Ho fatto passare più di una settimana dalla cena nel resort quando decido di dare seguito alla proposta ricevuta dalla coppia alternativa: sul bigliettino da visita c’è il numero di cellulare di entrambi, così scrivo due sms identici: “Buongiorno. Allora, è sempre valido l’invito a venirvi a trovare nel vostro atelier? Sono curioso di vedere dal vivo le vostre creazioni. A presto!”.
La risposta non arriva subito, anzi passano diverse ore, ma poi… “Ciao! Certo che l’invito è sempre valido. Ci sono tanti tacchi che meritano di essere provati e indossati. Se ti va per questo sabato ti aspettiamo. Dacci conferma e ti prepareremo una giornata interessante”. La risposta arriva dal cellulare di Stefano: faccio passare anche io, ad arte, un po’ di tempo, poi replico: “Benissimo, allora sabato mattina verso le 10:30 sono da voi”. Il dado è tratto.
Arriva il fine settimana e, di sabato mattina verso le 9:30, mi metto in macchina alla volta dell’atelier che si trova in una zona industriale appena fuori Roma. Arrivo puntuale in zona verso le 10:15 e, seguendo i cartelli di indicazione, mi trovo di fronte all’ingresso di un grande capannone circondato da prato verde molto curato. Il cancello di accesso è chiuso, così mi avvicino al videocitofono esterno per farmi aprire: suono e, dopo qualche istante vedo la telecamera accendersi e subito aprirsi il cancello automatico scorrevole. Entro e seguo la strada fino al parcheggio coperto dove ci sono soltanto due macchine oltre a diversi furgoni aziendali. Mentre scendo dalla macchina li vedo uscire dall’ingresso principale e venire verso di me salutandomi: “Buongiorno! Sei puntualissimo” – “Buongiorno a voi. Siete un po’ fuori mano, ma vedo che il posto è molto curato: complimenti. Immagino sia fabbrica ed esposizione al tempo stesso” – “Design, progettazione e produzione, ma abbiamo diversi showrooms in centro” – “Bene. Interessante… Allora, vogliamo vedere queste famose scarpe?” – “Certo, ne abbiamo scelte diverse da farti provare. Siamo molto curiosi di questa tua fantasia fetish…” – “Solo curiosi? O magari anche interessati, visto quello che è successo alla cena…” – “Lo scopriremo insieme, no? Vieni, entriamo…”.
Ci avviamo all’ingresso principale, dove una porta a vetri automatica si apre su un grande salone open space arredato con divanetti in pelle nera, un desk reception al momento vuoto e moquette blu scuro ovunque. Mi fanno strada lungo un corridoio ricoperto di cornici rigorosamente uguali, recanti all’interno foto delle loro creazioni, alcune veramente molto eleganti e sexy, per gli amanti del genere. Arriviamo ad una porta recante il cartello “Sala prove” e, una volta entrati, ci troviamo in una sorta di studio fotografico con tanto di telo bianco, proiettori e apparati di ripresa fotografica e video, il tutto accompagnato da un enorme ledwall che fa mostra di sé su una intera parete. Un grande tavolo è letteralmente apparecchiato di scarpe di tutti i tipi e non manca un carrello con su appesi vestiti, pantaloni e altro, a completamento degli accessori selezionati. Non capisco se abbiano intenzione di farmi indossare anche dei vestiti ma, se tanto mi dà tanto, la cosa è abbastanza probabile.
“Questa è la nostra sala di prova, nonché studio fotografico dove creiamo i cataloghi e le pubblicità. Sul tavolo ci sono le scarpe che abbiamo scelto di farti provare e qualche accessorio di abbigliamento per dare loro un senso. Non crediamo ti dispiacerà… “, esordisce Mario sorridendo. “Quindi oltre a indossare le scarpe, dovrei anche fare cosa? Farmi fotografare, sfilare, cosa avete in mente?” – “Abbiamo in mente di vedere quanto ti sia effettivamente fetish e quale cosa migliore se non femminilizzarti nel complesso? Poi certo, ci piacerebbe fare qualche foto, per vederne l’effetto…” – “Ma c’è qualcuno oggi? O siamo soli?” – “Siamo soli, il sabato i nostri dipendenti non lavorano, se non ad apertura catalogo stagionale. Quindi siamo in tranquillità e privacy totale, se è questo che ti preoccupa” – “Bene. Era importante saperlo”.
Mi avvicino al tavolo e resto in effetti affascinato dai loro modelli di scarpe: decolleté, sandali, ballerine e anche zeppe, ma molto particolari… scarpe con cinturino, con tacco in metallo, in pelle, raso e altri materiali ecologici, tutte con diversi toni di colore dal pastello al classico nero, dal rosso acceso al blu, all’arancio. Tutte bellissime devo dire. Poi i vestiti… corti al ginocchio, leggings, in pelle, eleganti… tutti molto sexy devo dire.
