Non so quanto tempo sia passato dal momento in cui sono stato narcotizzato… Quando riprendo lentamente i sensi e ricomincio a veder pian piano qualcosa, mi rendo conto di essere in un locale molto grande, completamente ricoperto di pannelli insonorizzati tipo quelli degli studi discografici. Le luci sono abbastanza forti, o almeno è l’impressione che ho mentre la vista mi si schiarisce. Pian piano riacquisisco la sensibilità, fino a rendermi conto di essere completamente nudo e legato strettamente a una sedia: i polsi sono incrociati dietro la schiena, molto alti e fissati al collo con un cappio, nonché tirati verso il basso e collegati alla stecca che unisce le due gambe della sedia; le cosce molto divaricate, con le ginocchia fissate alla seduta e le caviglie legate all’indietro alle gambe della sedia stessa: le corde mi fasciano il petto sopra e sotto, evidenziando i capezzoli e al contempo tenendomi immobilizzato alla spalliera. Mi hanno riempito il palato con un qualche panno molto grosso ben appallottolato, fasciandomi poi strettamente la bocca con nastro adesivo, molto nastro adesivo. I testicoli sono avvolti con spago e strizzati, mentre l’asta del pene è costretta, sempre con spago, sia alla base che sotto il glande con un vibratore ancorato alla seduta che mi sollecita l’erezione direttamente schiacciato sul prepuzio. Una volta rinvenuto completamente, mi rendo conto di essere anche impalato sulla sedia da un dildo molto lungo e largo! Provo a emettere un qualche suono, ma comprendo solo ora di cosa significasse “imbavagliamento pesante”: quasi non sento io stesso i suoni da dietro quel bavaglio!

Lo zio è davanti a me sulla sua carrozzina, senza pantaloni e mutande, e con il cazzo duro in mano mentre si masturba guardandomi. Sarà anche sulla carrozzina, ma ha un arnese notevole… Non vedo al momento il nipote, ma non posso muovere il collo più di tanto, quindi potrebbe essere anche dietro di me o di lato. Fisso lo zio, come per capire cosa succederà ora, ma lui continua a masturbarsi lentamente guardandomi senza parlare. Intravedo diverse videocamere, che riprendono da più angolazioni, ma ancora non vedo il nipote e non ne percepisco la presenza. Vedo svariati “giocattoli” fare bella mostra su un tavolo, costrittori, corde, manette, cavigliere, catene, dildi, vibratori, pinze per capezzoli, bavagli, maschere, fruste… una fiera del sadomaso.

Improvvisamente si apre una porta che neanche si distingueva sul muro, a causa dei pannelli che la ricoprono, e il nipote entra nella stanza: è vestito con un paio di pantaloni di pelle nera che lasciano i genitali fuori, e una maglia nera corredata di cappuccio tipo passamontagna in pelle, calato solo subito sopra gli occhi. Si avvina alla carrozzina dello zio, sempre con il cazzo in mano, iniziando anche lui a fare lo stesso. “Si è svegliato… ci ha messo un po’” – “Devi usare meno narcotico, te l’ho detto…” – “Si, forse ho esagerato un po’. Ti va bene come l’ho legato?” – “Si, esattamente come lo volevo per iniziare. Ora mettiti il cappuccio, poi pinzagli i capezzoli con i morsetti piccoli”.

Ascolto la conversazione abbastanza surreale, come surreale è l’abbigliamento e la situazione in generale, mentre cerco di muovermi un minimo, confermando soltanto il fatto di essere legato molto stretto. E’ chiaro che nelle riprese video non vogliano che sia riconoscibile il nipote, infatti si cala completamente il cappuccio di pelle, dotato di fori per gli occhi, il naso e la bocca, ma che non lascia spazio alla visibilità dei tratti somatici… Viene verso di me dopo aver preso dal tavolo le pinze per capezzoli che lo zio ha chiesto di applicarmi e, dopo essersi soffermato a toccarmi tra le gambe, come per verificare che il vibratore stia facendo il suo lavoro di sollecitazione, mi stringe i capezzoli con le dita per poi applicarvi le pinze. Sono abbastanza dolorose anche se sopportabili. A questo punto si abbassa per toccarmi i piedi, li accarezza e va ad infilarsi tra le dita per poi passare sotto le piante: quando si rialza vedo che il pene gli si è drizzato e inturgidito notevolmente, forse non è solo lo zio il feticista!

