“Girati, metti i polsi dietro la schiena…” Davanti al tavolo dove sarò torturato per 4 ore, mi volto e porgo i polsi dietro la schiena come richiestomi: me li incrocia e poi li avvolge con la corda di iuta, non troppo spessa e non troppo fina, scelta con cura direi. Non li lega troppo stretti, poi mi aiuta a sdraiarmi di pancia sul tavolo, avendo cura di posizionare il mio pene e i testicoli per scoperti entro il foro presente nel centro: “Ti lego i piedi, incrocia le caviglie”… Obbedisco, così avvolge anche le caviglie con la corda di iuta, e stavolta serra abbastanza stretti i nodi, lasciandomi le gambe divaricate per poter spingere il pene all’interno del foro. Mi aspetto che ora mi incapretti, collegando le caviglie ai polsi, invece prende il bavaglio: una maschera in cuoio nero, con un dildo da infilare in bocca, predisposto con attacco per il tubicino pneumatico, e una copertura per gli occhi; dietro la nuca c’è un anello in metallo… “Apri la bocca, così ti imbavaglio e poi finisco di legarti”.
Vedo che ha il pene che sta quasi per esplodergli nei pantaloni per quanto è eccitato: mi infila il dildo in bocca, è molto lungo e largo, quasi da riempirmela completamente… stringe la fibbia molto stretta, poi mi copre gli occhi e lo serra definitivamente. Non vedo più nulla, ma lo sento armeggiare con le corde finché mi avvolge il collo con un cappio e, dopo avermi piegato i polsi e gli avambracci verso l’alto, li fissa al collo nella cosiddetta posizione di “reverse prayer”, abbastanza costrittiva e della quale non avevamo parlato. A questo punto, non potendo emettere suoni articolati, lo sento prendermi i piedi, passare la corda tra le caviglie legate e tirarmi le gambe verso i polsi. Infila la corda all’interno e poi inizia a tirare per arcuarmi nell’incaprettamento. Mi lega molto stretto e inizio a eccitarmi, anche se di questo tipo di incaprettamento non era uscito riferimento. Ma non è soddisfatto, visto che lo sento infilare la corda nell’anello posteriore della maschera bavaglio e tirarla poi anch’essa ai polsi, obbligandomi a tenere la testa rialzata. Sono immobilizzato completamente e strettamente imbavagliato, eppure mi lega anche le braccia, sopra i gomiti, stringendole quanto possibile e impedendomi letteralmente qualsiasi movimento.
“Sei pronto Fox. Ti ho legato bene. Ora ti lego i testicoli e poi ti applico il mungitore. Vedo che hai già il pene duro, bene!”
Passa qualche istante in cui lo sento armeggiare sotto il tavolo, poi sento il pene essere inguainato fino alla base da qualcosa che credo sia lattice, almeno nella parte interna. A questo punto mi lega i testicoli, con una cordicella fina che credo sia elastica, perché una volta applicata la sento stringersi provocandomi una stimolazione all’erezione. Continuo a sentir trafficare, prima sotto di me, poi di lato… finché mi applica il tubicino alla valvola del bavaglio.
Sembra tutto pronto quando, con un po’ di sorpresa, sento la sua mano infilarsi tra le natiche fino al buco spalmando un qualche lubrificante: non avevamo poi stabilita la penetrazione anale, ma mi sembra di capire che ne abbia tutte le intenzioni: “Fox, sto per infilarti un dildo vibrante nel culo, collegato allo stantuffo. Non mi hai detto se acconsentivi, ma se ritieni che debba poi toglierlo puoi farmelo capire…” Non ho neanche il tempo di fare il cenno concordato che il dildo fissato allo stantuffo scivola dentro, provocandomi prima un sobbalzo e poi una sensazione di formicolio alle parti basse, segno che ha raggiunto la prossimità della zona prostatica. Lo stantuffo anale si avvia e inizia a fare il suo lavoro, perché sento il pene eccitarsi sempre di più…
“Il gioco è iniziato… ora la macchina inizierà a masturbarti, non appena avrai raggiunto la turgidità necessaria. Le 4 ore partono da ora”.
Passano pochi istanti e il mungitore si avvia, iniziando a lavorarmi il pene sia muovendosi a stantuffo sull’asta, sia simulando il contatto di una lingua sul prepuzio: la sollecitazione è veramente molto intensa e costante. Il dildo vibrante amplifica il tutto e immagino che non ci vorrà molto per raggiungere il primo orgasmo. La macchina è estremamente silenziosa, quasi impercettibile, a parte un leggero ronzio; credo che l’ingegnere si sia seduto davanti allo schermo, gustandosi le riprese della sua fantasia realizzata. Il primo orgasmo è incredibile: la costrizione delle corde che mi legano incaprettato, associate alla macchina, mi portano a venire dopo pochi minuti e a raccogliere il primo sperma nel contenitore sotto di me, mentre emetto mugolii molto intensi dietro il bavaglio strettissimo.
“Accidenti! Vedo che ne hai schizzato parecchio già al primo orgasmo… penso che al secondo la pompa inizierà a schizzartelo in bocca e a fartelo ingoiare. È molto eccitante quello che vedo. Ti dico che sono con il cazzo duro in mano…”
Dopo la prima eiaculazione, il mungitore rallenta fino quasi a fermarsi, ma non succede la stessa cosa con la stimolazione anale che invece continua, anche se con una intensità ridotta. La centralina sembra funzionare a dovere. Passa qualche minuto che consente la ripresa fisiologica, poi sento il pene tornare a indurirsi finché il mungitore riprende a masturbarmi. I testicoli tornano a essere premuti dalla corda elastica che li avvolge strettamente. Sento l’ingegnere girare intorno al tavolo, forse per controllare che tutto funzioni a dovere, magari con il pene duro in mano.