“Come mai anche i vestiti? Ma devo indossarli?” – “Certo… se vogliamo andare sul fetish pensiamo che un minimo di crossdressing ci stia, no?” – “Del resto hai belle gambe, depilate e longilinee… bei piedi. Valorizziamole queste tendenze fetish” – “In sostanza volete vedermi vestito da donna e in tacchi alti. Foto artistiche immagino…”. I due si guardano sorridendo e per un attimo cala il silenzio… poi: “Foto fetish… nel vero senso del termine. Potremmo anche legarti mani e piedi, se ti va…” Resto interdetto prima di rispondere: “Legarmi? Perché vorreste legarmi?” – “Perché il bondage è una conseguenza del fetish, e le foto di una modella legata a volte hanno un grande effetto” – “Ma mica dobbiamo fare un servizio pubblicitario” – “No, ma non è escluso che magari qualche foto particolare, con i dovuti tagli, non possa essere usata anche a livello pubblicitario”. Rifletto… Nel bagno del resort mi hanno scopato in bocca completamente nudo, mi hanno masturbato e succhiato tenendomi le braccia e la bocca tappata… ho idea che abbiano in mente qualcosa di specifico da voler fare!
“Allora cosa devo fare?” – “Intanto spogliarti, poi mettere il vestito che ti diamo e le scarpe correlate. Scattiamo qualche foto dalla vita in giù…” – “Devo spogliarmi e cambiarmi qui?” – “Beh… al resort eri nudo, mica avrai vergogna ora…” – “Ok…” – “Usa uno dei divanetti, ti prendo vestito e scarpe per cominciare”.
Vado al divano più vicino e inizio a togliere prima le scarpe, poi a seguire camicia e pantaloni, restando in boxer e a piedi nudi sulla moquette… Stefano viene verso di me con in mano un paio di scarpe color giallo intenso, quasi arancio, e un vestito quasi dello stesso colore ma con una fantasia a righine di diversa tonalità: “Togli i boxer… ho altro da farti indossare come intimo”. Mentre ha appena finito di dirlo, Mario mi sfila i boxer da dietro, senza disdegnare di toccarmi prima le natiche e poi passarmi una mano tra le gambe fino al pene… “Hmmm… ci stiamo già svegliando vedo!”, mi apostrofa dopo avermelo preso in mano: “Metti queste…”, gli fa eco Stefano porgendomi un perizoma di pizzo… “Dovrebbe andarti bene, non puoi indossare il vestito con i boxer”. Pur essendo paradossale la situazione, non mi sento comunque a disagio più di tanto: forse per quello che era successo al resort, sicuramente molto più spinto!
Indossato il perizoma, che Stefano mi sistema per bene tra le natiche, metto il vestito senza nulla sotto, visto che le foto riprenderanno dalla vita in giù. È il momento delle scarpe, e a questo punto mi fanno sedere sul divano ed è direttamente Mario a calzarmele, in maniera decisamente fetish, soffermandosi nell’accarezzarmeli e sfiorandomeli ripetutamente con le labbra: mi eccita la cosa. Le scarpe sono favolose accoppiate con il vestito, nonché morbidissime e comode, seppur con un tacco almeno 13…
Mi fanno camminare fino al telo bianco e, dopo aver acceso un paio di riflettori, iniziano il “servizio fotografico” improvvisato. Entrambi seduti ad un divanetto, con il telecomando delle fotocamere scattano foto a ripetizione, facendomi muovere, girare su me stesso, camminare avanti e indietro. Poi mi fanno sedere sulla moquette e iniziano a chiedermi posizioni specifiche, molto proprie dell’ambito femminile e nelle quali devo impegnarmi per riuscire in maniera credibile; con le gambe distese, accavallate, in ginocchio, supino, sulla schiena… Si va avanti per diversi minuti, finché vedo che Stefano si apre la patta dei pantaloni e tira fuori il pene iniziando a masturbarsi, ma senza dire nulla. Mario invece si alza e viene verso di me, entrando nel campo di ripresa delle fotocamere: si abbassa i pantaloni di fronte a me e lo tira fuori! Le foto continuano a raffica, soprattutto quando me lo mette completamente in bocca mentre sono in ginocchio… “Incrocia le caviglie, fai vedere l’arco del piede…” Detto questo anche Mario viene verso di me e si mette dietro, con il pene fuori che inizia a strofinarmi dentro la scarpa, proprio nell’arco, mentre mi scopre il culo. Con il cazzo di Stefano in bocca non riesco a parlare, anche perché mi tiene ferma la testa per non permettermi di farlo uscire! Le mani di Mario si spostano tra le mie gambe, da dietro, e vanno a cercare il pene attraverso gli slip, finché lo tirano fuori e inizia una lenta masturbazione… Ora però il suo pene non è più tra i miei piedi ma si sta facendo strada tra le mie natiche… Ho idea che vogliano farmi un servizio ben diverso da quello fotografico!