“Mettigli il collare di pelle e stringilo… stringilo molto, voglio che il cazzo gli diventi bello duro da evidenziare lo spago…” Senza proferire parola il nipote prende dal tavolo un collare di pelle nera e, dopo avermelo passato attorno al collo già stretto dal cappio che lo collega ai polsi, lo chiude dietro e inizia a stringere fino a portarmi a una respirazione abbastanza ridotta per cui la carenza di ossigeno amplifica l’eccitazione causata dal vibratore sul prepuzio. Sento il pene indurirsi molto, così come i testicoli già avvolti dallo spago… La sensazione di piacere diventa molto intensa, ma la respirazione si fa invece affannosa.

“Cazzo se mi eccita… continua così… anzi, bacchettagli i piedi con la verga piccola… senza esagerare però”, esordisce lo zio che da tutta l’impressione di godersi veramente molto il modo in cui mi stanno seviziando. Inizia a bacchettarmi le piante dei piedi legati, alternandosi a sinistra e a destra con vergate leggere ma che si fanno sentire abbastanza. Incredibile quanto la cosa mi provochi sia dolore che eccitazione!

Lo zio si avvicina a me con la carrozzina e si posiziona in maniera tale da potermi prendere in mano il pene legato e sollecitato dal vibratore, senza disdegnare di strizzarmi i testicoli: mi provoca diversi sussulti, accompagnati dalle vergate sulle piante dei piedi. Giocherella con le pinze sui capezzoli e la cosa gli fa letteralmente scoppiare di eccitazione il cazzo che continua a masturbare. Dopo qualche minuto si allontana e, una volta posizionatosi dove era prima: “Prendiglielo in bocca… succhialo per bene ma non farlo sborrare”, ordina al nipote, il quale esegue con piacere. Me lo prende tutto in bocca legato com’è, dopo aver allontanato il vibratore schiacciato sul prepuzio per poi spingerlo sui testicoli mentre mi lecca l’asta, devo dire con molta avidità. Mi lavora con la bocca per qualche minuto, avendo cura di non farmi venire, come indicato dallo zio… finché: “Ora fermati e rimettigli la testa del vibratore sulla punta del cazzo. Poi inclina la sedia, voglio metterglielo tra le mani”. Eseguito quanto richiesto e rifissato il vibratore al pene, reclina la sedia all’indietro mentre lo zio si posiziona con la carrozzina dietro di me… sento il suo pene infilarsi tra le mani legate incrociate e tirate verso il collo, umido di umori e turgido. “Muovi le dita, masturbami”, mi dice in modo abbastanza autoritario: non è facile farlo, i polsi legati incrociati verso l’alto non mi consentono molti movimenti e per di più ad ogni tentativo la corda che me li collega al collo si stringe, come se non bastasse il collare di cuoio che mi hanno messo. Faccio quello che posso, usando soprattutto le dita per masturbarlo… Non ci vuole molto prima che mi schizzi copiosamente sulle mani legate, ansimando di piacere. Il liquido caldo mi cola dai palmi e dai polsi, ma lui continua a farsi masturbare senza togliersi: “Abbiamo fatto bene a incontrarlo. Questo mi sta mandando ai pazzi così legato!”, esclama. “Abbiamo solo cominciato. Vuoi tenerlo ancora legato così?” – “No… levagli il collare. Poi narcotizzalo, slegalo dalla sedia e incaprettalo sul letto, è ora di usare la bocca”.

