Sera inoltrata… Ho appena fatto una doccia, indosso ancora l’accappatoio quando suona il campanello alla porta: è tardi per ricevere visite e la cosa più strana è che non abbia suonato prima il campanello del videocitofono  esterno. Scendo dalla mansarda per andare ad aprire, dopo aver stretto la cinta dell’accappatoio, visto che sotto sono nudo. “Sarà qualche condomino” penso tra me e me mentre mi accingo ad aprire la porta. La prima cosa che vedo è la canna di una pistola puntata sul mio viso, poi due figure maschili nella penombra del pianerottolo, con il viso coperto da passamontagna. Mi spingono dentro intimandomi di rimanere in silenzio, e si richiudono la porta dietro. “Non fiatare. Andiamo di sopra.” Mi obbligano a salire la scala che porta alla mansarda, come se conoscessero la casa, tenendomi la pistola puntata alla schiena. Arrivati di sopra, uno dei due mi prende le braccia da dietro, per tenermi fermo, mentre l’altro apre uno zainetto che aveva dietro le spalle e ne tira fuori degli spezzoni di corda.

“Dove lo leghiamo?” – “Portiamolo nel bagno, lo immobilizziamo al water e lo imbavagliamo, così non lo avremo tra le scatole” – “Ok, ma niente nastro adesivo, ho portato la palla e la maschera, più efficaci”. Mi spingono verso il bagno, sempre tenendomi per le braccia da dietro e con la pistola bene in vista: “Entra, muoviti… Ora togli tutto, spogliati nudo” Faccio per rispondere qualcosa, ma la canna della pistola mi viene premuta dietro la nuca, quindi desisto e apro l’accappatoio, per poi sfilarlo di dosso. “Via anche le pantofole, forza, dobbiamo legarti nudo… sfilale e girati senza fare movimenti strani”. Obbedisco… tolgo le pantofole e, completamente nudo, mi volto come mi hanno chiesto: uno mi lega i polsi incrociati dietro la schiena, collegandoli ad un cappio intorno al collo. Mi lega stretto. “Ok, ora siediti sul water e unisci le caviglie…” Obbedisco nuovamente e mi faccio legare piedi e ginocchia, sempre in modo molto stretto. Collegano una corda alla base del water per impedirmi di muovere i piedi, poi con un’altra corda collegano i polsi, già legati, ai tubi di scarico, immobilizzandomi completamente.

“Imbavaglialo, mettigli la palla in bocca e stringi a fondo la fibbia. Poi bendalo” Mi infila un ballgag in bocca, che poi serra dietro, e infine mi benda con una maschera in pelle. “Perfetto, ora possiamo chiuderlo dentro e ripulire la casa senza questi passamontagna in faccia…” Li sento controllare i nodi alle caviglie e ai polsi prima di uscire… poi solo la porta del bagno che viene chiusa a chiave.

Passa diverso tempo, durante il quale sento rumori nella mansarda: rovistano nei cassetti e negli armadi… poi silenzio, segno che sono passati al piano di sotto. Per almeno un’ora non succede altro, finché sento aprire la porta del bagno: “Togligli la benda, facciamogli vedere…” Mi liberano gli occhi e vedo uno dei due che ha in mano il mio Magic Wand, il vibratore che spesso uso nei miei giochi particolari… “Che ci fai con questo? Vivi solo, lo sappiamo, quindi deve essere tuo. Ti piacciono i giochini?” Emetto qualche suono dal bavaglio, ma entrambi hanno un ghigno inconfondibile sul volto: “Sai che facciamo? Visto che abbiamo preso quello che poteva interessarci ed è ora di andarcene, magari ti lasciamo qualcosa per divertirti stanotte, che ne pensi?” – “Ti piacerebbe se ti legassimo a gambe larghe e ti lasciassimo questo giocattolo fissato tra le gambe? Ne farai buon uso, no?” Provo a mugolare qualcosa, ma il bavaglio è troppo stretto…

“Rimettigli la benda. Poi gli allarghiamo bene le gambe e gli leghiamo i piedi dietro…” Così fanno: mi bendano, poi mi slegano i piedi e le ginocchia e mi rilegano le caviglie all’indietro, tirandole verso i tubi dello scarico, lasciandomi le gambe molto aperte e i genitali esposti. “Mettigli il vibratore tra palle e cazzo, e fissalo bene in modo che non possa spostarsi…” Con l’ausilio di una corda avvolgono il Magic Wand, per poi posizionarlo esattamente come aveva detto, tra i testicoli e il pene, legandolo all’inguine e fissandolo in modo che non risulti possibile spostarlo: “Perfetto. Ti divertirai molto stanotte. Prima di accenderlo cambiamogli le batterie, non vorrei si scaricasse troppo presto” Detto questo sostituiscono le batterie e poi lo accendono al massimo dell’intensità, non senza avermi prima sollecitato il pene per renderlo più duro. Sento che restano a guardare per un po', il tempo necessario per cui il vibratore svolga la sua funzione, ossia quella di rendere duro ed eretto il pene, cosa che avviene abbastanza velocemente. “Ti piace, non c’è dubbio. Ce l’hai già dritto… bene, te lo godrai a fondo stanotte. E anche domani mattina credo. Difficile che tu riesca a liberarti facilmente o che qualcuno ti trovi presto. Godrai parecchio amico mio”.

“Lo chiudiamo dentro?” – “Ma no, non serve, tanto legato com’è gli ci vorrà già parecchio tempo per slegarsi. Piuttosto, stringi di più il bavaglio” Serrano il ballgag ancora più stretto, poi li sento uscire dal bagno, chiudendo la porta ma senza dare mandate alla serratura.

Mi rendo conto di essere ormai solo, soprattutto perché non sento più alcun rumore se non quello del Magic Wand che lavora inesorabilmente tra le mie gambe. Dopo qualche minuto arriva il primo orgasmo: intenso e incontrollabile, anche perché il vibratore ovviamente non si ferma… Lo sperma si sparge sul coperchio del water e sul pavimento, ma la sollecitazione continua senza soste. Al terzo orgasmo, ormai praticamente con pochissimo sperma, inizio ad essere stanco e provato. Provo ad allentare i nodi delle corde che mi legano, ma sono comunque molto stretti, ci vorrà tempo, troppo.

Al quarto orgasmo inizia a girarmi la testa e i testicoli mi fanno male per quanto il vibratore vi è schiacciato sopra. Il pene continua ad eccitarsi per poi ricadere inerte, il tempo necessario perché tutto ricominci: è una vera e propria tortura che non ho idea di quanto tempo possa ancora durare. Il bavaglio mi segna la bocca e le mascelle, ormai divaricate da ore, mi fanno male. Al quinto orgasmo ho pene e testicoli praticamente in fiamme. Finalmente inizio a sentire allentarsi il nodo che mi stringe la corda ai polsi, quindi continuo a provare ad aprirlo. Ci vuole almeno un’altra ora e un altro orgasmo praticamente a secco, il sesto, prima di ottenere qualche risultato.

Alla fine, ormai quasi giorno, il nodo cede e riesco a liberarmi i polsi. Prima di slegarmi i piedi tolgo il vibratore da testicoli e pene: finalmente! Respiro a fondo, per avere sollievo, poi slaccio il bavaglio e cerco di riarticolare la bocca, dolente come i genitali. Lentamente mi libero dalle corde che mi bloccano gambe e piedi al water e finalmente riesco ad alzarmi.

Mai aprire direttamente la porta ad orari strani…


 

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