Sera tarda, sono le 20 passate… esco dal centro commerciale dove avevo un appuntamento e mi avvio verso il parcheggio sotterraneo, al piano -2: ci sono pochissime macchine, quasi deserto e senza nessuno che circoli all’interno. Nelle vicinanze della mia macchina scorgo quattro persone ma non ci faccio molto caso e proseguo nel camminare: arrivato alla macchina e aperto lo sportello, mi sento prendere le braccia da dietro e immediatamente mi viene poggiata la lama di un taglierino sul collo… immagino sia una rapina e, visto che sono in quattro, non oppongo resistenza…
“Non fare cazzate, dammi le chiavi e poi sali in macchina, dietro”. Obbedisco, gli do le chiavi e poi vengo spinto dentro, sul sedile posteriore nel posto centrale, mentre due di loro si mettono seduti ai miei fianchi; salgono anche gli altri due davanti e, chiusi tutti gli sportelli, uno di loro passa un rotolo di nastro adesivo grigio a quelli seduti vicino a me: “Legatelo. Mani e piedi. Poi imbavagliatelo, ma prima deve darci l’indirizzo di casa”. Inizio a capire che c’è qualcosa di più…
Mi legano i polsi dietro la schiena, avvolgendoli con diversi giri di nastro adesivo, poi fanno la stessa cosa con le caviglie: “Allora, che vivi solo lo sappiamo, dicci dove…” – “Come fate a sapere che vivo solo?” – “Lo sappiamo, non preoccuparti del come. Dacci l’indirizzo che poi ti tappiamo la bocca…” Sono riluttante, ma mi premono la lama del taglierino sul collo, quindi gli dico l’indirizzo. “Perfetto, hai un garage?” – “Si…” – “Bene, allora quando saremo arrivati mi darai indicazioni, vedo dal navigatore che ci vorrà una mezz’ora. Imbavagliatelo e tenetelo basso sul sedile”. Mi spingono una spugna in bocca, poi me la tappano con molto nastro adesivo tirato ben stretto e mi fanno sdraiare su un fianco per non essere visibile dai finestrini, anche se ormai è notte.
Usciamo dal parcheggio del centro commerciale e ci avviamo verso casa mia seguendo le indicazioni del navigatore che uno dei due seduti davanti segue sullo smartphone: non ho idea di come possano sapere cose su di me, visto che io non li conosco affatto. La risposta alle mie domande arriva durante il tragitto, quando quello che guida mi apostrofa: “Stai pensando come facciamo a conoscerti, vero? Vedi caro Fox, noi conosciamo bene il tuo sito internet, le tue foto, i tuoi video, tutte le tue fantasie spinte. Con un po’ di pazienza ho tracciato la tua connessione internet dopo averti inviato un trojan via mail, del quale tu non ti sei ovviamente accorto, e da lì con un po’ di tempo e pazienza abbiamo poi potuto localizzare il tuo cellulare dentro il centro commerciale oggi. Eravamo insieme e abbastanza vicini da arrivare sul posto in tempo per cercarti dentro, non è stato difficile considerando che io ho accesso ai tuoi video riservati e quindi conoscevo la tua faccia. Il resto lo sai, sei legato e imbavagliato lì dietro…”
La situazione sembra da film di spionaggio… sono finito in mano a un gruppo di nerds fetish, esperti di informatica, che ora vorranno mettere in pratica le loro fantasie. Il bello è che sarebbe bastato chiedere e parlarne, ma ovviamente così li eccita di più.
“Senti se ce l’ha già duro…” esordisce l’altro al posto del passeggero: così quello alla mia destra mi infila la mano tra le gambe e mi strizza il pene… “Hmmm… si, abbastanza duro. Magari pregusta quello che lo aspetta!” – “Sicuramente, porcello com’è!” – “Ti faremo tutto quello che ti piace, stai tranquillo. Incluso farti ingoiare per tutta la notte”.