Senza replicare, il nipote riporta la sedia in posizione eretta per poi andare al tavolo e prendere una boccetta scura e un panno: “Non esagerare, non voglio che si svegli tra un’ora. Addormentalo il tempo necessario per legarlo e incaprettarlo sul letto. Usane poco”. Dopo un cenno di assenso, vedo che il panno viene imbevuto mentre il nipote viene dietro la sedia… quasi immediatamente il panno imbevuto di cloroformio mi viene premuto sul viso e sulla bocca tappata dal nastro adesivo, obbligandomi a respirarne l’odore acre per diversi secondi, finché nuovamente perdo i sensi e tutto torna buio.

Inizio a riprendere i sensi… il buio lascia lentamente spazio prima al chiarore poi pian piano alla luce finché la vista rientra nelle mie facoltà: svanisce lentamente l’intorpidimento, fino a rendermi conto di essere legato sul letto e strettamente incaprettato piedi, mani e collo. Le caviglie unite sono collegate ai polsi legati incrociati dietro la schiena come quando ero sulla sedia, collegati a loro volta al collo con un cappio scorsoio. Il petto è strettamente fasciato sopra e sotto, sempre evidenziando i capezzoli, anche se sono sdraiato sulla pancia; le gambe legate anch’esse sopra e sotto le ginocchia, praticamente immobilizzato. Sotto il mento ho due cuscini che mi mantengono la testa rialzata, probabilmente per non farmi strangolare dal cappio intorno al collo mentre ero svenuto… completa l’opera un bavaglio ad anello molto largo che mi hanno ficcato in bocca per tenerla ben spalancata, al momento riempita con un dildo in lattice fissato attraverso l’anello stesso per impedirmi anche solo di mugolare. Non manca ovviamente un plug anale, tenuto fermo dalle corde che mi passano tra le natiche e i genitali, anche se non sento costrizioni né al pene né ai testicoli che prima mi avevano invece legato strettamente. Vedo il nipote riprendermi con la videocamera, girandomi attorno per fissare tutti i particolari mentre lo zio si avvicina con la carrozzina, sempre con il pene in erezione, con una bacchetta in mano… Mi rendo conto che il letto è abbastanza basso e capisco anche il perché: per consentirgli di scoparmi in bocca avvicinando la carrozzina al bordo, il cui materasso fuoriesce abbastanza da dargli modo di farlo agevolmente. Tutto ben organizzato ovviamente.

“Voglio scopargli la bocca ora che si è svegliato. Attacca la corda della carrucola e tiragli su le gambe, poi togli i cuscini… riprendi da vicino mentre lo scopo e soprattutto quando gli vengo in bocca” – “Tranquillo, tolgo prima i cuscini, poi lo aggancio…”. Sul momento non comprendo cosa vogliano fare esattamente finché, sfilati i due cuscini da sotto il mio viso, lo sento passare una corda tra le ginocchia, a cappio, che poi viene tirata verso l’alto: lo sferragliamento mi suggerisce che la corda sia stata attaccata ad un gancio scorrevole, una carrucola appunto, atta a tirare le mie gambe verso l’alto. In questo modo il mio busto si inclina verso il basso, il resto è semplice da immaginare…

Tolti i cuscini, la pressione sul collo diventa molto costrittiva e devo cercare di rimanere in tensione con piedi e gambe per alleggerire i polsi che altrimenti fanno serrare ancora di più il cappio: una vera tortura, molto intensa devo dire. Lo zio è davanti a me con la carrozzina e il mio viso è praticamente tra le sue gambe, con il pene che mi tocca le guance… Con fare sovraeccitato mi sfila il dildo che mi tappa la bocca, lasciandola spalancata dall’anello, poi con le dita si infila dentro a cercare la lingua… mi spinge due dita quasi fino in gola, mentre con l’altra mano si masturba, come preparandosi a penetrarmi. In quel momento sento il nipote leccarmi i piedi legati… mi ricopre le piante di saliva e continua a leccarmele per poi passare a infilarsi le dita completamente in bocca, succhiandole.

Lo zio passa la bacchetta al nipote: “Frustagli il culo mentre lo scopo…”, gli dice. Mi blocca la testa con entrambe le mani e guida verso il suo cazzo dritto e duro, fino a farlo sparire dentro la mia bocca attraverso il ring. Mi arriva praticamente in gola!


 

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