro. Verso le 16 chiamo per prenotare il taxi e alle 17:00 esco di casa per raggiungere il Vaticano, con tutto l’occorrente in una borsa non troppo grande, per non dare alcun adito a illazioni, anche se sarebbe impossibile farne, ma meglio essere prudenti. Volutamente mi faccio lasciare su via della Conciliazione, per poi raggiungere Borgo Pio camminando, così da non dare riferimenti espliciti al conducente del taxi.
Alle 17:55 sono davanti al portone e, come da istruzioni, compongo il numero 500 sul repertorio elettronico del videocitofono: la serratura scatta ed entro nel palazzo. Prendo l’ascensore e, dovendo salire all’attico, spingo il pulsante del piano più alto, il quinto. L’ascensore arriva direttamente nell’appartamento del Cardinale, e infatti una volta che le porte si aprono, ho davanti a me un’altra porta con tanto di campanello e telecamera. Suono e dopo pochi istanti la porta si apre…
Lui è in abito ecclesiastico e la cosa non mi sorprende: mi invita ad entrare con fare molto cortese e richiude la porta a chiave. “Ben arrivato. Sei venuto in taxi come ti avevo detto?” – “Si, ma mi sono fatto lasciare su via della Conciliazione per non collegare l’indirizzo” – “Ottimo. La discrezione è fondamentale, lo apprezzo” – “Farò lo stesso quando andrò via” – “Molto bene. Hai tutto ciò che ho chiesto in quella borsa?” – “Si, vestito, intimo e scarpe” – “Vieni, accomodati e fammi vedere cosa hai lì dentro…”. Mi indica un tavolo in legno massiccio nel centro della sala, con adiacenti due divani in pelle: si tratta bene il Cardinale, considerando la grandezza dell’appartamento e la qualità dell’arredamento. Apro la borsa ed estraggo il vestito, ben piegato, poi l’intimo e infine le due paia di scarpe. Metto tutto sul tavolo, in bella mostra.
“Il vestito è perfetto, e anche l’intimo. Per le scarpe opterei per i sandali, molto sensuali. Tacco 15 vedo…” – “Lei ha chiesto tacchi alti…”, gli rispondo. Lo vedo soddisfatto mentre mi fa cenno di prendere il tutto e seguirlo: “Ti mostro la camera dove potrai cambiarti”, e così dicendo mi fa strada lungo un corridoio arredato da entrambi i lati con librerie ricolme di volumi e tomi di ogni genere. Entriamo in una stanza molto grande, con un enorme tappeto rosso sul pavimento in legno, poi armadi, due poltrone, un tavolo molto grande, un tavolino, due sedie e una sedia simile a un trono, completamente in legno, altre librerie e… un letto con lenzuola rosso porpora… guarda caso! Non posso fare a meno di notare che il “letto” è in ferro battuto e ai quattro angoli ci sono catene con fasce di metallo aperte, ovviamente atte ad incatenarmi al letto con gambe e braccia divaricate. Non mi esimo dall’esordire: “Il letto è sempre così o è stato attrezzato per l’occasione?”, gli dico ironicamente… “Questa stanza resterà sempre chiusa a chiave per i domestici, posso aprirla soltanto io. L’ho dedicata ai nostri incontri e ci sarà sempre tutto l’occorrente, ben stipato in quegli armadi”. E infatti dopo essersi diretto verso uno degli armadi, lo apre e mi mostra il contenuto: corde di diverso tipo, manette, cavigliere, vibratori, dildi, bavagli, cappucci, fruste, verghe, morsetti… insomma il paradiso del sadomaso! Solo allora il mio sguardo sale verso il soffitto non troppo alto e vedo che dalle travi portanti in legno che lo costituiscono, circa nel centro della stanza, spuntano diversi ganci e catene, incluse due carrucole. “Si, ti confermo che nelle mie fantasie c’è anche quella di appenderti per i polsi o per le caviglie”, mi dice anticipando la domanda che stavo per fare. “Inoltre quell’armadio contiene l’attrezzatura essenziale, ma nell’altro ci sono diversi strumenti di tortura che intendo usare nel tempo che passeremo insieme. Non preoccuparti, nulla di pericoloso, ma molto scenografico ed eccitante”. Resto pensieroso all’idea, ma ormai è tardi per i ripensamenti. “Non essere preoccupato… voglio seviziarti, certo, ma potrei anche solo legarti e immobilizzarti in qualche posizione particolare e poi solo masturbarmi guardandoti. Dipende dalle situazioni e dalle voglie che accumulerò tra un incontro e l’altro” – “Ho idea che dovrò guadagnarmelo il compenso, vero?” – “Quello certamente, come hai visto non ho lesinato” – “Certo…”.
