Mi invita ad andare nuovamente in bagno a rinfrescarmi e a cambiarmi di accappatoio, anche perché ho ai piedi le scarpe nelle quali era stato colato lo sperma, seppur ben leccate all’interno. C’è ancora un paio di Louboutin da indossare, infatti mentre mi avvio verso il bagno lo vedo tirarle fuori dalla scatola e lasciarle sul divano in bella mostra: bellissimi sandali. Mentre sono in bagno, nel guardare l’accappatoio blu che manca da mettere, mi torna in mente che mi aveva detto di voler stare in accappatoio anche lui, cosa che invece poi non aveva fatto… chissà, forse era troppo infoiato per perdere tempo a cambiarsi.
Dopo essermi rinfrescato, metto l’accappatoio blu e le relative pantofole di spugna… esco e, arrivando nel salone, lo vedo armeggiare sul tavolo dove ha esposto una serie di spezzoni di corda di iuta, un paio di manette e cavigliere e due bavagli sadomaso, uno a palla e uno ad anello: la cosa si fa spinta, penso tra me, e sicuramente non posso credere che non fosse stata premeditata. La vista dell’attrezzatura devo ammettere che mi eccita, anche se mi fa pensare.
“Metti i sandali…”, mi dice indicandomi le Louboutin sul divano: “Se vuoi legarmi le fibbie dei sandali non ti danno noia?” – “Non è un problema” – “Ok…”, rispondo mentre, dopo essermi seduto sul divano, tolgo le pantofole di spugna e infilo le scarpe. Sono molto sexy, morbide e particolari. Mentre allaccio le fibbie lo vedo togliersi i pantaloni e gli slip, mettendo a nudo il pene duro e dritto come una verga: tra me penso alla trasformazione che sta subendo, visto che è passato dall’essere impacciato e a tratti insicuro ad una forte componente dominante estremamente fetish e spinta. Indossate le scarpe mi alzo dal divano: lui viene verso di me con il pene dritto e, dopo avermi fatto voltare, mi prende entrambe le braccia e poi guida le mie mani verso il suo membro: “Prendilo in mano…”. Lo assecondo, prendendo tra le mani il suo pene duro, cosa che fa anche lui, portando le braccia attorno alla mia vita e infilando le mani sotto l’accappatoio: mi accarezza i testicoli, poi lo prende in mano e inizia a masturbarmi, come del resto sto facendo anche io.
Dopo qualche minuto di masturbazione reciproca, va verso il tavolo da cui prende uno spezzone di corda e, dopo avermi riportato le braccia dietro la schiena, mi lega i polsi incrociati e ben stretti. Per qualche istante mi rimette il pene tra le mani e lo sento umido di umori: si sta eccitando sempre di più!
Prende un altro pezzo di corda e torna verso di me, che sono sempre voltato di spalle: mi avvolge le braccia sopra i gomiti con un cappio, poi inizia a stringere fino quasi a farli toccare. E meno male che non era pratico o interessato al bondage, ma so riconoscere chi sa legare e chi no. “Siediti… ti lego i piedi e le gambe” – “Sei abbastanza pratico di corde, vedo…” – “Te l’ho detto… sono un marinaio” – “Essere un marinaio e conoscere i nodi non significa saper legare le braccia come hai fatto tu ora” – “Basta guardare qualche porno e si impara” – “Certo…”, gli rispondo ironicamente. Mi lega le caviglie unite, ovviamente ad arte, per poi passare alle gambe, che lega sopra e sotto le ginocchia, immobilizzandomi. Tra l’altro con indosso l’accappatoio che fa comunque spessore, sulla pelle nuda sarebbe stato ancora più efficace: altro che marinaio!
