Apro gli occhi verso le 6:30… sono molto intorpidito e con gli occhi ancora pesanti: mi sento dolere polsi e caviglie, ma non vedo segni. Sento indolenzito anche l’inguine, soprattutto la base del pene e, d’istinto, abbasso pantaloni e slip per guardare, ma non vedo alcun segno neanche lì. Il tempo trascorso è stato sufficiente per far sparire i segni delle corde, ma non l’indolenzimento. Sento un leggero bruciore tra le natiche ma non ho alcun ricordo specifico e, come per la notte precedente, ho solo vaghi flash che sembrano i postumi di un sogno, anzi di un incubo vero e proprio.
Cerco di non pensarci, così mi alzo e faccio una doccia calda. Mi vesto e scendo a fare colazione: oggi è il mio ultimo giorno e domani tornerò a casa. La colazione è sul tavolo, ma Adelina è già andata via, visto che oggi è il suo giorno libero… lo Zio e Emilio stanno chiacchierando sulla veranda e, quando mi vedono, entrano e mi salutano: “Buongiorno… dormito bene?” – “Non proprio… mi sono svegliato molto intorpidito” – “Strano… sarà stata la cena…”, risponde Emilio guardando lo zio. Ci sediamo e iniziamo a fare colazione, parlando del più e del meno. C’è la solita caraffa di aranciata vicino a me e non posso fare a meno di notare gli sguardi che ogni tanto lo zio e Emilio si scambiano, ammiccando proprio alla caraffa.
“Cosa vuoi fare oggi?”, mi chiede lo zio… “Oggi nulla. Mi metterò a leggere un libro in veranda, non ho voglia di cavalcare” – “Ok. Noi faremo una passeggiata a cavallo e poi penseremo al pranzo, visto che Adelina non c’è, ma ha lasciato un pollo con patate da mettere in forno”. Ovviamente lo zio mi riempie il bicchiere due o tre volte con la spremuta di arancia della caraffa e io ingenuamente bevo senza pensarci. Finita la colazione prendo il mio libro e mi siedo sul divanetto in veranda a leggere, mentre lo zio e l’amico si avviano a fare la loro passeggiata. Si allontanano con i cavalli mentre io leggo e ormai li vedo in lontananza.
“Quanto ci metterà il sonnifero a fare effetto?”, chiede Emilio: “Beh, ne ho messo parecchio. Ci vorrà una mezz’ora credo” – “E quanto tempo lo terrà incosciente?” – “Stavolta almeno sei, sette ore ma poi la finiamo. Non voglio rischiare” – “Ok. Quando torniamo lo portiamo dentro, lo spogliamo nudo e lo leghiamo per bene. Voglio scoparlo di nuovo in culo e in bocca. Sicuro che tu non vuoi incularlo?” – “Non ne sono sicuro, ma vedremo… possiamo anche non legarlo, forse sarebbe meglio” – “No no, io voglio legarlo. Mi eccita troppo… Scoparlo vedendolo immobilizzato, solo a pensarlo me lo fa già diventare duro! Mi piacerebbe fosse sveglio, per sentirlo lamentarsi mentre gli riempiamo culo e bocca e lo copriamo di sborra. Poi mi attizzerebbe masturbarlo e farlo venire di forza…” – “Non pensarci neanche” – “Era solo per dire… tranquillo”.
Neanche a dirlo, nel giro di una ventina di minuti mi addormento sul divanetto della veranda, cadendo in un torpore innaturale e profondo. Di lì a poco tornano i due “compari”, che mi vedono svenuto sul divano e si avvicinano per controllare che avessi perso i sensi. Emilio mi scuote un braccio, mentre lo zio mi sta già togliendo le scarpe… Accertatisi che fossi addormentato, mi prendono di peso e messomi in piedi mi portano dentro: mi adagiano sul divano ed Emilio, già infoiato, inizia a spogliarmi togliendomi la camicia.
