Molti di voi conosceranno sicuramente quei giocattoli che si utilizzano per la masturbazione: ce ne sono di tutti i tipi e sicuramente qualcuno li avrà sperimentati per rendere più intensi gli orgasmi da autoerotismo. Non so però quanti di voi li abbiano mai subiti come vera e propria “tortura” da orgasmo forzato. Un conto è usarli da soli, dosando le vibrazioni e l’intensità, controllando sostanzialmente il gioco erotico, tutt’altro conto è subirli mentre si è legati e imbavagliati, con il giocattolo che, anche dopo l’orgasmo, continua a svolgere il suo lavoro fino a portarvi al successivo orgasmo… poi al successivo e poi ancora e ancora, fino a sfinirvi!
Ciò premesso, incontro il mio amico albergatore dopo una lunga pausa: arrivo nel suo residence di lunedì pomeriggio verso le 15 e come al solito ha già organizzato tutto. Alla reception, essendoci altri clienti, si comporta in maniera molto formale registrando il documento e dandomi le solite indicazioni di rito. Prima di concludere con me fa però in modo di liquidare gli altri ospiti, invitandomi ad aspettarlo mentre li accompagna nel loro appartamento. Mi siedo così sul divano e attendo… Dopo una decina di minuti eccolo tornare: “Eccoci… sei pronto? Ti ho dato l’appartamento vicino all’idromassaggio, così potrai stare tranquillo” – “Ottimo. Anche se l’idromassaggio non credo che potrò sfruttarlo…”, gli rispondo con un sorriso ironico. “Lì posso venire senza che nessuno mi veda, lo sai. E poi l’appartamento è più grande degli altri” – “Ma si, sto scherzando” – “Quando devi uscire?” – “Solo domattina verso le 10, diciamo per due o tre ore, poi ritorno. Dopo pranzo credo. Riparto mercoledì mattina” – “Bene. Abbiamo tutto il tempo allora. Andiamo, prendo le chiavi… così intanto ti fai una doccia se vuoi. Ho dei moduli da compilare prima di venire da te” – “Ok”.
Saliamo la scala laterale che porta alla terrazza superiore sopra la reception, dove c’è appunto la vasca idromassaggio all’aperto: subito sopra, salendo un’altra scaletta, c’è l’appartamento. Apre il portoncino, porgendomi poi le chiavi, ed entriamo: l’appartamento è grande, come aveva detto… non vi ero mai stato “ospite” finora, anche se me ne aveva sempre parlato ma non era mai stato libero per poterlo usare. “Stavolta l’ho lasciato libero di proposito, non appena mi hai scritto che saresti venuto. Visto che è parecchio che non ci vediamo…” – “Bello in effetti. Spazioso”, gli rispondo mentre non posso fare a meno di notare che ci sono molte più videocamere delle volte precedenti: di solito erano un paio nella camera da letto o nel salone, stavolta ne conto già cinque solo tra cucina, salone e corridoio!
“Vedo che hai messo molte più telecamere…” – “Si, ne ho comprate un tipo nuovo, wi-fi e senza fili, così sono semplici da mettere e togliere. Le ho messe in tutte le stanze e settate per riprenderti bene da ogni angolazione, anche in bagno” – “Sei sempre più perverso caro Oreste” – “Le mie fantasie le conosci, non fare finta di essere sorpreso” – “No, no… Quindi ora mi guarderai anche mentre faccio la doccia?” – “Se riesco sì. Dipende da chi viene in reception, ma posso guardarti anche dallo smartphone” – “Ok, non mi scandalizzo più di tanto” – “Vorrei vedere!”, mi risponde ridendo.
“Fai con calma, rilassati. Verrò tra un’oretta a legarti e imbavagliarti” – “Tanto hai le tue chiavi, no?” – “Ovvio. Resta in accappatoio, per il pomeriggio penso di lasciarti legato a una sedia. Per stasera invece ho altri programmi” – “Hmmm. La cosa si fa intrigante allora!” – “Vedrai… A dopo”. Esce richiudendosi dietro il portoncino e lasciandomi solo. Sistemate le mie cose nell’armadio, mi spoglio e faccio una lunga doccia calda: metto l’accappatoio bianco che mi ha lasciato a disposizione e infilo le pantofole di spugna… mentre mi asciugo accendo la tv e mi sdraio sul divano rosso che arreda tutti gli appartamenti del residence. Mi cade lo sguardo sulla videocamera che è posizionata proprio sopra il televisore, puntata sul divano, e noto che il led rosso è acceso, segno che mi sta guardando dalla reception. Decido così di civettare un po’ e stendo le gambe sul divano iniziando a strofinare i piedi tra loro, sfilando lentamente le pantofole… so bene che i miei piedi lo eccitano! Pian piano, accentuando i movimenti delle gambe, faccio aprire l’accappatoio lasciando intravedere il pene, poi continuo portando i piedi nudi sulle gambe, per poi distenderle e incrociare le caviglie: immagino che gli sia venuto bello duro osservandomi. Mi piace civettare…
Il tempo scorre guardando la tv, finché si fanno le diciassette: sento la porta aprirsi e lo vedo entrare con uno zainetto in mano… gli “attrezzi del mestiere”, penso tra me! “Eccomi… scusa se ti ho fatto aspettare ma c’era gente e non ho potuto liberarmi prima” – “Hmmm, allora non hai potuto guardare dal tuo schermo” – “Oh sì che ho guardato! I tuoi piedi mi ipnotizzano e lo sai bene, visto lo spettacolo. Ho zoomato parecchio per vedere bene, non credere. Certo se fossi stato solo avrei fatto anche altro” – “Sai, mi sono sempre chiesto perché ti limiti a legarmi quando potresti dare seguito alle tue fantasie” – “Ma le mie fantasie sono queste. Mi piace guardarti, mi eccita. Vederti legato, imbavagliato… osservare i tuoi movimenti, è la fonte della mia eccitazione” – “Beh, certo. Ma se ti attraggono così tanto i miei piedi, perché me li tocchi solo mentre mi leghi mentre potresti giocarci come vuoi?” – “Ognuno ha i suoi feticismi, no?” – “Ok… contento tu Oreste” – “Chissà, magari prima o poi faremo altro. Intanto per stasera ho una sorpresa” – “Che sorpresa?” – “Se è una sorpresa non puoi sapere prima di cosa si tratta, no? Sii paziente e vedrai”.