Rimugino la situazione per tutto il tragitto, finché arriviamo davanti al cancello del mio condominio e ci accostiamo al marciapiede: “Levategli il bavaglio, deve darmi indicazioni…” Mi tolgono il nastro adesivo e la spugna dalla bocca: “Come apro il cancello?” – “Nel bracciolo c’è il telecomando”, rispondo… “Poi? Dopo la discesa dove vado? E non fare cazzate…” – “Vai in fondo e prendi il corridoio a destra, ultimo box in fondo a destra” – “Poi c’è l’ascensore per salire al tuo piano?” – “Si…” – “Ok, una volta nel box ti sleghiamo e andiamo a casa tua. Niente scherzi o colpi di testa. Saliamo, apri la porta ed entriamo” Faccio cenno affermativo con la testa mentre, aperto il cancello automatico, sta scendendo nell’autorimessa. Arrivati davanti alla serranda del mio box, si ferma e si gira verso di me: “Come apro la serranda?” – “Con il secondo tasto del telecomando” – “Bravo Fox, collabora e andrà tutto bene, ti divertirai”. Aperta la serranda, entra dentro con la macchina facendo manovra in retromarcia e, una volta dentro, richiude la basculante.
“Slegatelo…”
Mi liberano le caviglie, mi fanno scendere e poi tagliano anche il nastro adesivo che mi blocca i polsi dietro la schiena… avendo cura di prendermi per le braccia dai fianchi, mi accompagnano fuori dal garage e richiudono la basculante. “Chiama… dagli l’indirizzo per farci venire a prendere domattina” Uno dei quattro tira fuori il telefono e chiama qualcuno: “Segnati l’indirizzo… Via XXXXXXX XX. Vienici a prendere alle 7 domattina, aspetta davanti al cancello verde”. Ci avviamo verso l’ascensore, nel quale entriamo tutti e cinque, e saliamo al mio piano, senza incontrare nessuno… non che avrebbe potuto cambiare qualcosa, ma almeno qualcuno li avrebbe potuti vedere. Invece nulla. Davanti alla porta di casa mi obbligano a prendere le chiavi ed aprire: entriamo e subito richiudono la porta, togliendomi le chiavi di mano e dando due mandate alla serratura.
Si guardano intorno nel salone: “Dove dormi, dov’è la camera da letto?” – “Di sopra”, rispondo. “Bene, andiamo di sopra… ti fai una doccia e poi iniziamo a giocare…” Saliamo la scala interna che porta alla mansarda e, una volta di sopra, mi fanno sedere alla poltrona, tenendo sempre bene in vista il taglierino. Uno di loro ha un borsone, al quale prima non avevo fatto caso, che posa sul tavolo: lo apre e ne tira fuori corda di iuta in quantità, nastro adesivo, bavagli di diverso genere, cinghie di cuoio, manette e cavigliere e, per finire, vibratori, dildi e aggeggi vari… dispone tutto sul tavolo, meticolosamente.
“Ora ti spogli nudo… ti mettiamo manette e cavigliere, un bavaglio, e poi ti fai una doccia… senza cazzate” A questo punto provo a dire qualcosa: “Non era necessario tutto questo. Bastava parlarne se sei un iscritto al mio sito, potevamo fare qualcosa senza arrivare a un rapimento…” – “Non sarebbe stata la stessa cosa… tu sei abituato a mettere paletti, qui si fa quello che ci va di fare, e tu subisci in silenzio. Imbavagliatelo.”
Mi ficcano in bocca la spugna, poi con una cinghia di cuoio mi tappano la bocca passandola tra le labbra, in modo da spingere la spugna e lasciarmi la bocca aperta. “Spogliati… nudo”. Inizio a spogliarmi: tolgo le scarpe, poi i pantaloni e la camicia, i calzini e infine i boxer… restando nudo davanti a loro: “I famosi piedi di Fox… tanto desiderati dai feticisti… Ammanettatelo davanti e mettetegli le cavigliere, poi collegatele ai polsi, così potrà fare la doccia ma senza arrivare al bavaglio”. Così fanno… collegano i polsi alle caviglie con una catena lunga il necessario per arrivare a lavarmi, ma impossibilitato a raggiungere il bavaglio, serrato dietro il collo; mi portano in bagno e, entrato nella doccia, mi lasciano solo.
Faccio la doccia… la mente è pervasa da mille pensieri e dalla preoccupazione di cosa potrà accadere in una situazione della quale non avrò assolutamente nessun controllo. Dopo una decina di minuti due di loro rientrano in bagno: “Hai finito?” Faccio un cenno di assenso mentre esco dalla cabina doccia: mi passano un asciugamano: “Asciugati, il tempo passa e qui ci sono quattro cazzi che ti aspettano per essere soddisfatti”. Il programma è ben chiaro.
Finito di asciugarmi mi passano le pantofole da doccia e mi portano in camera: il letto è stato attrezzato con corde ai quattro angoli: “Bene… toglietegli manette e cavigliere e fatelo sdraiare con braccia e gambe ben aperte. Poi legatelo stretto”.
I “giochi” hanno inizio.