Mentre lo zio mi sta slacciando i pantaloni, Emilio si tocca tra le gambe e chiede: “Dove lo leghiamo? Lo portiamo di sopra sul letto o giochiamo qui?” – “Per portarlo di peso sulla scala temo che possa sbattere da qualche parte, meglio farlo qui” – “Ok. Allora vai a prendere le corde e i giocattoli, io finisco di spogliarlo nudo e lo sistemo sul tavolo…” – “I giocattoli? Che intendi?” – “I morsetti per i capezzoli e il plug anale, voglio fare qualche foto” – “Emilio, non voglio che ci siano problemi. I morsetti potrebbero lasciare segni” – “Tranquillo, solo per le foto, poi glieli togliamo. Prendi anche i bavagli…” – “Cazzo quanto sei infoiato! Vedi di non perdere il controllo o avremo problemi seri” – “Allora per sicurezza prendi anche il cloroformio che ti avevo portato, così tra un paio d’ore rafforziamo la dose. Si sveglierà con un po’ di mal di testa ma staremo sicuri”.
Perplesso, lo zio Osvaldo si avvia di sopra borbottando qualcosa: Emilio mi tira su dal divano e mi porta al tavolo della sala sdraiandomici sopra… Poi mi sfila i pantaloni, mi toglie i calzini e gli slip e mi sistema meglio, avvicinandomi la testa al bordo del tavolo. Mentre aspetta che lo zio scenda con l’occorrente per legarmi, si toglie i pantaloni e le mutande, se lo prende in mano già duro e me lo avvicina alla bocca, strofinandomelo sulle labbra socchiuse e sulle guance.
Quando lo zio Osvaldo scende la scala con in mano corde e giocattoli vari, lo trova con il cazzo duro nella mia bocca… “Già glielo hai messo in bocca?!”, esordisce… “Non ho potuto trattenermi, sono troppo eccitato!” – “Sei proprio un maiale…” – “Vero, ma ti ricordo che è tuo nipote. Anche tu non scherzi mica a maialate. Dammi le corde, tu spogliati mentre io lo lego al tavolo”. Lo zio poggia tutto sul tavolo, poi si slaccia i pantaloni e si siede su una sedia per spogliarsi: Emilio prende le corde e mi lega i polsi incrociati sopra la testa, fuori dal tavolo, lasciando due spezzoni che blocca alle gambe dello stesso. Mi reclina la testa fuori dal bordo del tavolo, immagino per potermi scopare meglio in bocca da quel lato, poi passa ad avvolgermi le corde alle caviglie, separatamente. “Come lo stai legando? Perché le caviglie non le unisci?”, gli chiede zio Osvaldo: “Perché voglio legarlo con le gambe rialzate, in modo da poterlo scopare salendo sul tavolo. Così lo scopiamo bocca e culo insieme”. Detto ciò mi lega le caviglie con le gambe reclinate sulle cosce e stringe in modo da tenermi le gambe aperte ma con i piedi legati: infila altra corda nell’anello che si crea e mi tira le gambe all’indietro, verso il bordo del tavolo, per poi fissarle e bloccarmele. In questo modo ho genitali e culo completamente esposti e, al contempo, non ho modo di muovermi.
“Ora lo imbavagli?” – “No, no… prima lo scopo in bocca. Lo imbavaglio dopo, per le foto. Allora, tu te lo scopi dietro?” – “Si… lo scopo. Tu fattelo in bocca per ora…”. Non se lo fa ripetere, infatti mi apre le labbra con le dita e, dopo averle infilate dentro a cercare la lingua, mi spinge il cazzo in bocca e inizia a scoparmi.
