Sto ancora sorseggiando lo champagne dal calice, quando lui torna nella sala e si avvicina alla mia sedia con in mano un paio di manette e un paio di cavigliere, un collare sempre in metallo e tre catenelle abbastanza lunghe… “Continua pure a bere…”, mi dice mentre si china verso i piedi: con molta delicatezza mi prende il piede destro e, dopo averlo accarezzato leggermente, mi cinge la caviglia con il metallo, chiudendo e serrando la cavigliera quanto basta perché non si muova ma al contempo non segni la pelle; tende la catenella che collega l’altra cavigliera dietro le gambe della sedia, avendo cura di formarvi due anelli attorno alla seduta, poi ripete la stessa operazione già fatta al piede destro con il piede sinistro, bloccandomi così le caviglie alla sedia.

Con gentilezza mi fa riporre il calice sul tavolo, poi mi ammanetta i polsi davanti, in modo che possa comunque muoverli agevolmente per mangiare e bere; mi fascia con una catenella posta intorno alla pancia che passa anche dietro la spalliera della sedia, avendo sempre cura di formare due anelli in modo che non si possa sfilare o tendere troppo. A questo punto collega una catena alle manette e la fissa a quella che mi passa attorno la pancia: posso arrivare al piatto e alle posate ma, ad esempio, non posso arrivare oltre l’altezza della bocca: mi sto eccitando… È il momento del collare, che mi chiude intorno al collo e poi, con l’ultima catenella, lo collega alla spalliera della sedia, per impedirmi di poter venire in avanti oltre il necessario: tutto studiato nei particolari devo ammettere. Una volta che mi ha semi-immobilizzato, mi accarezza le gambe ora molto lisce e, con tono molto gentile, mi dice: “Sei esattamente come ti volevo. Ora, prima di mangiare, vorrei applicarti un giocattolino tra le gambe, tanto per rendere ancora più piccante la cosa…” – “Va bene…”, gli rispondo molto eccitato. Pochi istanti e torna con una macchinetta e alcuni accessori come anelli in lattice ed elettrodi, e un telecomando: mi gira con tutta la sedia in modo da potere avere agevolmente accesso tra le mie gambe… mi alza la gonna del vestito e, dopo avermi abbassato gli slip di pizzo, mi avvolge i testicoli con l’anello di lattice, per poi applicarvi due elettrodi laterali. Ne applica anche altri due alla base del pene e infine l’altro anello sotto il glande, infine mi “ricompone” gli slip. Ho il pene duro e gli anelli ne mantengono l’eccitazione, ma non ho ancora idea della funzione di tutto il resto, anche se posso immaginare. Non ci sono fili, deve quindi essere tutto wireless e questo riporta sicuramente a un costo non indifferente del giocattolo.

Rimessa la sedia in posizione frontale al tavolo e non avendo detto una parola mentre inevitabilmente mi stava toccando, finalmente mi dice: “Sei eccitato… mi piace. Le scarpe ti stanno benissimo e anche l’intimo devo dire. Sei pronto a iniziare questa serata?” – “Direi di sì…”, rispondo mentre va a sedersi all’altro capo del tavolo dopo aver preso il telecomando. “Bene, allora possiamo mangiare, no?”, e mi invita ad iniziare. Con i polsi ammanettati, prendo la forchetta e, prima che possa portare il primo boccone alla bocca, la pressione di un tasto sul telecomando fa iniziare a vibrare tutti e tre gli anelli che mi ha applicato al pene, dandomi una sensazione di calore e piacere tra le gambe… seguita poi però da una prima lieve scossa trasmessa dagli elettrodi, che hanno il risultato di bloccare il gesto di portare la forchetta alla bocca! Resisto dal trasalire e riesco a mettere in bocca il cibo, quando arriva una seconda scossa, leggermente più forte della prima, che mi fa letteralmente drizzare il pene negli slip… “HGMM” mi sfugge un mugolio, ma cerco di reprimerlo per quanto possibile continuando a masticare. Ingoiato il primo boccone, faccio per passare al secondo quando, sempre nella prossimità di arrivare bocca, alle vibrazioni degli anelli si aggiunge una terza scossa, ancora più forte e stavolta il mio mugolio non è semplice da reprimere: “MMGHFF” mi esce dalla gola con un tono abbastanza alto, segno che gli elettrodi hanno colpito nel segno e tra l’altro mi fanno tendere le gambe in avanti, bloccate dalle caviglie legate alla sedia.

