Luglio: sono ad una cena di lavoro organizzata presso un resort appena fuori Roma. C’è molta gente, la cena è organizzata a buffet, per lo più in piedi intorno alla piscina. Conosco diverse persone e si parla del più e del meno. Un conoscente vuole presentarmi una coppia fuori dall’ordinario, molto facoltosa a suo dire, ma non comprendo cosa volesse intendere per “fuori dall’ordinario” finché non li ho davanti: sono due uomini e capisco che sono gay dal modo in cui mi guardano mentre ci presentano. Entrambi di mezza età, in forma e ben vestiti; dai modi gentili e cortesi e, a giudicare dai discorsi che intraprendiamo, di buona cultura. Mi trattengo per parecchio tempo nel conversare con loro, finché decidiamo di sederci ad un tavolo: la conversazione finisce per cadere sul loro essere coppia dichiarata, non che io abbia preclusioni di sorta, ma in effetti non è ancora considerata una situazione ordinaria. Espresse le reciproche opinioni e considerazioni in materia, cerco di sviare il discorso su altri argomenti e gli chiedo di cosa si occupino a livello lavorativo: neanche a farlo di proposito, viene fuori che producono scarpe da donna e che hanno diversi negozi in giro per l’Italia. Interessante che due imprenditori gay si dedichino alle scarpe da donna, soprattutto considerando che la loro, oltre che un’attività di vendita, è anche e soprattutto un lavoro di design e creazione di modelli che poi vengono prodotti anche per noti marchi nazionali. La cosa mi intriga ovviamente, così ci inoltriamo in una conversazione che pian piano prende una strana piega fetish…

Tramite lo smartphone, mi fanno vedere qualche foto delle loro creazioni: molto sexy devo dire… decolleté, sandali, zeppe e ballerine, ce n’è per tutti i gusti. Capiscono velocemente il mio interesse, così la conversazione inizia a costellarsi di domande abbastanza spinte: “Non è raro che un uomo sia attratto dai tacchi, ma ho l’impressione che tu sia più interessato a metterli che a vederli su una donna…”, mi incalza uno dei due subito spalleggiato dal compagno: “Sì, ho avuto la stessa impressione. Mi è sembrato che tu le abbia immaginate su di te piuttosto che altro…” – “Chissà, mai dire mai…”, gli rispondo giocandoci sopra. Entrambi sorridono e l’atmosfera si fa quasi provocatoria: “Magari nel privato ti piace giocare con qualche fantasia…” – “Chi non ne ha?”, gli dico mentre riguardo le foto sul piccolo schermo del telefono: “Magari sarebbe interessante poterle vedere dal vivo”, esordisco per provocare una reazione… “Beh, perché no? Potresti venire a trovarci nel nostro atelier e, se magari hai bei piedi, provarne qualcuna… sempre per il mai dire mai”. A questo punto, vista la frecciatina fetish che mi è stata lanciata, devo decidere se far cadere il discorso e sviare l’argomento, oppure assecondarli nel gioco che chiaramente mi stanno proponendo!

Decido di stare al gioco: “Ho bellissimi piedi. Potremmo provare…” I due si sorridono a vicenda, come a testimoniare il fatto che hanno colto nel segno: “Bene… ti possiamo lasciare il nostro biglietto, così vieni a trovarci”, mi dice quello che inizierò a chiamare Stefano per comodità… “Volentieri”, gli replico mentre si avvicina un po’ a me sul divanetto per darmi un biglietto da visita. L’altro, che chiamerò Mario, esordisce: “Hai per caso qualche altra curiosità derivante dai tacchi? Magari indossarli con accessori e vestiti correlati?” – “Beh, questa è una cosa che magari potremmo scoprire con calma, chissà…” – “Magari qualche tendenza fetish… sarebbe intrigante, no?” – “Magari lo sarebbe, ma lasciamo fare al caso” – “Vedo che indossi delle Hogan, possiamo vedere i tuoi piedi?” – “Ora? Non credo sia il caso qui!” – “Possiamo andare dentro, ci sono degli angolini appartati: così vediamo questi bellissimi piedi…” – “Ma no, dai. Non è proprio il caso” – “Immagino però che la cosa ti intriga…” – “Magari si, ma non è il luogo né il momento adatto. Troppa gente e troppi conoscenti…”. A questo punto la mano di Mario scivola verso le mie gambe e si infila pian piano fino alla patta dei pantaloni, toccandomi il pene che in effetti sta iniziando a reagire alle sollecitazioni della fantasia: “Beh, dal pacco direi che la cosa ti intriga alquanto amico mio…” Istintivamente gli tolgo la mano, preoccupato che qualcuno possa vedere, anche se il tavolino davanti a noi in effetti ci nasconde alla vista: “Non è il caso, ripeto. Non qui” – “Andiamo in bagno, magari possiamo fare conoscenza anche con qualcosa più dei tuoi piedi… Prima di vederci nell’atelier, no?”. Si stanno eccitando alquanto, come se avessero capito le mie tendenze ma, visto il luogo non propriamente sicuro per queste cose, cerco di sviare: “No. Credo sia meglio aspettare e rimandare la cosa all’atelier…” Ma la mano scende di nuovo tra le gambe e si sofferma a toccarmi il pene che ormai è duro ed evidente. “È un peccato sprecare un’erezione così, non credi? Dai, dieci minuti in bagno e vedrai che ti sentirai appagato dal non aver perso una occasione per conoscerci meglio prima di incontrarci con calma”… Anche Stefano allunga la mano, allargandomi leggermente le gambe dietro il tavolo: “Dai che ti va. Aspettaci in bagno, vai da solo per non dare nell’occhio, poi tra cinque minuti ti seguiamo, tanto i servizi sono al piano interrato e si possono chiudere, ci sono stato prima. Tra l’altro c’è una bella moquette rossa, così potremo vedere anche i piedi nudi…” Il toccarmi tra le gambe mi sta mettendo in difficoltà per la paura di essere notati, ma mi sta anche eccitando parecchio, così decido di alzarmi e andare verso i bagni, non senza prima aver ribadito: “Fate attenzione. Non voglio che qualcuno noti questa cosa” – “Non preoccuparti”.

