Nuova seduta, divenuta ora mensile, con lo psicologo… Dopo gli incontri privati, per una serie di motivi, abbiamo avuto uno stop ai nostri “giochi” abbastanza lungo, durante il quale anche le sedute erano state interrotte. A parte le motivazioni, anche la pausa è stata utile per riaccendere quelle voglie che forse, vista l’intensità degli incontri, si stavano affievolendo come qualsiasi giocattolo desiderato con il quale poi si gioca troppo.
Entro nello studio sul tardi, come ormai ero solito fare, proprio per i giochi per i quali dovevamo attendere l’uscita della segretaria: mi accomodo in sala di attesa e la segretaria mi saluta mentre va via, dicendomi che sarà il dottore a chiamarmi quando si libererà dall’appuntamento precedente. Passano almeno venti minuti, poi sento la porta dello studio aprirsi e le voci del dottore e del paziente che si incamminano verso l’uscita. Quando la porta si richiude, lui si affaccia nella sala di attesa sorridendo e mi saluta invitandomi a seguirlo nello studio…
“Allora, come vanno le tue fantasie, sono sempre presenti e vivide?” – “Beh, non si può andare contro natura. E le tue invece, visto che è un po’ che non ci vediamo?”, gli rispondo sorridendo ironicamente sottolineando che anche le sue fantasie erano ben presenti. “Mi masturbo spesso pensando ai nostri incontri privati, ma come hai potuto vedere non sono stato pressante, sei stato tu a riprendere appuntamento qui…” – “Certo, ma potrei aver fissato l’appuntamento semplicemente come seduta terapeutica e non necessariamente per succhiartelo, non credi?”. A questa mia frase, per tutta risposta, lui si tocca tra le gambe e mi apostrofa: “Vuoi dirmi che non hai voglia di prendermelo in bocca?” – “Non ho detto questo, ma non dare le cose per scontate… è più eccitante lasciarle accadere le cose, piuttosto che programmarle, no?”.
Resta in silenzio per un attimo, ammiccando… “Bene, allora dimmi… quante altre paia di scarpe ti hanno regalato in questi ultimi tempi?” – “Diverse… ma sai come funziona: foto, video…” – “Sempre sommerso da feticisti quindi…” – “Si. Sempre. Alcuni anche molto simpatici devo dire…” – “Nessuno interessato a legarti?” – “No. Solo piedi e scarpe. Niente corde” – “Non sanno cosa si perdono…”, mi dice ridendo. “Tu vorresti legarmi ora?” – “La verità? Si. Immagino come legarti da quando hai ripreso l’appuntamento… e ti legherei molto volentieri a quella sedia. Nudo. Per poi scoparti in bocca” – “Tu dimentichi di essere il mio psicologo, non solo il mio carceriere quando giochiamo” – “Fa differenza?” – “Direi di sì… almeno per me, visto che potrei anche avere solo la necessità di parlare, no?” – “Se vuoi fare la seduta normale, non c’è problema. Parliamo. Ma non ci credo molto che tu non abbia voglia di farti legare e scopare…” – “Non ho neanche scarpe o abiti femminili con me…” – “Le scarpe e il crossdressing mi eccitano molto, ma legarti mi eccita di più… leccarti i piedi nudi, penetrarti la bocca a fondo… vederti ingoiare il mio sperma…” – “Non dirmi che hai ancora le corde e i bavagli qui in studio!” – “Certo che sì! Sapendo che saresti venuto mi sono premunito: corda di iuta, ballgag, ring-gag, Magic Wand… è tutto nel cassetto della mia scrivania, chiuso a chiave ovviamente”… Mentre dice queste parole inizia a toccarsi nuovamente tra le gambe: è chiaro che ha ben altre voglie rispetto alla seduta di psicoanalisi! Resto in silenzio per qualche secondo poi, guardandolo dritto negli occhi gli dico: “Cosa vuoi che faccia? Devo spogliarmi?...” – “Lo vorrei, si. Nudo e seduto su quella sedia, con le gambe divaricate” – “Non devi tornare a casa? Non mi sembra che il tuo programma sia di breve durata…” – “Mia moglie è fuori Roma. Ho anche tutta la notte volendo…” Sentito ciò mi alzo dal divanetto e sbottono la camicia per poi toglierla e lasciarla cadere sulla moquette: lui mi guarda toccandosi e il gonfiore della patta non ha bisogno di ulteriori conferme. Mi siedo e slaccio le Hogan, le tolgo e poi sfilo i pantaloni, lasciandoli sopra alla camicia… tolgo i calzini, lentamente, mettendo pian piano a nudo prima il piede destro e poi il sinistro. Infine mi alzo e abbasso i boxer rossi di Calvin Klein, facendoli scivolare fino alle caviglie e poi sfilandoli. Sono nudo e con il pene abbastanza “allegro”, devo ammetterlo…
