Giocando nel mondo del bondage non è difficile imbattersi in persone senza scrupoli… Occorre essere molto attenti per evitare di incontrare qualcuno che non esiti a passare i limiti per il proprio piacere nell’assecondare fantasie e perversioni. L’errore che cerco sempre di evitare è quello di assecondare richieste di foto in cui sia riconoscibile il viso o qualche segno distintivo del corpo, ma qualche volta può succedere di commettere una leggerezza. Ed è proprio quello che succede mentre sto conversando in una chat con una persona che mi ha contattato: bisessuale, di mezza età, dominante e in coppia con un altro con le stesse tendenze… Mi propone un incontro a tre, dove ovviamente io sarei sottomesso alle loro fantasie, e la cosa mi intriga abbastanza: tanto da assecondare la richiesta di qualche foto dove sia ben visibile legato e imbavagliato, e possibilmente nudo. Invio alcuni scatti dove non mi si veda in viso e proseguiamo per diversi giorni il contatto virtuale per fare una conoscenza più approfondita. Le richieste di ulteriori foto continuano e, per quanto possibile, gliele invio… Una sera però, essendo di fretta perché devo uscire, commetto un errore imperdonabile: mi sfugge una foto dove, nel riflesso di uno specchio, si vede abbastanza distintamente il mio viso. Nella foto sono legato nudo a una sedia, imbavagliato con nastro adesivo, e davanti a me c’è il mio rapitore del momento con il pene in mano che si appresta a strofinarmelo sulla faccia. Nella parte in primo piano della foto il mio volto è oscurato, ma nel riflesso dello specchio si vede eccome: non ci faccio caso e, come dicevo, per la fretta la invio insieme ad altre. Il destino ha voluto che la persona all’altro capo della chat fosse da me conosciuta, del tutto ignaro delle sue reali tendenze e fantasie sessuali: il direttore della mia banca! Chiaramente, ad un eventuale incontro, la cosa sarebbe inevitabilmente venuta fuori, ma in quel caso si sarebbe combattuto ad armi pari. In questo malaugurato evento, invece, divento oggetto del suo ricatto già dalla mattina successiva.
Ricevuto il solito messaggio via mail, apro la chat e noto subito un atteggiamento molto diverso dai giorni precedenti: infatti il linguaggio che usa è molto più spinto e le descrizioni di cosa vorrebbero farmi diventano abbastanza inquietanti, se si considerano i paletti che erano stati già posti per l’ipotetico incontro. In primo luogo ora propone di incontrarci a casa sua e non in zona neutra, cosa già contro i miei principi per questi giochi, inoltre mi parla di posizioni di immobilizzazione molto pesanti, penetrazioni contemporanee, ingoio, tortura e molto altro. Reggo fino a un certo punto, poi gli chiedo il motivo di questi cambiamenti repentini… La risposta mi lascia di sasso: mi scrive che ci conosciamo, di guardare bene la foto che mi gira indietro aggiungendo che, se non voglio un bell’ingrandimento circolante in rete, devo fare ciò che vogliono loro senza fare storie. Provo ad argomentare, ma ha il coltello dalla parte del manico perché se quella foto circolasse in rete diventerebbe un grosso problema. Gli chiedo chi è, e lui gioca molto sul fatto che mi conosce e che magari potrei anche ottenere qualche vantaggio dal diventare il loro schiavo sessuale, cosa che mi fa riflettere ma senza arrivare a capire. In pratica mi obbliga ad accettare un incontro a casa sua per il fine settimana e solo dopo avermi inviato l’indirizzo mi svela chi è. E resto scioccato, perché non avrei mai immaginato che quell’uomo distinto, sui sessanta, che avevo sempre conosciuto come una persona cortese e cordiale, potesse nascondere questo tipo di personalità. Ma ormai la frittata è fatta… Nei giorni seguenti arrivano diverse mail dove mi ricorda di non fare scherzi e di non mancare all’incontro, o ne avrei pagate le conseguenze. Non perde però occasione di indorare la pillola, circuendomi con la possibilità di ottenere condizioni di favore in merito al rapporto bancario. Arriva il fatidico sabato e, intorno alle 11, sono fuori dal cancello della sua villetta ai Castelli Romani: vedo due auto nel piazzale interno, ne deduco che il suo “compare” sia già arrivato. Mi apre il cancello automatico e procedo per parcheggiare: mi ha chiesto di indossare solo una tuta e di portarmi accappatoio e pantofole di spugna, nient’altro. Pur essendo dichiaratamente entrambi feticisti per i piedi, non è stato necessario portare tacchi o altro, ma hanno voluto che mi depilassi integralmente. Magra consolazione. Sceso dall’auto, mi incammino verso l’entrata che è situata sotto un portico in legno e, apertasi la porta, si affacciano entrambi con un sorrisetto tra il cortese e il sadico, non saprei definirlo. Più o meno della stessa età, entrambi con pancetta, e anche loro con indosso una tuta per stare comodi. Mi invitano ad entrare e sembra tutto abbastanza cordiale fino a quando la porta si richiude, a chiave, dietro di me. Da quel momento si trasformano in due maniaci sessuali estremamente porci. Il direttore, che chiamerò Carlo, mi infila una mano tra le gambe, mentre l’altro che per comodità chiamerò Andrea, mi afferra le braccia da dietro e mi tiene fermo. Carlo mi abbassa i pantaloni e gli slip e mi prende in mano il pene, come per verificare qualcosa… Accenna una masturbazione fino a farmelo diventare duro, mentre l’altro, continuando a fasciarmi le braccia, con una mano si infila tra le mie natiche cercando il buco. Regolatevi che siamo ancora davanti alla porta chiusa. Provo a dire qualcosa, ma la bocca mi viene immediatamente tappata con una mano dal tizio che è dietro di me, apostrofandomi: “Stai zitto. La bocca devi usarla solo per succhiare e leccare, nient’altro…” Carlo, che ancora mi smanetta il pene, esclama: “Gli facciamo fare una doccia, o lo leghiamo subito?” – “Meglio una doccia… così è bello profumato e morbido. Hai portato l’accappatoio, schiavo?”, mi chiede liberandomi la bocca dalla mano che me la tiene tappata… Rispondo di sì, indicando lo zaino che mi hanno preso e poggiato sul pavimento. “Bene, allora ti faccio vedere dove è il bagno: ti fai una doccia, ti spalmi la crema che troverai vicino al lavandino. Poi esci in accappatoio e pantofole: tutto chiaro, schiavo?” Faccio un cenno di assenso con la testa, così Carlo mi ricompone i pantaloni e poi mi spingono verso il corridoio. La casa è molto grande, alla fine del corridoio mi aprono la porta del bagno e, dopo avermi fatto entrare, la richiudono a chiave dall’esterno, dicendomi: “Quando sei pronto bussa e ti apriremo. Metti la crema”.