Si ferma per qualche istante a guardarmi legato, per poi chinarsi a toccarmi i piedi inguainati nei sandali Louboutin: “Prima di imbavagliarti te lo metto in bocca, ok?”, mi dice mentre mi accarezza i piedi, infilando le dita nell’arco dentro la scarpa. “Abbiamo giocato parecchio, hai ancora tutte queste energie da spendere?” – “Ah guarda, legarti me lo ha fatto diventare di pietra, penso che potrei andare avanti anche tutta la notte e venire diverse volte ancora…” – “Cavolo, ti eccito così tanto?” – “I piedi, le scarpe, le gambe, la bocca, legarti… per me sono iniezioni di adrenalina e testosterone”, mi risponde mentre mi porta il suo pene alle labbra…
“Apri bene la bocca…” Mi infila lentamente il pene, prima tra le labbra socchiuse poi, spingendo, fin dentro la bocca: “Leccalo e succhialo, come prima…” Lo assecondo, e devo dire che lo ha più duro di prima… effetto dell’avermi legato? Continuo a succhiarlo per almeno un quarto d’ora, finché si toglie dalla mia bocca e si volta verso il tavolo per prenderne un bavaglio ad anello: “Ora ti imbavaglio con la bocca bella spalancata, così ti scopo a fondo… e ti sborro in gola”. Mi ficca l’anello in bocca e lo stringe dietro serrando la fibbia; mi fa poi sdraiare sulla pancia, con la testa poggiata sul bracciolo del divano: si sofferma per qualche minuto su scarpe e piedi, che lecca ovunque strofinandovi poi sopra il pene; infila una mano sotto la pancia e arriva fino al mio di pene, abbastanza duro ma comunque vincolato dall’accappatoio e dalla posizione: lo tiene in mano per qualche istante, poi: “Ora ti incapretto per bene…” Così si alza a va verso il tavolo tornandone con un altro pezzo di corda che usa per infilarlo tra le caviglie e poi tirarmi i piedi verso i polsi, legando molto stretto. “MHGMMFF”, mi esce dal bavaglio, perché mi ha incaprettato molto stretto e sono forzato a tirare su il collo per alleggerire la costrizione a polsi e caviglie. “Vediamo se è così eccitante come sembra, scoparti in bocca incaprettato come mi raccontavi”… Mi prende la testa con le mani e mi ficca nuovamente il cazzo in bocca, stavolta tutto fino alla gola!
Va avanti così per parecchio tempo e la posizione costrittiva inizia a farsi sentire: mi scopa a fondo, infilandolo e sfilandolo ritmicamente, obbligando la mia testa a seguirne il movimento. Ormai sta per venire, lo sento dal respiro che aumenta e infatti, dopo qualche istante, sento il pene fiottarmi sperma dentro la bocca e colarmi in gola… di nuovo in quantità considerevole, visti i precedenti orgasmi a distanza ravvicinata nel tempo. Mi tiene la testa ferma con il cazzo in bocca fino a quando non ho ingoiato tutto e il suo membro si rilassa… poi finalmente mi toglie il bavaglio e mi slega dall’incaprettamento, ma non mi libera. Mi fa voltare sul divano, mettendomi di schiena, poi si siede e si porta le mie gambe sulle sue, per avere i piedi a disposizione. Mi slaccia lentamente le scarpe, me le toglie e poi si porta i piedi legati alla bocca, iniziando a leccarli mentre con una mano va a cercare tra le mie gambe prendendomelo e accennando una masturbazione molto lenta, con tanto di pollice a premere il prepuzio scoperto. Si mette un piede quasi completamente in bocca, succhiandomi le dita, poi prende una delle scarpe e la lecca nuovamente ovunque, soprattutto all’interno, cosa che evidentemente lo eccita. Io resto in silenzio, legato mani e piedi, mentre mi masturba… la cosa mi piace. Ripoggiate le mie gambe sulle sue, sempre toccandomi i piedi con una mano, con l’altra mi apre l’accappatoio per avere il mio pene a disposizione in modo più agevole: ora mi masturba in maniera più intensa, e l’altra mano striscia la punta delle dita sotto le piante, sollecitandomi notevolmente. Poi improvvisamente mi slega le caviglie e, senza dire una parola, si alza dal divano e mi allarga le gambe dopo avermi fatto sedere, sempre con i polsi e le braccia legati dietro la schiena: si china verso di me e lo prende in bocca mentre mi masturba, poi porta entrambe le mani sui piedi e, toccandomeli, me lo succhia a fondo dandomi un piacere molto intenso, soprattutto con la lingua premuta sul prepuzio. Mi godo quanto sta facendo, anche perché legato come sono potrei fare poco o nulla, ma del resto perché opporsi?