Lo zio sale sul tavolo, che è in legno massello e molto resistente, mi lecca i piedi ricoprendoli di saliva e poi mi poggia la punta del pene sul buco: prende una boccetta di lubrificante, mi unge per bene e poi inizia a penetrarmi… stavolta a fondo. Mi scopano bocca e culo per parecchi minuti: Emilio mi sollecita i capezzoli per evidenziarli, cosa che gli riesce anche se sono addormentato, mentre lo zio prova a masturbarmi mentre al contempo mi lecca e succhia le dita dei piedi… “Sto per venire…”, esordisce Emilio… “Stavolta gli scenderà in gola” – “Fai attenzione, vedi di non soffocarlo, è addormentato…”, gli replica lo zio.
“Gli diventa duro?”, chiede Emilio… “Hmmm… si… stavolta reagisce. Non è il massimo visto che dorme, ma penso che potrò succhiarglielo e magari farlo sborrare” – “Sarebbe interessante. Continua a masturbarlo… Non ti ecciterebbe l’idea di seviziarlo da sveglio e sentirlo mugolare con il cazzo dritto mentre glielo succhi legato e imbavagliato?” – “Ovvio che mi ecciterebbe, ma non si può fare” – “Senti, se inconsciamente si eccita mentre dorme, secondo me gli piacerebbe anche! Io proverei… lo facciamo svegliare senza narcotizzarlo di nuovo, legato e imbavagliato. Poi lo seviziamo e vediamo se gli piace” – “Non dire cazzate. Se va storta poi ci becchiamo una denuncia per stupro e tutte le conseguenze familiari del caso. No, non si può fare” – “Tu fallo ritornare allora, così vediamo cosa succede, che dici?” – “Ne parliamo poi. Ora goditi quello che hai senza fare programmi”.
“Io sborro!”, ed Emilio mi viene dentro la bocca riempiendomi il palato di sperma caldo che cola fuori a rivoli e mi scende anche in gola, fa appena in tempo a tenermi rialzata la testa o mi avrebbe affogato letteralmente! Lo zio Osvaldo invece continua a scoparmi e masturbarmi, così Emilio prende un bavaglio a palla e me lo spinge dentro la bocca, serrandolo molto stretto dietro la nuca. Poi si gode la scena…
Anche zio Osvaldo arriva all’orgasmo e, prima di schizzare il suo liquido, si sfila dal mio culo e mi ricopre il pene di sperma, continuando a masturbarmi… “Perché ti sei sfilato?” – “Preferisco così…” – “Se va bene a te… Ok, facciamo qualche foto, così recuperiamo prima di invertire le posizioni. L’ho già imbavagliato, dammi i morsetti per i capezzoli”. Lo zio, sceso dal tavolo, li prende e glieli porge per poi andare a prendere la fotocamera: “Non stringerli troppo, non voglio che abbia segni…” – “Tranquillo, saranno solo di scena”.
Dopo avermi inumidito di saliva i capezzoli e averli sollecitati per inturgidirli, me li applica stringendo quanto basta per non farli muovere, poi tira verso il ventre la catenella che li unisce: “Dammi lo spago, gli lego palle e cazzo e li collego alla catenella”. Mi lega nuovamente i testicoli e la base del pene, infilandovi dentro la catenella dei morsetti, con la risultante di tenermi il cazzo dritto rivolto verso l’alto. “Ora il plug… gli tappo il culo…” Lo zio glielo porge ed Emilio me lo infila dentro fino alla base.
Inizia a scattare foto da tutte le angolazioni, facendo molti primi piani dei particolari… ne avrà scattate almeno un centinaio prima di ritenersi soddisfatto, poi: “Ok… sarà eccitante riguardarle. Lasciamolo legato così per un po’, beviamo qualcosa” – “Si, facciamo una pausa… sono passate quasi due ore” – “Sarà il caso di narcotizzarlo per sicurezza?” – “No, è troppo presto. Il sonnifero manterrà l’effetto almeno per altrettanto tempo” – “Io comunque lo farei svegliare, sarebbe più interessante vedere come reagisce” – “Non insistere, te l’ho detto più volte che non voglio problemi”.
La conversazione si esaurisce, ed entrambi si avviano verso la cucina, lasciandomi legato e imbavagliato sul tavolo…