Apro gli occhi abbastanza presto, verso le 7… Il torpore e il mal di testa sono scomparsi, così mi alzo e faccio una doccia per poi vestirmi e scendere a fare colazione: sento armeggiare in cucina, quindi anche lo zio Osvaldo è già sveglio. Prima di scendere ripongo i vestiti del giorno prima nello zaino, così non mi accorgo dei calzini ormai asciutti che sono spaiati, uno sulla poltrona e uno sul comodino. Non ci faccio caso. Scendo in maglietta, pantaloncini e sneakers con un altro paio di calzini che ripiego alla caviglia.
Entro nel salone e trovo la tavola già apparecchiata con un cesto di cornetti appena scaldati al forno: lo zio si gira verso di me dalla cucina: “Buongiorno… cappuccino o succo d’arancia?”, mi chiede sicuramente per sapere dove mettere le gocce di GHB per narcotizzarmi… “Cappuccino, grazie zio”, rispondo candidamente. Vado a sedermi mentre lui versa, avendo cura di coprirsi bene, diverse gocce di droga nel cappuccino prima di ricoprirlo di schiuma, poi prende il vassoio e mi mette la tazza fumante sul tavolo: sono le 7:40.
Facciamo colazione e, dopo aver mangiato due cornetti, finisco di bere tutto il cappuccino prendendo anche la schiuma con il cucchiaino: lui mi guarda attentamente cercando di non farsi notare troppo… non sa in quanto tempo avrebbe fatto effetto la droga, ma sicuramente non ci sarebbe voluto molto. Il dottore sapeva il fatto suo e doveva fare in modo che la droga gli permettesse di annebbiarmi quanto basta per rimanere cosciente ma senza avere modo di oppormi, per poi rincarare la dose con l’iniezione che mi avrebbe lasciato sveglio e fisicamente reattivo ma senza volontà o ricordi specifici. E così accadde: l’ultima cosa che avrei ricordato sarebbe stato l’orologio appeso al muro che segnava le 8:25, il resto è nel racconto.
Mentre mi parla dei cavalli, lo zio si rende conto che la droga è entrata in circolo: non rispondo a domande specifiche e la mia sensibilità è completamente offuscata, come i miei sensi tanto che, venuto vicino a me, mi infila la mano tra le gambe e io non ho alcuna reazione. Il mio sguardo è perso nel vuoto, anche se mi muovo e seguo quello che lui mi fa fare: infatti si abbassa pantaloni e mutande e mi mette il cazzo duro in mano facendomi accennare una masturbazione che io inconsapevolmente continuo senza capire nulla. “Cavolo se funziona questo GHB…”, mugugna mentre il pene gli diventa sempre più duro nella mia mano: “Non ci sarebbe neanche necessità di legarti, ma purtroppo per te a noi piace farlo”. Ormai sembra parlare da solo, infoiato come un maiale: “Ora lo zio ti fa assaggiare il cazzo in bocca, e stavolta da sveglio. Vedrai che ti piacerà…”. Detto questo mi fa inginocchiare come una marionetta alla sua mercé, mi poggia il pene sulle labbra e poi mi apre la bocca spingendolo dentro: “Leccalo… e succhialo, come un leccalecca”, e io completamente succube lo faccio! Glielo succhio! È talmente eccitato dalla situazione che in pochi minuti sta per venirmi in bocca, così quando sta per schizzare mi dice: “Ingoia, manda giù ora…”. Mi esplode in bocca come un fiume in piena e io ingoio il suo sperma caldo e salato, senza opporre alcuna resistenza. L’orgasmo si protrae per diversi istanti, finché mi toglie il pene dalla bocca, si ricompone e mi fa alzare per portarmi verso il divano dove mi fa sedere. Io sono praticamente catatonico e resto seduto con un rivolo di sperma che mi cola dalle labbra.
A questo punto prepara la siringa per l’iniezione, avendo cura di prelevare la quantità esatta consigliata dal dottore, che poi ripone sul tavolo con il suo cappuccio. Si siede alla poltrona e resta a guardarmi, ormai Emilio sta per arrivare. Di lì a dieci minuti Emilio suona il campanello e lo zio visibilmente eccitato va ad aprirgli per poi tornare insieme nel salone: “È già sotto effetto?”, chiede Emilio… “Si, è incredibile questa droga…” – “Ma non lo hai legato, come mai?” – “Perché per vedere se era sotto effetto ho fatto delle prove. Pensa che glielo ho messo in bocca e me l’ha succhiato come gli ho detto di fare. Poi quando ho sborrato gli ho detto di ingoiare e lui ha ingoiato senza fare un fiato. È sveglio ma sembra in stato ipnotico, quasi non servirebbe legarlo” – “Ma noi lo legheremo e anche bello stretto” – “Si, certo. Lo so”.
Vengono verso di me e si siedono entrambi sul divano: “Il dottore arriva per le 12, prima di quell’ora voglio farmelo bocca e culo e seviziarlo un po’…”, esordisce Emilio, alla lunga il più maiale dei due, mentre mi infila la mano tra le gambe… Risale verso il petto fino ad arrivare al viso, per poi ficcarmi due dita in bocca a cercare la lingua: “Dai, portiamolo di sopra e spogliamolo nudo… il tempo passa. L’iniezione gliela facciamo sul letto” – “Ok, fallo alzare, tanto obbedisce come una marionetta”, gli risponde lo zio. Mi fanno alzare e, prendendomi sotto braccio mi guidano prima verso la scala e poi verso la camera… “Andiamo nella sua o nella tua?”, chiede Emilio: “Andiamo nella mia, la spalliera è in ferro battuto, comoda per legarlo” – “Bene”.