Non riesco a tenere una cognizione del tempo affidabile, ma il secondo orgasmo non tarda molto ad arrivare, almeno credo… il mungitore convoglia nuovamente il mio sperma nel contenitore e stavolta sento attivarsi un qualche altro apparato: è la pompa, che mi fa schizzare in bocca e in gola il mio sperma, mantenuto anche abbastanza caldo dal recipiente. Ha pensato proprio a tutto, mi dico da solo, mentre ingoio il mio stesso sperma, senza possibilità di fare altro. Gli schizzi sono intervallati, proprio come un pene, e la quantità di sperma che mi pervade la bocca e la gola non è poca.
Il ciclo ricomincia, inesorabile e si ripete dilatandosi nel tempo di volta in volta: arriva il terzo orgasmo, poi il quarto… la posizione inizia a farsi molto costrittiva e cerco sempre di più di muovermi, ma senza riuscirci più di tanto, visto che mi ha legato molto stretto. Al quinto orgasmo si riattiva la pompa e nuovamente il mio sperma viene iniettato nella mia bocca attraverso il bavaglio, obbligandomi nuovamente ad ingoiare…
“Io sto per venire Fox… mi sono trattenuto diverse volte, ma ora devo sborrare. Stavo pensando… lo mandiamo sprecato il mio sperma, oppure lo aggiungo al tuo dentro il raccoglitore, che ne pensi?” La domanda resta ovviamente senza risposta, visto che sono imbavagliato, ma lui continua: “Ho pensato anche a questa evenienza: mi basta collegare un tubicino con imbuto al raccoglitore e ci vengo dentro anche io…” E credo proprio che lo stia facendo, visto che lo sento armeggiare vicino al tavolo e sotto di me, dopo avervi posizionato una sedia: lo sento venire, si lascia andare ad un gemito neanche troppo sommesso mentre schizza dentro l’imbuto e aggiunge il suo liquido al mio. Ora sarò costretto a ingoiare anche il suo.
Arriva il sesto orgasmo e, come mi aspettavo, la pompa si riattiva e mi schizza in bocca altro sperma caldo, per istanti che sembrano interminabili. Ormai sono dolorante, sia sui genitali che nella parte anale: sento le corde segnarmi polsi, caviglie e braccia… sta diventando una tortura vera e propria.
“Manca ancora un’ora Fox. 6 orgasmi finora, pensavo di più, anche se la quantità di sperma emessa è comunque notevole. Vediamo dove si riesce ad arrivare…”. Nell’ultima ora di tortura raggiungo altri 2 orgasmi forzati con una nuova iniezione di liquido caldo in bocca, ma ormai penso di non avere più l’idratazione necessaria, visto che l’unica cosa che ho bevuto è stato sperma. Arriva finalmente la scadenza del tempo concordato: “Ci siamo, dai… tra due minuti fermo la macchina e ti libero”, ma proprio mentre pronuncia queste parole arrivo il nono orgasmo, il più doloroso di tutti…
“Bene, sei arrivato a nove! Prima di slegarti te lo pompo in bocca, non mandiamolo sprecato!”, e così fa… la pompa mi inietta in bocca l’ultimo esiguo quantitativo del mio sperma rimasto nel raccoglitore, poi finalmente la macchina si ferma. Lentamente mi libera dall’incaprettamento, dopo aver rimosso la mungitrice, la legatura dei testicoli e il dildo vibrante dal culo. E finalmente mi toglie la maschera bavaglio, estraendo dalla mia bocca dolorante il penis-gag… Faccio quasi fatica a scendere nudo dal tavolo: caviglie e polsi sono molto segnati dalle corde e le braccia mi fanno male per la costrizione dell’incaprettamento.
“Devo ammettere che la mia idea delle 24 ore era totalmente fuori portata, avevi ragione…” – “No, è impensabile essere sottoposti a 24 ore continue di questa tortura, sinceramente sono troppe anche 4 ore” – “Si, immagino di sì. Ma almeno è stato appagante in qualche modo?” – “Beh… 9 orgasmi ottenuti in questo modo sono sicuramente un’esperienza intensa e molto eccitante, almeno nella prima, massimo seconda ora. Ma poi subentra la fatica della costrizione…” – “Certo, ma si parla di tortura alla fine” – “Si, ma sempre affine al piacere reciproco, almeno io la penso così. Quindi qualcosa va necessariamente rivisto e adattato, altrimenti se mi chiedessi di rifarlo ti direi di no” – “Capisco. Avrai bisogno di una doccia penso… Andiamo di sopra, così ti indico il bagno” – “Si, grazie… Nel frattempo ti faccio una domanda: la penetrazione anale non era stata concordata, anche se l’hai gestita in maniera soft, avrei preferito esserne informato prima, come anche il fatto di aver dovuto ingoiare il tuo sperma. Se dovessimo incontrarci nuovamente questo deve esserti ben chiaro, ok?” – “Hai ragione… mi sono fatto trasportare dall’eccitazione, ma spero non diventi un problema, perché ritengo che potremmo passare altre ore interessanti insieme” – “Tu mantieni i paletti che poniamo e non ci saranno problemi”. Entro in bagno e mi godo una meritata doccia.
Prima che io mi rimetta in macchina per tornare a Roma, beviamo qualcosa e ci scambiamo opinioni sull’esperienza appena vissuta, riguardando i video girati durante le 4 ore che decido di lasciargli senza cancellarli, a patto di non utilizzarli se non ad uso personale e facendomene fare una copia.
Ci salutiamo verso le 16, con l’accordo di risentirci per sperimentare un’altra macchina infernale.