Apre lo zainetto sul tavolo e inizia a tirarne fuori corda, nastro adesivo, alcuni bavagli, spago, morsetti per capezzoli e un Magic Wand, che con lui non manca mai. Poi una scatoletta nera che non avevo mai visto… La lascia sul tavolo coprendola con lo zaino, poi prende della corda: “Siediti alla sedia… metti le pantofole e chiudi l’accappatoio”.
Mi alzo dal divano e mi siedo sulla sedia che ha posizionato ben ripresa dalle tre videocamere presenti nella sala: “Mani dietro la schiena…”, mi dice. Obbedisco, e in pochi istanti i miei polsi sono saldamente legati incrociati dietro la schiena. Con un altro pezzo di corda li collega al collo, rialzandoli e fissandoli con un cappio scorsoio, in modo da obbligarmi a tenerli alti per non farlo serrare. “Ora unisci gambe e piedi”… Mi lega strettamente le caviglie unite e poi le gambe, sopra e sotto il ginocchio. Con altra corda mi collega poi i piedi ai polsi, obbligandomi a tirare all’indietro le gambe, reclinandole. Il collegamento collo-polsi-caviglie, praticamente mi immobilizza alla sedia, ma non gli basta: mi fascia il petto con diversi giri di corda che fissa allo schienale della sedia.
“Ecco fatto. Manca solo il bavaglio… anzi ti bendo anche” – “Mi hai legato più stretto del solito, quanto tempo intendi lasciarmi qui così?” – “Sono le 17:20, diciamo fino alle 19:30, appena chiudo la reception e vengo a legarti in un altro modo” – “Sono più di due ore, non sarà una passeggiata, non sarebbMHFBFFGHFF!” Non mi fa finire la frase, mi infila una palla in bocca e, tenendomela tappata con una mano, mi fascia poi con molti giri di nastro adesivo, tirato strettissimo! “Scusami, ma devi restare legato così” – “HMMGHFFHGG!” è il solo suono che riesco ad emettere. È la prima volta che mi obbliga in questo modo, resto un po’ sorpreso della cosa.
Con altri giri di nastro adesivo mi benda gli occhi, poi allarga leggermente l’accappatoio all’altezza dell’inguine… mi sfiora i piedi calzati nelle pantofole di spugna… cose che aveva fatto raramente in passato: forse il troppo tempo a digiuno di “giochi” si fa sentire. “Ci vediamo dopo, ti osserverò attentamente”.
Lo sento aprire il portoncino di ingresso e uscire dall’appartamento.
Ovviamente non è la prima volta che mi lascia legato per ore, ma stavolta c’è qualcosa di diverso nei modi e nei comportamenti: l’avermi imbavagliato in quel modo non rientra nei suoi soliti metodi. La cosa mi fa pensare, mentre cerco di allentare i nodi, impresa non realizzabile perché Oreste sa legare molto bene. Nel silenzio del salone, dopo che la tv si è spenta automaticamente passate due ore da quando l’ho accesa, sento di tanto in tanto i motorini degli zoom delle videocamere, segno che mi sta guardando e riprendendo minuziosamente, per la sua collezione di video che ormai conterà almeno una trentina di riprese.
Sono legato alla sedia molto stretto ma la cosa che soffro di più man mano che il tempo scorre, è il bavaglio. Essendo comunque ben legato, il risultato è che sono abbastanza eccitato e credo che dalle telecamere sia ben visibile, considerando come mi ha scostato l’accappatoio… Inizio ora a rimuginare sulla “sorpresa” di cui mi ha accennato, che è a pochi metri da me, sul tavolo… irraggiungibile. Non ho altra scelta che aspettare…