Una volta ben assicurato alla sedia, si ferma a guardarmi… “Volevo metterti un bavaglio ad anello, ma sarebbe veramente molto difficile masticare e deglutire. Va bene così…” – “Beh, mangiare imbavagliato lo vedo veramente complicato!”, gli rispondo mentre mi infila una mano sotto il vestito fino ad arrivare a toccarmi il pene abbastanza duro… Poi mi accarezza le caviglie e i piedi, per poi alzarsi e infilarmi due dita in bocca strofinandole sulla lingua: diventa sempre più fetish questo psicologo!

Si allontana per andare in cucina, lasciandomi solo nel salone, legato alla sedia. Provo a muovermi un po’, ma solo le mani hanno abbastanza spazio di movimento, per il resto sia le caviglie che il collo sono molto limitati. Torna con due piatti che posa sul tavolo, coperti da due cloche ma, anziché sedersi per iniziare la cena, prende un Magic Wand e si abbassa verso la mia sedia: lo infila sotto il vestito e lo posiziona a contatto dei genitali, avendo cura di fissarlo alla sedia e alle cosce con della corda… poi lo accende. “Così la cena sarà più stimolante…” – “Questo lo hai comprato per l’occasione o lo avevi già?” – “Comprato in settimana, insieme a manette e cavigliere e qualche altro giocattolo…” Non replico alla risposta mentre spinge leggermente avanti la sedia verso il tavolo per poi scoprire il piatto: riso agli scampi. “Saltiamo l’antipasto, apro una bottiglia di vino bianco, ok?” – “Va bene…”, rispondo. Stappa la bottiglia e versa il vino nei bicchieri mentre mi guarda eccitato, e lo si nota bene dalla patta gonfia; ne beviamo un sorso brindando a questa serata surreale che è appena iniziata.

Si siede e iniziamo a mangiare… mentre porto il cibo alla bocca sento il mio pene diventare sempre più duro, sollecitato dal vibratore posto a pressione sui testicoli e alla base del pene, seppur dentro gli slip di pizzo: mi sento strano e impacciato, la situazione mi mette un po’ a disagio, anche se è eccitante. Lo osservo mentre mangia, mentre parliamo delle varie sfaccettature del feticismo, e noto che la mano sinistra è sotto il tavolo, probabilmente a toccarsi tra le gambe. I discorsi si fanno abbastanza spinti, arrivando a parlare di penetrazioni anali, posizioni di costrizione improbabili, torture, sadismo e via così. Inizio a pensare che abbia programmi molto hard per il prosieguo della serata, ma continuo a mangiare.

A un certo punto si alza… lo vedo sbottonare la patta dei pantaloni e tirare fuori il pene eretto, turgido: se lo prende in mano e viene verso di me, fermandosi alla mia destra: “Continua a mangiare… voglio fare una cosa” – “Cosa?” – “Mangia, non preoccuparti…”, mi risponde mentre inizia a masturbarsi quasi davanti al mio piatto e l’idea di cosa voglia fare prende forma nella mia mente: pensavo volesse mettermelo in bocca, ma realizzo che invece ha intenzione di venire nel mio piatto e farmi mangiare il suo sperma nel riso. Idea perversa penso, non sarà così, e invece: “Ora ti schizzo nel piatto e tu continui a mangiare…”. Non riesco a proferire parola e dopo pochi istanti lo vedo fiottare molto liquido caldo nel mio piatto! È talmente eccitato che gli resta duro e dritto anche mentre mi prende la mano e guida la forchetta nel prendere il riso ricoperto di sperma, portandomela alla bocca e obbligandomi a mangiare: “Ingoia… e poi finisci di mangiare”.

Resta accanto a me fino a quando non mi vede ingoiare la prima forchettata, poi si ricompone e orna a sedersi. “Troppo spinto per te?” – “Lo sperma nel cibo? Beh, abbastanza… non mi aspettavo avessi anche questa fantasia. Sei una sorpresa continua” – “Non devi fare nulla che non ti vada di fare… Sei legato, è vero, ma per piacere, non per costrizione” – “Lo terrò a mente…”.

Finito il riso a base di scampi e sperma, passiamo al secondo: porta via i piatti e ritorna con altri due sempre coperti con le cloche… li mette sul tavolo e li scopre. Una bella aragosta già completamente aperta e sgusciata, molto invitante: “Afrodisiaca, se mai ce ne fosse bisogno…”, mi dice sorridendo. Inizio a mangiarla con le mani incatenate alla sedia, quando lui viene verso di me e infila nuovamente la mano sotto il vestito, per verificare se il vibratore stia facendo il suo lavoro e, in effetti, il mio pene è ben duro ed eretto… Lo lavora con la mano, avendo cura di mantenere la pressione del Magic Wand sui testicoli. Improvvisamente si infila sotto il tavolo e, dopo avermi allargato ancora di più le gambe, me lo prende in bocca iniziando a lavorarne la punta con la lingua! Il boccone di aragosta mi si ferma in gola, tanto me lo sta succhiando mentre con le mani mi infila le dita dentro le scarpe per toccarmi i piedi… Mi lavora di bocca per almeno dieci minuti prima di rialzarsi e tornare a sedersi, lasciandomi con il pene dritto e durissimo: ho idea che il vibratore mi farà venire a breve.

