Continua a rimanere seduto alla poltrona guardandomi incaprettato sul letto… La posizione è estremamente costrittiva e il mio peso sul pene legato dallo spago e tirato verso l’alto è anche abbastanza doloroso. Il bavaglio poi è qualcosa di insopportabile con quella palla di gomma gonfiata a dismisura dentro la bocca tenuta spalancata dall’anello.

Si alza e viene verso di me: si posiziona davanti al mio viso… Senza dire una parola, si abbassa i pantaloni e le mutande e si prende in mano il pene, duro e dritto nonché considerevolmente grosso e lungo. Immagino cosa mi aspetti ora, e infatti sgonfia la palla di gomma e la estrae dalla bocca facendola passare dall’anello attraverso il quale me l’ha ficcata dentro mentre ero narcotizzato. Senza darmi tempo neanche di riprendere fiato o di deglutire l’enorme quantità di saliva che il bavaglio mi ha fatto produrre, me lo spinge dentro la bocca attraverso l’anello e inizia a scoparmi a fondo… L’incaprettamento non mi consente di muovermi, anche perché il cappio attorno al collo si tende, obbligandomi a rimanere inarcato in maniera innaturale: diverse volte mi prende la testa con le mani per tenerla ferma mentre spinge fino alla gola, e continua a scoparmi per moltissimo tempo… sembra non passare mai e inizio a sperare che venga prima possibile!

Sarà passata almeno un’ora quando, finalmente, mi inonda la bocca e la gola del suo sperma, tenendomi sempre ben fermo per obbligarmi a ingoiare… continua comunque a scoparmi fin quando il pene non gli si rilassa dentro la bocca, accertandosi che abbia ingoiato ogni residuo. Si sfila e sempre senza dire una parola, imbeve nuovamente il panno con il narcotico e me lo preme ancora sul viso, facendomi perdere i sensi per la terza volta.

Quando il buio si apre lentamente e i miei occhi ricominciano pian piano a vedere, sento di essere seduto a una sedia, sempre legato mani e piedi molto strettamente: le gambe sono divaricate e le caviglie tirate verso le gambe posteriori della sedia, mentre polsi, braccia e petto sono fissati alla spalliera. I genitali sono sempre legati con spago, e sono imbavagliato con una fascia di cuoio che reca all’interno un dildo in lattice molto largo e lungo. Quando la vista si rischiara completamente, lo vedo seduto alla poltrona davanti alla quale ha posizionato la sedia sulla quale mi ha legato dopo avermi narcotizzato. Non ho idea di che ora sia, ma ormai si starà facendo giorno, almeno credo. Si alza e, dopo aver preso un pezzo di corda dal borsone, me lo avvolge a cappio intorno al collo, tirandolo poi verso i polsi che sono comunque legati incrociati abbastanza alti verso le spalle: mi obbliga a reclinare il collo all’indietro e poi fissa la corda ai polsi. A questo punto inizia a masturbarmi lentamente… Quando il pene diventa duro e turgido e ovviamente lo spago si stringe di conseguenza, posiziona il Magic Wand direttamente tra i testicoli e la base del pene, fissandolo con altro spago in modo che resti in posizione. Poi mi pinza i capezzoli con dei morsetti che regola abbastanza stretti, prima di posizionarsi dietro di me e mettermi il suo pene tra le mani legate, guidandomi nel masturbarlo.

Il Magic Wand mi sta ormai portando all’orgasmo proprio mentre lui mi schizza sperma nei palmi delle mani, finché anche io colo il mio sulla testa del vibratore, contorcendomi sulla sedia e provocando il serraggio del cappio attorno al collo… L’orgasmo è intenso, così come anche la stretta del cappio che quasi mi toglie il respiro, se non altro per la posizione costrittiva in cui è bloccata la testa. Prende una delle videocamere e riprende ogni particolare: le mie mani intrise del suo sperma e il mio che è colato abbondantemente sul vibratore e sulla sedia, poi un primo piano della testa, dei morsetti ai capezzoli e infine dei piedi legati alla sedia. E non una parola!

