Tarda mattinata di fine Agosto: in tuta e scarpe da ginnastica, rientro da una passeggiata dopo essere stato alla posta a spedire un pacco. Mi fermo alla cassetta delle lettere davanti al cancello del mio condominio: mentre apro la cassetta si avvicina un tipo alto e magro che sembra passarmi oltre… ma mentre richiudo la cassetta lo sento dietro le spalle con qualcosa di duro che mi viene premuto su un fianco. È una pistola! “Stai calmo e fai come ti dico. Ora apri il cancello e andiamo nel tuo appartamento: c’è qualcun altro in casa?” – “No. Ma cosa vuoi, soldi? Prenditi il portafogli, non voglio problemi…” – “Non voglio i tuoi soldi, mi serve di nascondermi per un po’. Quindi fai quello che ti dico e andiamo. A che piano sei?” – “All’ultimo” – “Bene, muoviti”. Mi spinge con la pistola e mi obbliga ad aprire il cancello esterno, poi quello del palazzo e infine saliamo sull’ascensore. Arrivati al piano, prima che le porte si aprano, mi fa vedere la pistola e mi dice: “Non fiatare. Se incontriamo qualcuno sorridi come se nulla fosse. Siamo intesi?” – “Ok…”, rispondo mentre le porte si aprono. Non c’è nessuno, così arrivati davanti la mia porta me la fa aprire ed entriamo, sempre con la canna della pistola poggiata su un fianco. Una volta dentro si richiude la porta dietro e dà le mandate alla serratura con il pomello interno: si guarda intorno, poi mi indica una sedia e mi fa sedere: c’è una scala, cosa c’è di sopra?” – “La mansarda, con lo studio e la camera da letto” – “C’è anche un bagno?” – “Si, certo…”, rispondo. Si guarda ancora intorno, sempre tenendo la pistola puntata verso di me, poi: “Hai corda in casa, nastro adesivo o entrambi?”… La domanda è insidiosa per me, ovviamente viste le mie tendenze ne ho parecchia di corda, ma è riposta insieme ai miei giocattoli e alle scarpe da donna, quindi la cosa potrebbe essere controproducente, tanto che esito nel rispondere…Ma lui insiste più risoluto: “Dimmi se hai corda, voglio farmi una doccia e devo legarti, ok? Non posso stare tutto il tempo a controllarti. Ti lego mani e piedi e mi faccio una doccia con calma. Allora, ne hai o no?” – “Si, è di sopra”, rispondo infine dopo aver esitato ancora. “Bene, allora andiamo di sopra, forza…”. Saliamo la scala e una volta nella mansarda mi apostrofa nuovamente: “Dove sta? Prendila. E se hai nastro adesivo prendi anche quello, così ti imbavaglio per sicurezza” – “Guarda che non è necessario…” – “Lo decido io cosa è necessario. Prendi la corda, muoviti…”. Mi agita la pistola davanti alla faccia, quindi mi rassegno e vado verso l’armadio, sperando di riuscire a prendere il tutto senza che lui riesca a guardare dentro e vedere il resto. Frappongo l’anta dell’armadio tra me e lui, in modo da ostruirgli la visuale sull’interno: prendo un sacchetto di plastica con dentro alcuni metri di corda di iuta e un rotolo di nastro adesivo grigio… Richiudo l’anta dell’armadio e gli porgo il tutto: “Tira fuori le corde dal sacchetto, intanto cammina verso il tavolo…”. Obbedisco, apro la zip del sacchetto di plastica e ne estraggo la corda, tagliata in spezzoni di lunghezza diversa, poi metto tutto sul tavolo mentre lui sfila una sedia la mette nel mezzo della stanza: “Ora siediti e metti le braccia dietro lo schienale”… Mi siedo e faccio come dice, mentre lui con una mano sceglie quale lunghezza di corda utilizzare: “Strano che tu abbia tutta questa corda tagliata a misura, a cosa ti serve?”, cerco di divagare e rispondo evasivo: “Niente di particolare, sono avanzi” – “Cavoli tuoi. Dammi i polsi…” e me li avvolge con due doppi cappi scorsoi, stringe al centro e poi li fissa ben stretti alla sedia. Capisco subito che sa legare, non improvvisa.
Legati i polsi, mi avvolge le braccia sopra i gomiti e stringe, avvolgendo poi il petto e bloccandolo alla sedia, con una corda più lunga. “Utile questa corda, sembra fatta a misura. Unisci gambe e piedi…”, nuovamente obbedisco e mi lega le caviglie con lo stesso sistema usato per i polsi, per poi tirarle all’indietro e fissare anche i piedi alla sedia. Passa alle gambe e alle cosce, sopra e sotto il ginocchio, legando molto stretto. “Ora sei a posto, così posso togliere di mezzo la pistola per ora. Ti imbavaglio: apri la bocca…” Apro la bocca come ordinatomi e lui inizia a passarmi il nastro adesivo prima tra le labbra aperte, stringendo, e poi fasciandomi completamente a tapparmela. Credo che questo tizio sappia il fatto suo su come legare e come imbavagliare.
“MGHMMGHFF”, provo a mugolare dietro il doppio bavaglio di nastro adesivo strettissimo: “Stai buono qui e andrà tutto bene. Mi faccio una doccia e poi ho bisogno di dormire. Se tutto va bene domani mattina me ne vado, quindi fai il bravo e finirà presto”. Si avvia verso il bagno nella camera da letto, e mi lascia legato alla sedia nel mezzo della stanza… Non so cosa pensare, solo che mi ha legato da professionista e la cosa mi eccita anche!