Lui mi guarda mentre mangia tranquillamente, ma ho idea che abbia il cazzo duro come il marmo nel guardarmi: “Se le scosse sono troppo forti e ti fanno mugolare, posso imbavagliarti se credi… Ma preferirei che riuscissi ad assaporare la cena” – “Cercherò di resistere…”, gli rispondo, quasi per non dargliela vinta. Per tutta risposta arriva un’altra scossa, ancora più forte, tanto da reprimere con forza il mezzo grido che sta per uscirmi. Sento il pene terribilmente eccitato e duro, da non stare più negli slip. Sensazione mai provata prima… Le scosse continuano ma con diversa intensità ad intervalli casuali, evidentemente è la macchinetta posta sul tavolo che le gestisce in autonomia: riesco con fatica a mangiare e bere, ma qualche grido sommesso si ripete comunque di tanto in tanto. Non parliamo molto durante la cena, visto che lui è completamente preso dal guardarmi legato alla sedia contorcermi alle scosse e alle vibrazioni continue trasmette dagli anelli. Finalmente terminiamo la cena, ci sarà voluta un’ora buona, ma le scosse non si fermano e ricordo solo ora che aveva espressamente affermato di non essere intenzionato a usare aggeggi diversi dalle sue mani… avrà cambiato idea, penso. Devo dire che sono ormai alla soglia dell’orgasmo quando decide di interrompere quella tortura e alzarsi dalla sedia di fronte a me. Posso finalmente rilassarmi per riprendere fiato, quando si avvicina per rimuovere i giocattoli di tortura e poi liberarmi mani e piedi da manette e cavigliere, invitandomi ad alzarmi dalla sedia prendendomi per la catena collegata al collare che invece non mi ha tolto.

Mi porta verso il centro della stanza, sopra un tappeto rotondo di colore rosso amaranto: sempre con gentilezza mi porta i polsi dietro la schiena e me li ammanetta nuovamente, passando poi alle caviglie che fascia ancora con le cavigliere, tenendole questa volta unite molto strette. “Aspettami qui, vado a prendere altre cose…” e, lasciando il “guinzaglio”, si avvia verso la cabina armadio della stanza da letto. Ne torna con in mano altre fasce di metallo e catenelle, e stavolta anche un bavaglio ad anello molto largo: “Inginocchiati”, mi dice subito, così lo assecondo e mi chino sul tappeto per inginocchiarmi, cosa non facile con i piedi legati e le scarpe con tacco alto. Passa dietro di me e, prese le mie braccia, le blocca unite all’altezza dei gomiti con due fasce metalliche: collega poi le cavigliere alle manette con una catenella, immobilizzandomi nella posizione. Sempre da dietro, mi infila l’anello in bocca e lo serra strettamente dietro la nuca, imbavagliandomi con le mascelle spalancate. A questo punto è chiaro che sto per ricevere il suo cazzo in bocca. Prima di fare qualsiasi altra cosa, si china per alzarmi la gonna del vestito e scoprire l’intimo, evidenziando la mia eccitazione ancora persistente per la precedente tortura subita. Mi lascia immobilizzato e imbavagliato in ginocchio per alcuni minuti, durante i quali si spoglia completamente nudo. Ha un pene veramente di dimensioni considerevoli, almeno venti centimetri e abbastanza largo e grosso: lo vedo drizzarsi nel momento in cui toglie le mutande, già ampiamente eccitato.

Viene verso di me, fermandosi a pochi centimetri dal mio viso: “Ora te lo infilo tutto in bocca… mi piace spingerlo dentro fino alla gola. Ok, per te?” Domanda retorica alla quale per come sono imbavagliato non ho modo di rispondere, ma faccio un cenno di assenso con la testa, che mi fa rendere conto che anche il collare è fissato ai gomiti… Mi prende la testa con le mani, e il suo pene, dapprima poggiato sulle labbra spalancate, mi entra dentro la bocca e spinge fino a che i testicoli restino appena all’esterno, con la conseguenza di toccarmi la gola e provocarmi dei conati che lui reprime tenendomi fermo. Il cazzo mi riempie completamente la bocca e quasi non riesco a respirare per quanto è grosso e lungo.

Mi scopa in bocca, anzi in gola, per parecchio tempo… ormai ho le mascelle doloranti sia per il bavaglio che per il continuo penetrarmi del suo membro: il ritmo della sua respirazione aumenta notevolmente, facendomi comprendere che sta per avere un orgasmo. Infatti: “Ora ti vengo direttamente nella gola… resta con il collo reclinato, ti sarà più facile ingoiare”, così mi tiene ferma la testa all’indietro e si lascia andare al suo orgasmo… sento il pene schizzarmi sperma caldo direttamente in gola, come aveva detto, e la posizione fa sì che non abbia troppi rigurgiti. Ingoio una quantità di sperma che non ricordo di aver mai subito, ha un orgasmo che perdura per tantissimi secondi e sembra non finire mai! Finalmente me lo toglie di bocca e mi libera dal bavaglio, per poi rimuovere tutte le costrizioni da polsi, braccia e caviglie, aiutandomi a rimettermi in piedi e ricompormi. Mi lascia solo il collare e il guinzaglio, che usa per farmi dirigere verso la camera da letto: “Vieni, andiamo in camera…”. Entrandovi noto subito che il letto è stato attrezzato con altre polsiere e cavigliere in metallo, posizionate ai quattro angoli per immobilizzarmi a croce: deve averlo preparato prima di venire al tavolo per la cena.

“Ora ci aspettano altri giochi… la notte è lunga”, mi dice…


 

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