Prende delle corde dall’armadio e le posa sul grande tavolo, poi: “Ora cambiati. Metti quello che hai portato e i sandali. Fai con comodo, se serve lì c’è un bagno con tutto il necessario se vuoi rinfrescarti. Io tornerò da te tra un po’…”. Detto questo esce dalla stanza e, richiusa la porta, sento dare diverse mandate alla serratura. Mi guardo intorno, ma evito di aprire l’altro armadio per non avere ulteriori preoccupazioni. Inizio a spogliarmi e, una volta nudo, vado in bagno. C’è una doccia molto spaziosa, un accappatoio, creme varie, pantofole di spugna… insomma, tutto previsto e organizzato. Faccio la doccia, se non altro per prendere tempo primo che il “servizio” abbia inizio. Mi asciugo con l’accappatoio poi, calzate le pantofole, esco dal bagno e mi preparo… Metto gli slip di pizzo blu, il vestito al ginocchio e, infine, i sandali tacco 15 che allaccio alle caviglie: ora sono Nicole, a tutti gli effetti. Mi siedo sul tavolo, in attesa.
Passato un quarto d’ora circa, sento le mandate della serratura e poi la porta aprirsi: il Cardinale entra nella stanza e, dopo avermi squadrato seduto sul tavolo, richiude la porta a chiave che mette in tasca alla tonaca porporata che ancora indossa… Senza dire nulla va all’armadio e ne estrae un cappuccio rosso porpora forato unicamente all’altezza della bocca: viene verso di me e me lo infila sulla testa, avendo cura di sistemare il foro nel modo corretto. Poi mi chiude al cappuccio sotto il collo con un collare che stringe abbastanza. Sento il suo respiro farsi più veloce, deduco che si stia già infoiando. Mi tocca le gambe accarezzandole sotto il vestito, poi scende verso le scarpe per toccarmi i piedi… “Sei molto sexy e hai belle gambe, nonché bellissimi piedi… morbidi. Devo dire che le foto non rendono poi giustizia… Ora scendi dal tavolo e inginocchiati…” Obbedisco e, sceso dal tavolo, mi inginocchio sul tappeto color porpora: le sue dita entrano nella mia bocca a cercare la lingua attraverso il foro del cappuccio… “Metti le braccia dietro la schiena”, mi dice con fare perentorio, e io obbedisco. Mentre mi tiene aperta la bocca con le dita, fa scivolare lentamente il suo cazzo tra le labbra, fino a ficcarmelo poi dentro a fondo tenendomi ferma la testa. “Prendilo tutto dentro… fammi vedere fino a dove riesci a fartelo entrare”, mi dice mentre spinge sempre più dentro. Ce l’ha bello grosso il Cardinale, ed è duro come un sasso per quanto è eccitato: fatico a prenderlo in bocca, anche perché continua a spingere dentro, quasi ad arrivare in gola. Inizio ad avere conati per quanto mi sta dentro, così si ritrae quanto basta e mi scopa per qualche minuto. È talmente duro e umido che potrebbe venire da un momento all’altro, penso tra me e me, ma non accade. Si ferma e me lo sfila di bocca, credo proprio perché temesse di venire precocemente: “Alzati e voltati. Voglio legarti”, mi ordina!
Mi alzo e mi volto di schiena… mi prende i polsi e, dopo averli incrociati verso l’alto e ben stretti con la corda, me li collega al collo con un cappio scorsoio che poi tende per sollevarmi le mani verso le spalle. Poi mi fascia il petto, bloccandomele… “Ora siediti sul tavolo, ti guido io… voglio legarti gambe e piedi”. Ancora una volta obbedisco e lo assecondo, facendomi guidare per sedermi sul tavolo con le gambe penzoloni: mi lega le caviglie, molto strette, e poi le gambe, sopra e sotto le ginocchia. Lo sento leccarmi il collo dei piedi, mentre con le dita entra sotto gli archi, dentro le scarpe. Poi mi prende per le braccia, mi fa scendere dal tavolo e, così legato, mi fa inginocchiare nuovamente sul tappeto.
Mi ficca di nuovo il cazzo in bocca a forza, tenendomi ben ferma la testa e scopandomi in modo molto rude, se così vogliamo dire… Va avanti almeno per venti minuti, senza mai liberarmi la bocca dal suo cazzo, poi improvvisamente si ferma e dopo pochi istanti mi ficca in bocca un ballgag molto grosso che serra strettissimo sopra il cappuccio. Mi fa alzare e mi riporta al tavolo, stavolta per farmici sdraiare sopra di pancia. Mi blocca collo e piedi alle gambe del tavolo e mi alza il vestito scoprendo le natiche con gli slip di pizzo. Poi silenzio, non sento più nulla e non mi tocca. Mi lascia legato sul tavolo, imbavagliato e incappucciato…