Qualche minuto e, un istante prima che io raggiunga l’orgasmo, se lo toglie dalla bocca e continua con la mano, finché schizzo copiosamente… una, due, tre, quattro volte… quattro fiotti intensi che si spalmano sul divano e sul pavimento, mentre lui continua a masturbarmi senza fermarsi e, anzi, aumentandone il ritmo. Mi contorco sul divano per la sollecitazione post orgasmo, una vera tortura che produce l’effetto di mantenermelo semiduro finché, letteralmente stremato, gli dico: “Fermati… non ce la faccio più…” Non si ferma subito, ma rallenta la masturbazione fino a quando nuovamente gli dico” “Fermati, per favore…”. Solo allora si ferma e, in silenzio, mi slega polsi e braccia.
Resto seduto sul divano, con l’accappatoio aperto, mentre mi massaggio i polsi segnati dalle corde: il divano è intriso dal mio sperma, colato anche sul parquet, così per rompere il ghiaccio del silenzio creatosi, esordisco: “Ti ho macchiato il divano…” – “Ah, non fa nulla. Lo farò pulire. Piuttosto… se ho esagerato me ne scuso” – “La masturbazione forzata dopo l’orgasmo è una vera tortura, ma basta comunicare…” – “Si, ma mi sono fatto prendere, volevo farti venire di nuovo, torturarti. Non immaginavo di avere queste tendenze” – “L’eccitazione del proibito fa questi scherzi, l’importante è riprendere il controllo. Non è successo nulla, tranquillo. Anzi… mi hai eccitato molto…”.
Segue un minuto di silenzio poi, con mia sorpresa: “Voglio rifarlo. È stato troppo eccitante. Prenderò altre scarpe e, se per te non ci sono problemi, voglio rifarlo”. Resto spiazzato dalle sue parole, anche perché non mi è chiaro se intenda giocare con piedi e scarpe o se si riferisca al seviziarmi legato e imbavagliato. Così gli rispondo, per fugare ogni dubbio in merito: “Cosa vuoi rifare esattamente? Fetish? Piedi? O legarmi e seviziarmi?” – “Voglio essere sincero, per evitare fraintendimenti: voglio rifare tutto! Scarpe, piedi, legarti, imbavagliarti, scoparti, masturbarti. Tutto!” Rifletto qualche istante, poi: “Per il fetish non c’è problema, ma se vuoi fare anche il resto dobbiamo concordare prima cosa esattamente tu voglia fare. È vero che una volta legato non è che io possa oppormi, ma non voglio fare cose di cui non sia a conoscenza prima. Quindi parliamone e troviamo un punto di convergenza. Mi è piaciuto questo incontro, non potrei negarlo, come non posso negare che rifarlo mi stuzzica”.
Visibilmente sollevato dalla mia risposta, inizia a rimettere le Louboutin dentro le rispettive scatole: “Bene… mi fa piacere. Parleremo di quello che è possibile fare prima del prossimo incontro, che comunque vorrei fosse tra due settimane, visto che dopodomani vado fuori per lavoro. Se per te va bene…”, mi dice porgendomi le tre scatole… “Mi sta bene, definiremo la cosa via mail, ok? Ora vado a rivestirmi…” – “Perfetto. Grazie per oggi, è stato molto, molto eccitante”.
Mi cambio nel bagno e mi rivesto, torno nel salone dove mi porge nuovamente le scatole delle Louboutin che restano a me: “Ti ringrazio, non avrei mai pensato di indossarle” – “Sono solo le prime. La prossima volta ne troverai altre tre, e poi terrai anche quelle” – “Va bene, a presto allora. Buon viaggio, anche se di lavoro!” – “Mi porterò i video di oggi per intrattenermi”, mi dice sorridendo.
Ci salutiamo… in fin dei conti è stato un bell’incontro, fuori dalla normalità se così si può dire.