Scendo nei fatidici bagni del piano interrato e in effetti non c’è nessuno: tutti troppo impegnati nel buffet in piscina. Tra l’altro nel percorso ho visto che ci sono anche altri bagni al piano terra, proprio vicini alla piscina, quindi le probabilità che scenda qualcuno sono remote. Entro nell’antibagno molto lussuoso, come tutto il resort del resto, con moquette rossa come anticipatomi. Noto che sulla porta è presente una chiave e questo mi rassicura quantomeno sulla possibilità di evitare che qualcuno entri, anche se non so esattamente cosa abbiano intenzione di fare. Nervosamente resto in attesa che passino questi cinque minuti, poi entrambi entrano dalla porta: “Eccoci qui, tranquillo ci siamo defilati come due spie”, mi dice Stefano mentre Mario si preoccupa di chiudere la porta a chiave. Vengono verso di me appoggiato a una parete e, senza troppe parole, le mani di Stefano mi slacciano i pantaloni quanto basta per poter arrivare ai boxer e toccare il pene duro. Mario si infila dietro di me e, prendendomi le braccia me le avvolge come per tenermi fermo mentre mi lecca il collo, poi mi volta la testa con la mano e mi infila letteralmente la lingua in bocca. L’altro mi abbassa completamente pantaloni e boxer e, dopo avermelo preso prima in mano, se lo infila tutto in bocca.

Mentre me lo succhia, sento che mi slaccia le scarpe e poi, lentamente, me le fa togliere lasciandomi a piedi nudi sulla moquette dopo aver sfilato pantaloni e boxer. L’altro mi fa togliere la camicia e resto completamente nudo alla loro mercé. Mario riprende a ficcarmi la sua lingua in bocca, sempre avvolgendomi le braccia dietro la schiena, come per tenermi fermo, ma senza eccedere troppo. Mi fanno poi inginocchiare e, mentre Mario si abbassa i pantaloni e me lo infila in bocca, Stefano inizia a leccarmi tra le natiche e a toccarmi i piedi e i testicoli di dietro. Si danno un paio di volte il cambio nello scoparmi in bocca, poi mi fanno alzare in piedi e riprendono a succhiarmelo a turno. Inizio ad essere preoccupato, perché sta passando troppo tempo e la possibilità che qualcuno provi ad entrare aumenta di minuto in minuto!

Stefano resta in ginocchio a succhiarmi, mentre Mario si rimette dietro di me, stavolta con il pene fuori e, dopo avermi nuovamente bloccato le braccia dietro la schiena, me lo poggia tra le natiche, tappandomi la bocca con una mano. A questa novità il mio pene reagisce puntando decisamente verso l’orgasmo: sento il cazzo di Mario poggiato sul culo e la lingua di Stefano che avvolge il mio glande… sto per venire!

Ma improvvisamente i due si fermano, negandomi l’orgasmo: “Bene… hai avuto un assaggio e crediamo ti sia piaciuto parecchio. Ma per mantenere vivo il momento preferiamo non farti sborrare, così rimarrai interessato all’incontrarci all’atelier per vedere come va a finire”, esordisce Stefano mentre si alza. “Hai veramente bei piedi, sarà eccitante vederli calzare le nostre scarpe. Ricomponiamoci ora, è passata quasi mezzora, inizia ad essere pericoloso trattenerci”. In effetti l’unico completamente nudo sono io, così mi rivesto ancora con il pene eretto ed eccitato, e rimetto le scarpe. Ci rinfreschiamo un minimo e poi, uno alla volta, usciamo dal bagno per tornare in piscina e ai divanetti.

Ricomposto il trio ad un altro tavolo, con un po’ di ironia dico ad entrambi: “Siete stati alquanto sadici… mi eccitate per poi lasciarmi a bocca asciutta” – “Non sai quanto possiamo essere sadici, caro… era solo un assaggio…” – “Significa che avete anche fantasie particolari sul tema?” – “Beh, non disdegneremmo di legarti per bene mani e piedi, per poterti usare a nostro piacimento…” – “Devo dire che ne avevo sentore, visto come mi tenevate le braccia dietro la schiena e come mi avete tappato più volte la bocca…” – “Però non mi sembra che tu abbia fatto resistenza mentre io ti tenevo e Stefano ti succhiava il cazzo” – “No, non ne ho fatta, ma magari era per la situazione, per l’eccitazione che qualcuno bussasse alla porta, chissà!” – “No caro, sappiamo riconoscere il tipo. Tu sei molto fetish, e oltre a mettere in mostra i piedi con i tacchi, credo t piaccia parecchio essere sottomesso con corde e bavagli…” – “Forse hai ragione, chi può dirlo” – “Lo so bene che ho ragione. Vieni a trovarci nell’atelier, magari un sabato che non ci sono i dipendenti. Magari ci divertiamo, che ne dici?” – “Dico che ci penserò. Nel caso vi contatto e ci accordiamo”.

Si è fatto tardi, così decido di lasciare il resort dopo aver salutato la coppia e le svariate persone che conosco. Ho ancora il pene eccitato dopo l’avventura nei bagni, e questo mi spinge a pensare di accettare il loro invito… senza fretta.


 

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