Si mette a mangiare come se nulla fosse, guardandomi mentre cerco di resistere alle stimolazioni del Magic Wand… versa del vino nei bicchieri e, quando si rende conto che sto per venire, viene vicino a me con il bicchiere in mano e lo infila tra le gambe proprio mentre inizio a fiottare sperma che, inevitabilmente, cola nel vino… ne schizzo in quantità, essendo durata molto sia la stimolazione che il lavoro di bocca. Quando mi rilasso dopo l’orgasmo mi porge il bicchiere di vino e sperma: “Bevi… fino all’ultima goccia”. Esito qualche istante, ma lui mi porta il bicchiere alla bocca obbligandomi a bere e tenendomi la testa finché il bicchiere è completamente vuoto! Poi si abbassa i pantaloni e, preso in mano il pene duro, me lo spinge in bocca a forza… Mi obbliga a succhiarglielo per almeno un quarto d’ora prima di sfilarmelo dalla bocca per tornare a sedersi: “Ora finiamo l’aragosta…”.

Sono un po’ disorientato dai modi decisi e autoritari che stanno venendo fuori, continuiamo comunque a mangiare con calma senza ulteriori divagazioni, anche se mangiare sostanzialmente incatenato a una sedia non può definirsi propriamente una cena sui generis. La cosa che noto è di avere il pene nuovamente duro, non tanto per la stimolazione del vibratore, quanto per la situazione surreale che evidentemente mi eccita.

Finito il secondo piatto e sparecchiata la tavola, torna dalla cucina con due porzioni di fragole e una tazza di panna montata: “Un dolce ci sta bene, no?” – “Hai intenzione di sborrare anche dentro le fragole?”, gli chiedo in modo provocatorio… “No… nelle fragole no, ma la panna poi vorrei spalmartela sui piedi per poi leccarla” – “Ora? E come? Ho i piedi incatenati alla sedia e indosso le scarpe!” – “Questa panna è per le fragole, ma per dopo ne ho una bomboletta spray da usare appena ti avrò legato al letto nudo. Te la spalmerò per bene sui piedi e la leccherò tutta…” – “Legato al letto nudo?” – “Si… non finisce mica con la cena la serata…”

Non replico volutamente, decido di mangiare le fragole con panna senza aprire ulteriori discorsi, ma è lui a chiedere: “Tutto ok? Sei silenzioso… Qualcosa non è di tuo gradimento?” – “Non posso dire questo, ma resta il fatto che ti sei preso, diciamolo, delle libertà abbastanza spinte di cui non abbiamo parlato…” – “Si, è vero… ma in finale non cambia molto tra ingoiare sperma in un modo piuttosto che in un altro, no?” – “Non pensavo di dover bere il mio sperma in un bicchiere di vino…” – “Sei a disagio per averlo fatto o solo perché non sapevi sarebbe successo?” – “Un po’ entrambe le cose” – “Ma converrai che è stato eccitante, se non altro per la situazione” – “Si, ne convengo come dici tu, ma vorrei sapere se devo aspettarmi altre sorprese: ad esempio avevamo parlato di una cena particolare, ma se mi parli di volermi legare al letto ne deduco che i tempi si allungheranno, visto che sono già le 22:30…” – “Beh, avevo in mente qualche altro “giochino”, ma se mi dici di avere problemi di tempo possiamo soprassedere” – “Tu illustrami i giochini, poi decido…” – “Non ti eccita invece non sapere cosa ti aspetta?” – “Può anche eccitarmi, ma non vorrei perdere il buon senso. Ne abbiamo parlato spesso in terapia…” – “Certo, ed è corretto. È però anche vero che noi ormai non siamo sconosciuti, una certa fiducia reciproca credo si sia instaurata…” – “Non lo nego, ma è anche vero che hai sempre preso iniziative inaspettate, come l’altra volta in studio” – “Ok, lo ammetto. Ma tu devi ammettere che ti è piaciuto…” – “Così non ne veniamo fuori. Cosa succede se poi uno dei tuoi giochini dovesse non piacermi? Non pensi che poi precluderebbe altri incontri?” – “Forse hai ragione, se la metti su questo piano. Allora vuoi sapere cosa avrei in mente?” – “Si, lo preferirei…” Sorride mentre si versa altro vino, poi: “Allora… vorrei portarti di sopra, in camera da letto… spogliarti, toglierti intimo e scarpe e poi legarti nudo a croce sul letto. Imbavagliarti ben stretto e poi legarti i testicoli e il pene; infilarti un vibratore nel culo, morsettarti i capezzoli e infine spalmarti completamente di panna, dal collo ai piedi. E leccartela via tutta mentre ti masturbo  te lo succhio; farti sborrare e poi toglierti il bavaglio per scoparti in bocca e farti ingoiare. Questo sarebbe il mio programma, diciamo che per la una dovremmo aver goduto abbastanza entrambi. Ora sta a te decidere…”

Già… ora sta a me decidere.


 

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