Sento l’acqua scorrere in bagno e il tempo passa: questo tizio deve nascondersi da cosa? Chi sarà? Provo ad allentare i nodi, ma inutilmente… i polsi riescono appena a sfiorare il nodo centrale che serra il cappio scorsoio, stesso dicasi per le caviglie che, se muovo i piedi, fanno stringere le corde. Alla fine desisto e mi rassegno, aspettando gli sviluppi successivi di questa situazione. Fa una doccia molto lunga, ma alla fine dopo una mezz’ora esce dal bagno, con il mio accappatoio indosso: “Ho usato il tuo accappatoio, comodo. Tranquillo non ho malattie, poi lo laverai”, mi dice guardandomi mentre si asciuga. Accende la tv e si siede sul divano… ma quasi subito si rialza e viene verso di me: “Ti sposto con la sedia, altrimenti non ti vedo. Sei legato bene, ma la prudenza non è mai troppa”. Detto ciò mi sposta con tutta la sedia fino a portarmi davanti al divano, lateralmente, in modo da avermi a vista anche da seduto. Controlla i nodi a polsi e caviglie, poi torna sedersi davanti alla tv. Passa del tempo, penso almeno mezz’ora, durante il quale non fa altro che cambiare canale con il telecomando, abbastanza annoiato… Poi si rivolge a me: “Sai, sto ancora rimuginando sul perché tu abbia quelle corde tagliate praticamente a misura. Secondo me ci fai qualcosa di specifico. Sono curioso…” Mi guarda con un’espressione interrogativa e anche abbastanza ironica, temo che abbia subodorato qualcosa e il fatto che si infili la mano dentro l’accappatoio, tra le gambe, mi preoccupa!
Continua a guardarmi legato alla sedia, poi: “Quasi quasi do un’occhiata dentro al tuo armadio. Voglio verificare se quello che penso è corretto…”, detto ciò si alza e va verso l’armadio dal quale avevo preso le corde e a questo punto i giochi sono fatti, penso… Dalla posizione in cui sono non posso vederlo, ma sento aprire le ante e poco dopo una risata mi conferma quanto temevo accadesse: “Lo sapevo! Erano troppo strane quelle corde a misura, con i lembi ben chiusi e cerati. Qui c’è una ferramenta di corde e giocattolini vari amico mio! E poi cazzo, scarpe da donna! Quante saranno?! Ti piace travestirti? E ti piace farti legare immagino, quindi cosa è successo quando ti ho legato, ti sei eccitato?” Non muovo un muscolo, evito anche di mugolare qualcosa dietro al bavaglio che mi tappa la bocca… Lo sento continuare a rovistare nell’armadio, del resto ci sono quattro ante di scarpe, corde, bavagli e molto altro. “Ah, ma ci sono anche vibratori, falli… Sei un porcellino eh? Quindi immagino che sarai anche tutto depilato e liscio… Interessante, magari ho trovato il modo di passare il tempo in allegria, che dici?” Torna verso di me con altre corde tra le mani, il Magic Wand, un ballgag e un dildo in lattice, cose che posa sul tavolino davanti al televisore per tornare a sedersi davanti alla tv. Si rivolge di nuovo verso di me, con un sorrisetto ironico: “Allora porcellino? Ti piace farti sottomettere? Lo prendi in bocca, o magari nel culo? O entrambe le cose? Io non ho mai giudicato le tendenze altrui o le fantasie sessuali, ognuno è padrone di sé stesso. Magari ti va di succhiarmelo? Io non disdegno affatto, sai?” – “NGHMMF”, mugugno abbastanza agitato mentre lui si apre l’accappatoio e mi mostra l’arnese in erezione: almeno 18 centimetri, e molto largo! Si smanetta per qualche istante, come a dimostrarmi che l’idea che lo stuzzica, poi si richiude l’accappatoio e prende il Magic Wand: lo accende per vedere come si regola la vibrazione, poi si gira e me lo poggia tra le gambe, sull’inguine fino a scendere al pene attraverso pantaloni e mutande… spinge per vedere la mia reazione, ma io colgo la sua sotto l’accappatoio, in pratica ce l’ha dritto che quasi ne esce fuori.
“Facciamo così… io ora ti slego. Tu ti spogli nudo e io ti rilego alla sedia, a gambe larghe. Giochiamo un po’ con il vibratore, poi magari mi fai un bel pompino, che ne dici?” Istintivamente faccio cenno di no con la testa, ma lui replica: “Tranquillo, non voglio violentarti. Voglio solo far passare il tempo e magari giocare con queste tue fantasie. Al massimo potrei sborrarti in bocca, ma non credo sia la prima volta per te, no?” Per convincermi riprende la pistola dal tavolino e si limita a farmela vedere, poi: “Si, dai. Ora ti slego, ma non fare cazzate perché la pistola è sempre qui, ok? Ti spogli nudo e io ti lego, poi ci divertiamo… Possiamo farlo senza forzature, non credi? Un modo per passare il tempo in cui dobbiamo restare qui insieme. Sarò delicato, tranquillo”.
Mi slega le caviglie e le ginocchia, poi passa dietro la sedia e lentamente mi libera dalle corde ai polsi e alle braccia, infine il petto, ma senza togliermi il nastro adesivo che mi tappa la bocca. Ammucchia le corde da una parte e, con la pistola in mano, torna a sedersi. Me la punta contro ed esordisce, “Dai, alzati dalla sedia e spogliati nudo. Lentamente e senza fare mosse azzardate, ok?”
Inizio a spogliarmi, togliendo le scarpe…