Da quando il mio sito è passato dal semplice bondage al crossdressing, improntato ormai per il 90% al feticismo per piedi e scarpe con tacco, coadiuvato da un profilo Instagram con al momento quasi 6.000 followers, ricevo contatti e richieste da decine di feticisti dai paesi più disparati. Quello che sorprende è il fatto che la maggior parte di questi contatti provenga da paesi come Iran, Turchia, India, Qatar, Emirati Arabi, Arabia Saudita… Paesi dove certe “pratiche” non sono propriamente tollerate, soprattutto per motivi religiosi. Non sta sicuramente a me esprimere giudizi in merito, ma il fatto sussiste statistiche alla mano.

Gli indiani sono simpaticamente molto pressanti nel richiedere foto dei miei piedi ma, a parte una certa insistenza e proposte di matrimonio, difficilmente fanno richieste che vadano oltre certi limiti. Discorso molto diverso per chi mi scrive dagli altri paesi citati: chiedono foto di nudo o con i genitali in vista, ovviamente con tacchi alti… inviano loro foto a cazzo duro, alcuni anche full body senza alcuna moderazione in termini di decenza, soprattutto via Instagram il cui algoritmo è notoriamente selettivo, soprattutto nelle immagini inviate via messaggio diretto. Ma a loro non sembra interessare più di tanto: ad alcuni viene chiuso il profilo, ma dopo pochi giorni ne aprono uno nuovo e ricominciano.

Considerando, appunto, le pressanti usanze religiose di determinati paesi, il fatto che trasgrediscano in tal modo mi porta a pensare che siano perlopiù persone di alta levatura sociale per le quali le limitazioni possono non rappresentare un problema, magari annoiati e alla ricerca del diverso che poi è parte integrante della loro personalità nascosta. Non è raro che il proibito, proprio perché proibito, diventi la chimera quotidiana di qualcuno.

Fatta questa premessa, ricevo giornalmente decine di messaggi diretti su Instagram, la maggior parte dei quali cestino direttamente, ma uno attira la mia attenzione: proviene dalla Iran e mi chiede, siccome non lo cito nel profilo per non incorrere nelle sanzioni dell’algoritmo, l’indirizzo del mio sito web o del mio eventuale profilo OnlyFans che comunque non ho, per scelta. Mi scrive di aver studiato in Italia e di essersi laureato in una nostra università: infatti scrive in un italiano perfetto (cosa che inizialmente mi fa dubitare della veridicità delle sue parole ma, approfondendo la provenienza visto che ho un profilo business con relativi insights, riesco effettivamente a localizzarlo in Iran) e quantomeno non ha inviato a corredo le foto del suo cazzo in erezione. Mi dice che vorrebbe farmi una proposta al di fuori di Instagram così, per curiosità, gli scrivo l’indirizzo del sito dove ovviamente potrà trovare anche mail diretta ed eventuale chat.

Come per Instagram, anche per il mio sito ho modo di visualizzare delle statistiche e noto nei giorni successivi numerosi accessi dalla Iran: mi sembra chiaro che sia lui, anche se gli accessi sono nei più disparati orari e provenienti da più località, ma sicuramente deduco che la maggior parte dalla stessa città siano i suoi. Dopo circa una settimana dal messaggio su Instagram, ricevo questa mail:

“Buongiorno Nicole, sono Tarik. Ti avevo contattato su Instagram, ricordi? Sarò in Italia tra qualche settimana e mi fermerò a Roma per un mese. Vorrei incontrarti. Ho visto sul tuo sito che, oltre alle foto dei tuoi bellissimi piedi, pubblicizzi anche un servizio di escort: bene, vorrei usufruire di quel servizio per il mio piacere. Posso pagare bene per quello che vorrei fare. Aspetto una tua risposta”.

Incuriosito dalla mail, gli rispondo chiedendo cosa esattamente vorrebbe fare e dove, per quanto tempo e in quali termini ma senza alcun accenno alla parte economica. La risposta arriva entro un’ora:

“Grazie per aver risposto Nicole. Ovviamente ti vorrei in abiti femminili, intimo e tacchi alti. Sarò in una villa sul litorale per tutta la durata della mia permanenza, quindi vorrei incontrarti lì. Sono un amante del bondage, quindi vorrei legarti per poterti seviziare a mio piacimento per almeno due giorni. Non ho molti limiti e, per quello che potrei pagarti, non devi averne neanche tu: io decido cosa farti, tu subisci. Ti farei venire a prendere dai miei uomini della sicurezza, già pronta in versione crossdresser, e ti farei portare alla villa. Sono una persona in vista nel mio paese, quindi non intendo fare incontri in posti pubblici, e i miei uomini sono molto discreti e attenti. Terminato l’incontro ti riporterebbero a casa. Questa è la mia proposta, a te decidere”.