Faccio una doccia calda, rimuginando sulla situazione dalla quale non ho vie di uscita. Una volta asciugatomi, prendo la crema dal lavandino e la spalmo sulle gambe, sui piedi e un po' ovunque come richiesto. Rimetto l’accappatoio e infilo le pantofole di spugna: si comincia. Busso alla porta come da istruzioni e, nel giro di qualche istante, sento i loro passi avvicinarsi… Girano le mandate della serratura e poi la porta si apre: ora sono entrambi in boxer, solo con una maglia indosso che mette in evidenza le pance. Carlo ha della corda di iuta tra le mani, mentre Andrea del nastro adesivo e una grossa palla di gomma, di quelle che si usano come antistress. “Girati… fatti guardare”, mi ordina quest’ultimo che sembra il più autoritario dei due: faccio lentamente un giro su me stesso mentre lui si smanetta tra le gambe. Difficile non notare che ce l’hanno tutti e due già duro dentro le mutande, e sembrano di dimensioni considerevoli. Si soffermano a guardarmi per qualche istante, pregustando le sevizie alle quali mi sottoporranno, poi Andrea esordisce: “Dai, legalo… Girati, schiavo, e metti le mani dietro la schiena…”, io obbedisco e dopo essermi voltato porto le braccia dietro la schiena incrociando i polsi. “Legagli anche le braccia, e ben strette…”, quasi ordina Andrea a Carlo che mi sta avvolgendo i polsi con la corda. E lui replica: “Imbavaglialo. I vicini sono a casa, non vorrei sentissero qualcosa…” – “Lo imbavaglio, ma tanto lui farà il bravo schiavetto, vero dolcezza?” Io non dico nulla, ma sento cosa invece dice nuovamente Carlo: “farà sicuramente il bravo, ma quando lo sevizieremo deve essere imbavagliato o qualcosa si sentirà” – “Ma tanto siamo solo ai preliminari… il bello verrà quando sarà nudo” – “Ok, ma imbavaglialo per favore. E stretto”. Senza aggiungere altro, mentre Carlo continua a legarmi le braccia sopra i gomiti, Andrea mi ficca a forza la palla di gomma in bocca, avendo cura di schiacciarla per bene, poi mi avvolge con il nastro adesivo e me la fascia strettissima con diversi giri. “Ecco fatto, dolcezza… ora puoi mugolare come vuoi e non ti sentirà nessuno”. Con mani e braccia legati mi fanno uscire dal bagno e ci incamminiamo lungo il corridoio: arriviamo ad una stanza nella quale mi spingono dentro. Vedo una sedia nel centro, attrezzata con corde e circondata da quattro telecamere su cavalletti: quindi vogliono anche riprendere mentre mi seviziano e questo gli fornirà un ulteriore mezzo di ricatto. Su un lato della stanza c’è un letto a due piazze, sempre attrezzato con corde, mentre sull’altro lato, pendenti da una trave in legno a soffitto, calano altre due corde. Sull’unica parete rimasta, visto che sull’altra c’è una grande finestra chiusa e con le serrande abbassate, noto degli anelli in ferro fissati a muro. Fa poi bella mostra di sé un tavolo con sopra una moltitudine di giocattoli sadomaso: bavagli, maschere, frustini, dildi, vibratori, due Magic Wand, corde, polsiere e cavigliere, anelli per testicoli e pene, masturbatori, pinze e morsetti per capezzoli e molto altro. Andrea esclama, ricolto a Carlo: “Leghiamogli gambe e piedi e incaprettiamolo sul letto, così poi mettiamo i cappucci e iniziamo a divertirci sul serio…” Carlo, con uno sguardo da vero maiale, prende altra corda di iuta dal tavolo e viene verso di me, spingendomi verso il letto…