Domenica: parto di buon’ora per raggiungere Rieti, seguendo le indicazioni che mi ha inviato via mail. Durante il viaggio rimugino sulla giornata che mi attende, ripercorrendo le varie conversazioni ed immaginando le macchine infernali che ho visto in foto. Per stare comodo ho messo una tuta e un paio di scarpe da ginnastica, tanto dovrò spogliarmi nudo, quindi meglio essere liberi. Verso le 9:30 arrivo nel circondario di Rieti, per poi dirigermi verso l’indirizzo indicato che risulta essere appena fuori dalla città.

Alle 9:50 sono davanti al cancello di una villetta con giardino, abbastanza isolata da altre costruzioni simili, comunque presenti nei dintorni: scendo dalla macchina e citofono all’unico nominativo presente… dopo qualche istante il cancello automatico inizia ad aprirsi, così risalgo in macchina e mi avvio all’interno.

Il vialetto che percorro termina in un piazzale dove parcheggio sotto una tettoia, per poi scendere e avviarmi verso il portoncino sul fronte della casa. Mentre cammino la porta si apre e l’ingegnere si affaccia facendomi un cenno di saluto, che ricambio. Dopo i convenevoli di rito, mi invita ad entrare e ci ritroviamo in un salone molto grande, arredato in stile rustico, con camino e mobili in ciliegio, come anche in ciliegio è il parquet. La sala è molto luminosa e spiccano due divani in alcantara disposti a L.

“Siediti pure, facciamo due chiacchiere e magari beviamo qualcosa…” – “Volentieri”, rispondo accomodandomi su uno dei divani. Lui si dirige ad un mobile bar, dal quale torna dopo qualche istante con due aperitivi: “Un Crodino va bene?” – “Benissimo, grazie”, rispondo mentre mi porge il bicchiere. “Allora Fox, sono contento di questo incontro… Penso di aver fatto bene a farmi avanti. Erano anni che volevo sperimentare uno di questi marchingegni” – “Mai nessuno ne è risultato interessato?” – “Mai abbastanza da accettare di sperimentarli. Lo sai bene, questo è un mondo che deve basarsi sulla fiducia e la serietà, e molto spesso è difficile da trovare” – “Certo, concordo”.

Noto solo ora che anche lui indossa una tuta: nel precedente incontro era vestito in modo più formale, ma evidentemente oggi la comodità viene prediletta. Seppur mi abbia specificato che non ci sarebbe stato coinvolgimento diretto a livello sessuale, vedo che la patta è bella gonfia, sicuramente dipenderà unicamente dall’adrenalina dovuta alla consapevolezza di stare per realizzare una fantasia alquanto perversa.

“Allora… ricapitolando prima di iniziare: 4 ore è il massimo a cui intendi sottoporti premesso che, se lo richiedi, interromperò la sperimentazione; sarai legato su quella che io chiamo la “mungitrice”, come hai visto nelle foto, e sarai incaprettato sul tavolo con le caviglie incrociate; quando il raccoglitore del tuo sperma raggiungerà un livello prestabilito, la macchina pomperà il liquido dentro il bavaglio e sarai costretto a ingoiarlo, per tutto il tempo in cui la macchina sarà in funzione; tutto il ciclo è regolato da sensori che rileveranno il grado di turgidità del pene, in modo tale da sollecitarlo adeguatamente, ovviamente garantendoti dei tempi di ripresa, gestiti anche con una legatura dei testicoli… Hai qualche domanda?” – “No, è tutto molto chiaro, mi hai già scritto che la macchina lavora in bassa tensione, quindi totalmente sicura. Unica cosa: se scuoto la testa significa che devi interrompere, non avevamo ancora concordato come comunicarcelo, ma credo sia il modo più efficace” – “Perfetto… ultima domanda: posso applicarti il vibratore anale o preferisci di no?” – “Avevi detto chiaramente che era solo una opzione. C’è un qualche motivo specifico per farlo?” – “Due a dire la verità: uno fisiologico e uno puramente ludico” – “Ossia?” – “Quello fisiologico è rapportato a una sorta di massaggio prostatico che stimola il piacere; l’altro è dovuto al fatto che mi eccita vederti penetrato dietro. Ma la scelta è tua, ci mancherebbe” – “Proviamo, ma se vedi che oppongo resistenza alla penetrazione soprassiedi” – “Certo. Va bene per me. Sai già che mi masturberò guardandoti, è un problema?” – “Il bavaglio che mi hai fatto vedere è dotato di benda per gli occhi, quindi neanche ti vedrò. In ogni caso non è un problema” – “Perfetto, allora direi che possiamo scendere di sotto, nella “sala hobby”. Vieni, faccio strada. Vuoi fare una doccia?” – “No, l’ho fatta prima di uscire di casa. A meno che tu non preferisca che io la faccia” – “Nessun problema, scendiamo”.