Entriamo nella camera dello zio e mi fanno sedere sul letto: mentre lo zio Osvaldo mi toglie la maglietta, Emilio mi slaccia e sfila le scarpe, poi i calzini e i pantaloncini, lasciandomi solo con gli slip: “Stavolta il cazzo reagirà agli stimoli, vedrai…”, dice mentre mi tocca tra le gambe. “Prendo le corde” dice lo zio avviandosi al mobile di fronte al letto” – “Intanto lo sdraio per l’iniezione”. Emilio mi fa sdraiare sul letto, a pancia in sotto per scoprire le natiche ove praticare l’iniezione intramuscolare di GHB che nel frattempo lo zio prepara dopo aver poggiato un mucchio di corde sul letto. Mi praticano l’iniezione di droga nella quantità consigliata dal dottore, poi aspettano qualche minuto per vedere se cambia qualcosa nella mia incoscienza vigile: mi voltano sulla schiena, poi preparano il letto fissando le corde ai quattro angoli e sui laterali; pronto il letto, Emilio mi toglie gli slip facendoli scivolare fino alle caviglie per poi lanciarli sulla poltrona. Si china a leccarmi i piedi, risale sulle gambe fino alle cosce, poi inizia a masturbarmi per vedere se il mio pene reagisce agli stimoli. Me lo prende in bocca e lo lecca avidamente, finché sente che inizia a indurirsi: “Hmmm, si… stavolta diventa duro, così possiamo strizzarglielo per bene con lo spago!”. Finito di spompinarmi mi infila un dito nel culo: ho un sussulto, ma nulla più… sembro insensibile anche a questo tipo di sollecitazione.
“Perfetto, ci divertiremo molto di più stavolta. Leghiamolo, poi prendi il bavaglio ad anello, così possiamo scoparlo in bocca” – “Cazzo, mi scoppia nelle mutande!” – “Dillo a me! Non ho pensato ad altro stanotte”. Lo zio mi lega i polsi ai due angoli della spalliera, mentre Emilio mi prende per le caviglie e mi allarga molto le gambe per poi legarmi i piedi agli altri due angoli bassi del letto. Per finire mi legano le gambe sopra le ginocchia e le tirano verso i lati bloccandole. Sono immobilizzato.
La droga completa il suo effetto e infatti, seppur con gli occhi aperti e con il corpo reattivo agli stimoli, sono come catatonico e insensibile: mi infilano l’anello in bocca obbligandomi a tenerla spalancata in modo innaturale e la mia reazione è quella di mugolare, cosa che li eccita ancora di più. Le serrano molto stretto, facendolo penetrare nel palato: “GHHMGHHH”… questi suoni gutturali infoiano Emilio tanto da infilarmi due dita in bocca quasi fino in gola.
“Che spettacolo amico mio… Ora possiamo fargli tutto quello che vogliamo e godere delle sue reazioni”, esordisce Emilio mentre si sbottona i pantaloni per poi toglierseli. Lo zio invece mi accarezza i piedi legati, poi si china e inizia a leccarmeli, quasi mangiandone le dita mentre si tocca tra le gambe. “Sei sempre stato un gran feticista per i piedi… beh, ora puoi toglierti tutte le fantasie”, rincara la dose il compare, e poi ancora: “Mentre tu te lo lecchi, io prendo lo spago e gli lego cazzo e palle, dopo averglielo lavorato per bene per farglielo diventare duro, poi gli tappo il culo con un plug bello grosso, così lo preparo per accogliere il mio cazzo nel buco”. Emilio si allontana dal letto, mentre lo zio continua a leccarmi i piedi… io continuo a mugolare dietro il bavaglio, sia per quanto la bocca viene tenuta spalancata, sia perché mi hanno legato molto stretto, con braccia e gambe estremamente divaricate sul letto.
Il compare torna con dello spago tra le mani e un plug anale nero, largo e lungo: si mette su un lato del letto e, per prima cosa, mi allarga le natiche per infilare lentamente il plug che spinge fino in fondo, facendomi lamentare parecchio. Come reazione involontaria alla sollecitazione, il pene inizia a indurirsi: non perde quindi tempo nell’iniziare a masturbarmi lentamente e leccarmelo sulla punta per eccitarmi. Quando è diventato duro e dritto, mi avvolge i testicoli con lo spago e stringe per poi passare alla base e infine serrare sotto la cappella. A questo punto me lo prende in bocca, e l’aumentare della turgidità fa stringere lo spago che costringe i genitali. Lo zio si masturba guardando la scena… Emilio si mette a cavalcioni sopra il mio petto e porta il suo pene sul mio viso, strofinandolo sul bavaglio che mi tiene la bocca spalancata, per poi infilarlo completamente dentro. Inizia a scoparmi in bocca, stantuffando ritmicamente e spingendo a fondo: “MHGMMMBLGHMM” è quello che mi esce come unico suono, continuo e cadenzato dalle spinte del suo cazzo dentro la mia bocca!