Sono passate tre settimane dal surreale incontro “lavorativo” con Antonio, durante le quali ho ricevuto diversi messaggi dal tono molto spinto che ho cercato di glissare quanto più possibile, pur consapevole che prima o poi ci sarebbe stato un altro incontro…
Ne arriva uno però molto specifico e deciso: “Voglio legarti e scoparti la bocca. Trova un giorno di questa settimana per vederci a casa tua”. Il tono è perentorio e mi riporta alla cruda realtà del ricatto che mi viene perpetrato da quello che consideravo una sorta di amico: inutile glissare ancora, o rischierei di subire conseguenze che non posso permettermi, così gli rispondo di venire venerdì mattina, dopo le nove. Non ricevo ulteriori messaggi fino al giovedì sera quando mi scrive: “Voglio vedere il tuo armamentario sadomaso e ho tutte le intenzioni di sperimentarlo su di te… preparalo. Alle nove sono da te, fatti trovare in accappatoio. Nudo sotto.” Non perdo neanche tempo a rispondergli qualcosa, tanto sarebbe inutile.
Giovedì mattina… mi preparo ad assecondare le sue “richieste”, così dall’armadio prendo qualche spezzone di corda cerata bianca, nastro adesivo, due o tre bavagli, il Magic Wand e un plug non troppo grosso; li sistemo sulla scrivania. Penso possa bastare, almeno spero, visto che la situazione non mi stimola molto. Faccio una doccia e resto in accappatoio e pantofole, in attesa che arrivi. Verso le 8:50 arriva un nuovo messaggio: “Mettiti le scarpe blu con tacco alto, quelle in raso che ho visto in foto”. Resto sorpreso, non pensavo fosse anche feticista, ma ormai di che stupirsi? Prendo le scarpe blu che mi chiede e le indosso, restando in attesa…
Verso le 9:10 suona il citofono: gli apro e lo faccio salire. Gli apro la porta in accappatoio e tacchi alti, avendo cura di restare dietro la porta stessa… lui entra e richiudo: “Hmmm… bellissime scarpe. Sai ho visitato a fondo il tuo sito e le foto dei piedi con i tacchi mi hanno arrapato parecchio. Andiamo di sopra, hai preparato l’occorrente?” – “Si, ho preparato qualcosa…” Saliamo.
Si avvicina subito alla scrivania, per vedere cosa ho preparato: “Bene… ho visto come ti piace essere legato. Non so se serviranno i bavagli, visto che voglio scoparti in bocca… magari userò quello con l’anello. Immagino tu ne abbia molti di più di giocattoli, ma per oggi mi accontenterò…” Prende uno spezzone di corda e mi indica il letto: “Vai verso il letto e girati. Metti le mani dietro la schiena”. Lo assecondo e mi avvio verso il letto poi, come richiesto, porto i polsi dietro la schiena, restando voltato di spalle: mi lega i polsi incrociati e molto stretti… “Aspetta qui in piedi, mi serve altra corda…” Lo sento andare alla scrivania, per poi tornare ad avvolgermi il collo con un cappio e collegare i polsi, tirandoli verso l’alto: “Ecco fatto, così se ti divincoli troppo, il cappio si stringe al collo. Ora allarga le gambe e stai zitto”. Allargo le gambe, così che la sua mano possa infilarsi sotto l’accappatoio e arrivare al mio pene, mentre l’altra si infila da dietro tra le natiche, a cercare il buco che penetra lentamente con un dito mentre accenna una lenta masturbazione per farmelo diventare duro.
“Vedo che ti piace toccarmi…”, gli dico per provocarlo, a sminuire la sua supposta mascolinità. Per tutta risposta mi prende i testicoli con la mano e li stringe abbastanza da farmi sussultare: “Stai zitto o ti imbavaglio talmente stretto da non farti respirare. Ho detto di essere bisessuale, quindi di cosa ti stupisci? L’unica cosa che devi fare con la tua bocca è succhiarmelo quando te lo ficcherò dentro. Per il resto non devi fiatare”.
Resto in quindi in silenzio mentre continua a masturbarmi: lentamente il pene reagisce e diventa duro, in modo da poter essere sollecitato direttamente con il pollice sul prepuzio: “Hmmm, non ce l’hai troppo grosso, ma mi piace così. Non amo i superdotati, preferisco la normalità. Ora inginocchiati e unisci le caviglie…”
Mi inginocchio davanti al letto e unisco i piedi, mi lega le caviglie e poi le collega sadicamente ai polsi, già tirati verso il collo, generando una sorta di incaprettamento molto costrittivo: “Ora apri la bocca…” Si abbassa i pantaloni e gli slip e, dopo esserselo smanettato per qualche secondo, me lo spinge completamente in bocca. Mi scopa in questo modo per almeno venti minuti, tenendomi sempre la testa con le mani e obbligandomi a tenergli in bocca il pene senza soluzione di continuità: “Succhialo tutto, dai… voglio infilarti in bocca anche le palle”, e ovviamente prova a farlo, anche se ce l’ha troppo lungo per riuscirci senza provocarmi conati, visto che mi arriva quasi completamente in gola e mi impedisce anche di respirare. Continua a spingere per mettermi le palle dentro la bocca, ma è praticamente impossibile che io riesca a prenderle dentro insieme al pene.