Mi fa strada verso un corridoio, alla fine del quale c’è una scala: scendiamo un piano e ci ritroviamo su un altro corridoio con tre porte, due laterali che immagino siano cantina, caldaia o altro e una frontale, che sicuramente è la “sala delle torture”. La porta, blindata, è chiusa a chiave: la apre ed entriamo in una enorme stanza, completamente open space, nella quale fanno bella mostra almeno una dozzina di manufatti… le famose macchine. Il pavimento è ricoperto di moquette rossa e, in un angolo, ci sono scaffali con riposti all’interno quelli che immagino siano attrezzi da lavoro di ogni genere, atti appunto alla costruzione e assemblaggio delle macchine stesse. Le pareti sono insonorizzate, lo deduco dai pannelli assorbenti visibili in alcuni punti, dove evidentemente manca ancora la copertura in finta pietra che riveste i muri. Noto che ci sono anche diverse videocamere, al momento tutte puntate verso la macchina che mi accingo a sperimentare, con immagini proiettate su uno schermo LCD da almeno 60 pollici fissato su una parete. L’illuminazione è molto calda, tendente al rosso, non ci sono finestre ma sicuramente un sistema di condizionamento aria, visto che la stanza è fresca.

“Vieni, ti illustro la macchina dal vivo…”, mi dice invitandomi a seguirlo verso la parte centrale: “Allora… sdraiato su questo tavolo a pancia in sotto, i genitali saranno accessibili dal foro che vedi nel mezzo… Una volta incaprettato, ti legherò i testicoli e poi ti applicherà per prima cosa un anello sensore in lattice alla base del pene, che servirà a rilevare se sia turgido o meno, in modo tale da regolare l’intensità e la frequenza del secondo apparato nel quale ti infilerò il pene stesso, che è a tutti gli effetti un masturbatore. Gli orgasmi generati dal masturbatore saranno raccolti nella vaschetta subito sotto lo stantuffo e, raggiunta una certa quantità, saranno spinti da una seconda pompa, attraverso il tubicino pneumatico che vedi, direttamente nel penis-gag con il quale sarai imbavagliato, schizzandoti lo sperma dentro la bocca. Il ciclo è completamente automatizzato e controllato da una centralina elettronica che ho progettato io stesso” – “Sembra infernale… Una domanda: perché l’incaprettamento? La macchina poteva essere concepita anche prevedendo il soggetto seduto, credo…” – “Beh, la macchina serve a torturare e l’incaprettamento è congeniale, anche perché la costrizione della posizione spinge il pene in avanti e diminuisce i tempi “morti” di recupero” – “Capito… Per curiosità, quanti orgasmi prevedresti in 4 ore?” – “Questo non è dato saperlo, diciamo che immagino almeno una quindicina o più. Ovviamente la quantità di sperma diminuirà ogni volta e renderà l’orgasmo sempre più intenso e anche leggermente doloroso, con conseguente dilatazione dei tempi nei quali lo sperma ti verrà iniettato in bocca” – “Si, infernale. Un intero giorno potrebbe avere conseguenze fisiche…” – “Questo è possibile, ma dipende dalla fisiologia di ognuno e dalla resistenza. Per questo volevo provarla da tempo”.

Noto che, mentre parliamo, la sua patta è diventata enorme e deve avere il pene durissimo. “Le telecamere riprenderanno tutto immagino…” – “Si, ma se vuoi possiamo cancellare tutto poi. Le riprese saranno su 4 punti: integrale, pene, bocca, culo; quest’ultima se acconsenti alla penetrazione anale per il massaggio prostatico, ovviamente anche quello regolato da sensori” – “Con cosa intendi legarmi?” – “Corda di iuta, che assicura il non allentamento dei nodi, non mi piacciono fascette, catene, manette o altro, preferisco la corda” – “Ok. Mi sembra tutto chiaro…” – “Perfetto, allora inizia a spogliarti nudo, intanto prendo corde e bavaglio. In quell’angolo c’è un armadio dove puoi riporre le tue cose”.

Vado all’armadio indicatomi e inizio a spogliarmi: tolgo le scarpe e poi sfilo la felpa; tolgo la maglietta, poi i calzini, i pantaloni e infine i boxer, restando completamente nudo. Con diversi pezzi di corda in mano, mi fa cenno di avvicinarmi al tavolo…

La tortura sta per iniziare.


 

Commenti offerti da CComment

Info

  • Utenti 332
  • Articoli 1379
  • Visite agli articoli 1887821

Ultimi amici registrati

  • Dealaura
  • barriolatino
  • leatherghom
  • bsxfirst
  • pm2000

Abbiamo 26 ospiti e nessun utente online

DISCLAIMER

In questo sito sono pubblicati racconti in tema BONDAGE/SADOMASO e foto/video di nudo anche integrale o durante atti sessuali espliciti in situazione di costrizione in bondage simulata e consenziente. Cliccando su "ACCETTO" confermi di voler accedere a un sito con contenuti PER ADULTI e dichiari di essere MAGGIORENNE. Questo sito utilizza cookies non permanenti per ottimizzare la navigazione da parte degli utenti. Cliccando su "ACCETTO" ne consenti l'utilizzo. Se non intendi accettare e clicchi sul pulsante "Non accetto", sarai reindirizzato fuori dal sito.

Non accetto