Lui si avvicina e con una mano mi prende il pene, iniziando una lenta masturbazione con il chiaro fine di farmelo diventare duro; sempre masturbandomi mi infila due dita in bocca a cercare la lingua… Passa dietro le mie spalle e mi tasta le natiche, infilando un dito fino al buco, a sollecitarmelo. La mano si ferma sulla bocca, prima tappandomela, poi infilando nuovamente le dita dentro, fino a prendere la lingua: “Ora siediti e allarga bene le gambe…”, mi dice. Mi siedo sulla sedia mentre lui va alla scrivania e, dopo aver aperto il cassetto chiuso a chiave, ne estrae diversi rotoli di corda di iuta e due bavagli: torna verso di me e, da dietro lo schienale della sedia, mi prende i polsi e li porta dietro la stessa, incrociandoli per poi avvolgerli con diversi giri di corda e fissarli alle traversine in legno. Legate le mani, mi avvolge il petto fissandolo alla spalliera della sedia, stringendo parecchio e avendo cura di evidenziare i capezzoli che stuzzica con le dita; mi prende il pene e ricomincia a masturbarmi, anche se non mi ha ancora legato i piedi… Il pene inizia a bagnarsi sulle sue dita che poi mi infila in bocca obbligandomi a leccarle: ha il pene durissimo dentro i pantaloni, tanto da rendere ben visibile un rigonfiamento.
Passa a legarmi le caviglie, tirandomele indietro verso le gambe posteriori della sedia e fissandole ben strette in modo che le cosce restino divaricate, cosa della quale si accerta legandomele alla sedia all’altezza delle ginocchia: sono immobilizzato, con il cazzo proiettato in avanti e i testicoli completamente esposti. A questo punto si abbassa i pantaloni e gli slip e sfodera il cazzo durissimo e dritto davanti a me… “Questo è l’effetto che mi fa legarti… ce l’ho talmente duro che non so se ti entri tutto in bocca…” Non mi ha ancora imbavagliato, ma evito ugualmente di rispondere, preferisco seguire gli eventi. Si mette in ginocchio dietro la sedia e, dopo avermi messo il cazzo tra i palmi, prende il mio da dietro e ricomincia a masturbarmi lentamente, mentre le mie mani legate masturbano lui: “Bravo, così… lentamente… fammelo diventare ancora più duro, così poi vediamo se riesci a prenderlo tutto in bocca…”. Andiamo avanti così per una decina di minuti, finché si alza a si mette di lateralmente di fronte a me: mi prende la testa e la porta al suo cazzo dritto, poggiandomi la cappella sulle labbra e strofinandovela spargendo i suoi umori… “Apri bene la bocca, ora te le spingo tutto dentro…” – “GHMFF GLUB” è l’unico suono che riesco ad emettere mentre tutto il suo pene mi viene infilato a forza dentro la bocca, iniziando a stantuffare ritmicamente! Spinge talmente a fondo che il glande mi arriva in gola e quasi mi entrano in bocca anche i testicoli gonfi… Mentre mi scopa la bocca continua a masturbarmi con una mano, portandomi più volte alla soglia dell’orgasmo, ma senza farmi venire, per poi ricominciare. Ho la bocca talmente piena del suo cazzo che riesco a respirare solo con il naso, mentre le corde che mi legano iniziano a segnarmi la pelle. Improvvisamente mi libera la bocca e, dopo aver preso un bavaglio ad anello dalla scrivania, mi imbavaglia molto stretto, lasciandomi con le mascelle spalancate; si abbassa tra le mie gambe e me lo prende in bocca, iniziando a succhiarmelo usando la lingua sul prepuzio e sollecitando i miei testicoli con la mano… me li lega strettamente con altra corda più fina, avvolgendo la sacca scrotale e la base del pene, risalendo fino al glande che strozza con un cappio. Ce l’ho talmente duro che le corde stringendo mi fa male, ma lui continua a succhiarmelo. Ormai sto per schizzare, ma non me lo concede, si ferma e una volta alzatosi, me lo rimette in bocca attraverso l’anello riprendendo a masturbarmi: “Usa la lingua… succhia come puoi, ancora un po’ e ti faccio ingoiare tutto mentre schizzi… poi vediamo se intendi aspettare ancora così tanto tempo prima di incontrarci…” – “MGHMFF!” è la mia unica risposta possibile!