Ormai ho la bocca e le labbra completamente ricoperte di saliva mista ad umori spermatici, finché finalmente decide di lasciarmi respirare e mi sfila il pene dalla gola: “Prendi fiato… non voglio allagarti subito”, così mi slega dall’incaprettamento e poi mi libera le caviglie dalle corde: “Sdraiati sul letto, voglio incaprettarti più comodo…”. Mi alzo e mi siedo sul letto, non è proprio agevole sdraiarsi con i polsi legati quasi dietro le spalle e tirati al collo, ma lentamente riesco a sdraiarmi su un fianco: “Voltati a pancia in sotto, voglio legarti i piedi ai polsi” – “Sto morendo di caldo con questo accappatoio”, gli dico… “Ti ho detto di stare zitto, sai cosa devi fare con la bocca e non include il parlare. Ti spoglierò nudo quando riterrò sia il momento. Non costringermi ad imbavagliarti”. Evito di replicare e mi limito a voltarmi sulla pancia come mi ha chiesto: mi lega i piedi uniti molto stretti, poi le ginocchia e infine mi tira le caviglie all’indietro, collegandole ai polsi e al collo… mi volta su un fianco e comincia a stringere l’incaprettamento fino a farmi arcuare in modo innaturale sulla schiena, proiettandomi in avanti i genitali e impedendomi qualsiasi movimento. Prima di mettersi a cavalcioni sul letto per ricominciare a scoparmi in bocca, mi tocca i piedi infilando le dita dentro le scarpe: “Hai bellissimi piedi, complimenti amico mio, mi eccita vederli inguainati in queste scarpe. Va avanti a toccarmeli per qualche minuto, ma senza sfilare le scarpe… poi mi apre la bocca e mi penetra nuovamente.
Mentre mi scopa, con una mano mi prende il pene e mi masturba, senza disdegnare di spingere le dita tra le gambe, dentro le natiche… ogni volta che mi affonda il dito nel buco, al contempo affonda il pene nella mia gola: “Hmmm… forse ti sborro in bocca… Volevo aspettare di più, ma devo svuotarmi. Continua a succhiare”. Così le sevizie continuano e devo dire che, masturbandomi, mi sta portando vicino all’orgasmo. “Ti faccio sborrare mentre ti allago la gola…”, dice mentre mi spinge il pollice sul prepuzio e, al contempo, muove il pene dentro la mia bocca: non passa molto tempo prima che il tutto arrivi al culmine per entrambi… Lo vedo inarcarsi sulla schiena e prendere un lungo respiro prima di lasciarsi andare e schizzare tutto il suo sperma dentro la mia bocca. Intensifica il ritmo della masturbazione e, quasi nello stesso momento, anche io vengo copiosamente, ricoprendogli la mano del mio sperma: “Ingoia il mio, che poi ti faccio leccare il tuo sulla mia mano”. E così fa: dopo essersi accertato che abbia ingoiato tutto, tenendomi la bocca aperta con una mano, vi infila dentro le dita bagnate del mio sperma… “Lecca per bene tutto, puliscimi la mano e manda giù”, mi apostrofa con tono perentorio.
Terminata la “pulizia”, si alza dal letto dove mi lascia legato incaprettato e va verso la scrivania: ne torna con in mano un ballgag e in pochi istanti mi imbavaglia molto stretto. Poi lentamente si china verso i miei piedi e mi sfila lentamente le scarpe per poi leccarli e ricoprirli di saliva: va avanti per qualche minuto, senza disdegnare di infilare il naso nelle scarpe… Poi si alza e va in bagno.
Ne torna dopo una doccia e, davanti al letto, mi scatta alcune foto con lo smartphone… cerco di esprimere il mio dissenso, ma legato e imbavagliato come sono non posso fare nulla: “Stai tranquillo, le tengo per me. È stato molto eccitante anche questa volta, dobbiamo farlo più spesso e non mi sembra tu abbia disdegnato, visto quanto hai sborrato, no?” Non posso replicare nulla, ma in effetti non ha tutti i torti, è riuscito a farmi venire copiosamente, oltre che a legarmi in maniera efficace.
“Ti lascio incaprettato mentre mi rivesto, poi ti slego. Settimana prossima lo rifacciamo e usiamo altri giocattoli”. Dopo una mezz’ora mi slega e se ne va, in attesa del prossimo incontro “forzato”.