Il tono latente della mail, seppur cortese, non mi ispira affatto fiducia: si evince una personalità dominante, proprio quella del “pago, quindi posso”. Inoltre la frase “i miei uomini”, mi instilla una sensazione di insicurezza e pericolo. Non penso proprio che accetterò, ma aspetto a rispondere per vedere se magari scrive ulteriormente mitigando i toni. Alla sera non è ancora arrivata alcuna ulteriore mail, così decido di lasciar correre e me ne vado a dormire.

Il mattino seguente, subito dopo colazione, apro il notebook e vedo che è arrivata una mail… è sua. La apro e il testo mi lascia ulteriormente perplesso:

“Non vedo tue risposte, devo dedurre che tu stia declinando l’offerta? Potrebbe aiutarti a riconsiderarla il fatto che io ti offra 10.000 euro per due giorni? O magari, se vuoi di più, fammela tu una proposta perché ti ribadisco di non avere problemi in merito, a meno che la richiesta non sia eccessivamente esosa”.

L’offerta di 10.000 euro, anziché allettarmi come lui pensa, mi offende profondamente perché mi pone alla stregua di un oggetto, un giocattolo o un capriccio per soddisfare le sue voglie bisessuali considerate perverse dalla sua religione e reato nel suo paese: non c’è una richiesta di gioco, ma pura sottomissione sessuale e la cosa non mi piace affatto. Gli rispondo che non ho nessuna intenzione di incontrarlo al buio e soprattutto alle sue condizioni, senza che io abbia alcuna voce in capitolo. A prescindere dal “compenso” proposto. Abbastanza incazzato, invio la mail e chiudo il notebook, certo che non lo avrei risentito. Invece alla sera vengo smentito da una ulteriore mail:

“Nicole… mi dispiace che tu l’abbia presa a male, non era mia intenzione. Sono stato semplicemente chiaro su quello che voglio, ma se la cosa non è di tuo gradimento possiamo ridiscuterne i termini. Nessun problema. Immagino tu voglia quindi incontrarmi preventivamente per mettere le carte in tavola, come dite voi italiani. Sono disposto a farlo, a patto che la cosa resti nei termini di privacy e riservatezza, per i motivi che ti ho già esposto. Posso incontrarti nelle tue vesti normali, in modo da non dare adito a illazioni di alcun genere, magari in un ristorante per pranzare insieme e discutere della proposta. Sarò in Italia a fine mese: potremmo incontrarci in un ristorante dove sono solito mangiare a Lavinio, sicuramente conoscerai la zona. Sarei contento se riuscissimo ad accordarci”.

I modi e i toni sembrano essere totalmente cambiati, ci rifletto qualche ora, poi gli rispondo che a queste condizioni la cosa potrebbe essere anche discussa. Gli scrivo di farmi sapere quando sarà a Lavinio, in modo da poter concordare l’incontro per pranzo. Invio la mail…

Per tre settimane non seguono ulteriori scambi di mail, finché una mattina…

“Buongiorno Nicole. Sono a Roma da ieri, domani mattina mi trasferisco a Lavinio dove resterò di dimora per altre tre settimane, tra un incontro d’affari e l’altro. Se sei sempre disponibile, potremmo incontrarci sabato per pranzo. Diciamo per le 12:30 presso il ristorante di cui ti allego indirizzo. Preferirei ci vedessimo nel parcheggio adiacente, per poi entrare insieme, se per te non è un problema. Meglio entrare insieme, così non ci saranno problemi di alcun genere nel trovarci. Conosco la tua fisionomia, ma non il tuo viso, quindi ti pregherei di farmi sapere come sarai vestito o magari di avere un accessorio o un colore specifico di qualcosa con cui riconoscerti. Ti raggiungerò io”.

I termini mi sembrano corretti, così rispondo che ci sarei andato e che avrei indossato pantaloni neri e camicia bianca. Sono deciso ad andare, non tanto per la proposta ma per dirgliene quattro se la cosa dovesse riprendere la piega già espressa nella mail. Ma non sarebbe stata una buona idea… tutt’altro!


 

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