“Devi farti legare e scopare almeno due volte al mese amico mio… e lo dico per entrambi. Ormai conosco bene cosa ti piace che ti venga fatto, il tuo cazzo dritto parla chiaro come puoi vedere! Io adoro scoparti la bocca, succhiartelo, toccarti ovunque… culo, piedi, capezzoli… E voglio incularti per bene”. Ormai ci siamo, non resisto più alla masturbazione e lui non si ferma: sono all’orgasmo, che arriva intenso e quasi doloroso per come è legato il pene… lento e copioso inizio a fiottare sperma e a quel punto anche lui si lascia andare e, spinto a fondo il suo cazzo nella mia bocca, mi inonda di liquido caldo la gola, per istanti interminabili e con una quantità di sperma che mi toglie il respiro mentre ingoio!
La sua mano è intrisa del mio sperma che, una volta sfilatomi il pene dalla bocca, mi passa sulle labbra: “Tira fuori la lingua e lecca il tuo sperma…” Lo faccio, per quanto possibile con il bavaglio.
Si rilassa sul divanetto guardandomi legato alla sedia, imbavagliato e con le labbra ricoperte dal mio sperma mentre ancora ingoio quello che mi è rimasto in bocca: “È stato eccitantissimo… dobbiamo farlo più spesso, senza tante menate, visto che ti eccita da morire farti seviziare in questo modo, non negarlo”. Ancora imbavagliato non posso rispondere, ma non posso dargli torto, il mio orgasmo seppur doloroso per come avevo i genitali legati, è stato estremamente intenso e appagante.
Mi libera dal ring-gag e mi slega… sono ormai quasi le 23. Mi ha seviziato per circa tre ore.
“Ti sei sfogato…” lo apostrofo mentre mi rivesto: “Volevo farlo da tempo, e mi sembra che tu abbia gradito, no?” – “Non lo nego… ma non vorrei che alla fine ci vedessimo solo per fare questo. Altrimenti dovrò cambiare psicologo, non credi?” – “Possiamo trovare un punto di incontro: tu vieni a casa mia un paio di volte al mese, quando mia moglie non c’è e, per contro, possiamo mantenere le sedute in studio in ambito strettamente professionale, che ne dici?” – “Si potrebbe anche fare, ma è l’impegno fisso che non apprezzo… Non dico che non abbia voglia di vederci a casa tua e giocare, ma renderlo tipo lavoro non mi attira. Non si potrebbe basare quel tipo di incontri su proposta? Sarebbe più gestibile, no? Si eviterebbero inevitabili forzature qualora non ci fossero i presupposti…” – “Possiamo provare a fare come dici. Allora guarda, mia moglie sarà fuori il prossimo weekend: tu vieni da me il venerdì sera, partiamo direttamente da qui, ti fai seviziare fino alla domenica mattina e dopo pranzo ti riaccompagno. Può essere fattibile? E magari venerdì, prima di andare, facciamo una seduta normale…”. Ci rifletto per qualche istante, poi decido di accettare: “Va bene, facciamolo. Ok per venerdì” – “Benissimo… Portati qualcosa da mettere e almeno due paia di tacchi, voglio farti qualche foto, se ti va…” – “Ok. Allora venerdì prossimo alle 19 sono qui da te per la seduta. Poi…” – “Poi ti divertirai. Garantito!”
Ci salutiamo ed esco dallo studio. Il dado è nuovamente tratto…