Vedo dalla finestra che si sta facendo giorno, saranno le 5 o giù di lì, così mi auguro che il tutto giunga a un termine e lui se ne vada, aggiungendo un’altra puntata alle sue gesta sadiche… Ma dopo essere stato nuovamente narcotizzato, al risveglio mi rendo conto che non è affatto così! Sono legato al letto, con i polsi fissati alla testiera, con le braccia divaricate… le caviglie sono legate ai polsi, con le gambe completamente divaricate e rialzate, esponendo sia i genitali che il culo: mi ha riempito la bocca con il panno e me l’ha fasciata molto strettamente con nastro adesivo, avendo cura di passarlo anche sopra la testa per immobilizzare le mascelle. Non posso in alcun modo muovere le gambe, perché oltre ad avere le caviglie legate ai polsi, mi ha fasciato sopra al ginocchio tirando verso l’interno e fissando le corde ai lati del letto per impedirmi ogni tentativo: devo restare immobilizzato a gambe divaricate tirate verso l’alto. E di lì a poco ne comprendo il perché…

Sale sul letto con il pene in mano già duro e dritto e, dopo avermi allargato le natiche, mi poggia la punta sul buco… poi inizia a spingere e mi penetra completamente. Mi scopa senza sosta per almeno mezz’ora, sbattendomi veramente come una puttana: posso emettere solo gemiti attraverso il bavaglio dovuti, oltre alla penetrazione, anche al fatto che mi masturba e mi strizza i testicoli legati. Mi viene dentro mentre ansima di piacere sadico e continua a sbattermi durante l’orgasmo, durante il quale mi fa venire copiosamente masturbandomi: poi si sfila e mi lascia legato guardandomi per qualche minuto. Sono dolorante, ancora con il pene e i testicoli legati dallo spago e intrisi del mio sperma che è colato ovunque.

Lo vedo poi prendere nuovamente il panno e la boccetta di narcotico: imbeve il panno e poi, salendo ancora sul letto, me lo preme sul viso facendomi perdere di nuovo i sensi… mentre si fa tutto nero spero che sia l’ultima volta e che finalmente se ne vada lasciandomi in pace.

Quando riprendo i sensi è ormai giorno fatto: la luce del sole entra attraverso le finestre e, man mano che riacquisto consapevolezza del mio corpo, sento di non essere legato né imbavagliato, ma sempre completamente nudo sul letto. Un polso è però ammanettato al letto e, dopo aver snebbiato la vista, oltre ad un forte mal di testa dovuto alle molteplici narcotizzazioni, vedo una piccola chiave posta sul comodino che immagino essere delle manette. È però difficile da raggiungere, visto che è dalla parte opposta a quella dove sono ammanettato. Non lo vedo nella stanza e non sento alcun rumore, deduco se ne sia andato nello stesso modo in cui è entrato, ma non posso esserne certo, se non per il fatto che è chiaro mi abbia lasciato modo di liberarmi. Ci metto un po’, ma alla fine riesco a prendere la chiave e ad aprire le manette che mi bloccano il polso al letto… Lentamente mi alzo, dolorante per le torture e con polsi e caviglie segnati dalle corde strette che mi hanno tenuto legato molte ore. Faccio un giro di controllo della casa e non noto nulla fuori posto finché, arrivato alla mia scrivania, trovo un foglio sul quale, scritto con un pennarello nero in caratteri stampatello, leggo il messaggio che mi ha lasciato: “Tornerò. Se eviterai di chiamare la Polizia io eviterò di mettere su internet il video di quello che ti ho fatto. A te la scelta”.

Una chiara minaccia che non esclude il fatto che tornerà, qualunque cosa io decida di fare: varrà la pena denunciare?...


 

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