Cercando tra gli annunci di lavoro di un sito specializzato, mi imbatto in una offerta che sembra allettante… Il testo è più o meno questo: “Si ricerca personale maschile con esperienza organizzativa, buona cultura e presenza fisica, da impiegare con funzioni di assistente personale per amministratore delegato: disponibilità a viaggi anche di diversi giorni, meeting e convegni anche all’estero: orari correlati agli impegni del dirigente e massima riservatezza. Stipendio variabile indicativamente tra 2500 e 3500 euro mensili con presentazione di fattura/ritenuta di acconto su orario effettivo sostenuto. Richiesto abbigliamento consono agli impegni. Per selezione contattare il numero dell’azienda 06XXXXXXXX e concordare appuntamento in sede. Il colloquio sarà svolto direttamente con il dirigente interessato”… La retribuzione è molto interessante, come anche il viaggiare: ovviamente si capisce subito che l’elevato stipendio sarà sicuramente guadagnato, visto che gli orari e i giorni liberi non sono definiti e lasciati a disposizione.
Telefono e concordo un appuntamento per il venerdì a seguire, alle 11 presso la sede che si trova in zona Parioli di Roma.
Arrivo all’appuntamento, indosso un completo blu, una camicia bianca, una cravatta blu in tinta con il completo e un paio di scarpe nere stringate. Mi fanno accomodare in una sala di attesa molto elegante e mi dicono che per questa mattina sono l’unico colloquio previsto, ma che ci sarà da aspettare un po’, per impegni imprevisto dell’amministratore delegato. Mi accomodo su un divano e mi leggo una delle riviste poste su un tavolino… finanza, import export e roba del genere.
Passa una mezz’ora buona, poi una segretaria mi invita a seguirla… prendiamo un ascensore e saliamo al quarto piano dell’edificio: entriamo in una grande sala elegantemente arredata e illuminata… “Soldi veri” penso. La segretaria suona un campanello su una porta il legno massello e attende… quando la serratura automatica scatta, apre la porta e mi annuncia, poi mi invita ad entrare. Un uomo di circa 60 anni è seduto su una poltrona in pelle, dietro ad una grande scrivania in ciliegio… il pavimento in parquet costerà come casa mia e ci sono quadri molto importanti sulle pareti.
“Si accomodi pure…” mi invita a sedere indicandomi una poltrona delle due che ha davanti la scrivania… mi avvicino e mi presento stringendogli la mano. Dopo i convenevoli di rito, mi sottopone un foglio e una penna e, guardandomi negli occhi, mi spiega: “Questo è un accordo di riservatezza sulla natura del colloquio che stiamo per intraprendere, è una formalità che tutela entrambi sulla natura delle nostre disquisizioni… se intende sostenere il colloquio, la invito a leggerlo e firmarlo per esteso”. Leggo… in sostanza mi impegno formalmente a non divulgare in alcuna sede i termini del colloquio, pena conseguenze legali… Un po’ strano, penso, ma alla fine firmo e gli porgo indietro il foglio.
Inizia a farmi una serie di domande di rito sulla mia formazione, le mie esperienze, studi… tutte cose normali, poi una domanda secca mi lascia sorpreso: “Lei è eterosessuale? Bisex? Gay?” – “Prego?...” rispondo spiazzato… “Non sia a disagio, la mia domanda è molto inerente alla tipologia di impiego che le offrirei…” Credo di aver sgranato gli occhi per la sorpresa, ma a questo punto rispondo: “Sono bisex e, anche se non comprendo la natura della domanda, mi auguro non sia un problema per lei…” La sua risposta mi spiazza ancora di più: “Assolutamente no, anzi… io cerco proprio quel tipo di interesse sessuale…” – “Mi perdoni, ma cosa c’entra con il lavoro?” Chiedo… e ora viene il bello… “Vede… io ho tendenze un po’ particolari… non sono sposato e non mi interessano le donne… Cerco un assistente che, oltre a svolgere il normale lavoro sia anche disponibile, cosciente e predisposto ad alcune mie necessità, che vorrei essere libero di appagare quando ne ho voglia, e per questo sono disposto a pagare profumatamente, come avrà avuto modo di considerare…” – “Che tipo di esigenze? Sessuali?” – “Con molta sincerità: si, sessuali. Voglio poter disporre del mio “assistente” se magari ho voglia di un pompino a metà mattinata, oppure di una notte di sesso durante un viaggio, o magari di una masturbazione mentre leggo qualche documento o guardo la tv…” – “Una sorta di “toy-boy” quindi… Ora capisco la liberatoria che mi ha fatto firmare… Lavoro e sesso, dunque, a sua completa disposizione?” – “Esattamente, e con alcune implicazioni particolari…” – “Particolari?” – “Si… molto particolari… voglio essere libero di legare il mio assistente, magari incatenarlo, imbavagliarlo, usarlo con qualche amico che ha le mie stesse tendenze… penetrarlo, frustarlo e anche torturarlo se ne ho voglia, ovviamente senza segni permanenti e comunque con un incentivo extra per ognuna di queste varianti. Sono molto schietto perché non voglio fraintendimenti: pago e quindi voglio sentirmi libero di fare ciò che voglio. Ti do del tu, saltiamo i convenevoli. Se la cosa ti interessa possiamo stabilire delle “tariffe” che siano appaganti per te, altrimenti ci possiamo salutare e ognuno per la sua strada…” Sono completamente senza parole, interdetto e basito… “In pratica diverrei il suo schiavo personale…” – “Si, ma molto ben pagato… Il contratto che firmeresti ti impegnerebbe per almeno un anno, rinnovabile se entrambi saremo soddisfatti, o con una buona uscita se decideremo di separare le nostre strade, comunque cospicua e sulla base delle entrate complessive precedenti” Rifletto in silenzio, mentre lui mi guarda fisso, quasi sicuro che avrei accettato… si parla di molti soldi.
Decido di accettare: “Va bene… come procediamo?” Lui si alza dalla poltrona in pelle e, aprendo un cassetto, estrae un documento di diverse pagine, probabilmente il contratto… “Io ho il contratto pronto, è solo da firmare e ovviamente non darò seguito ad altri colloqui. Ti anticipo che fisicamente, per quello che posso vedere, e come presenza, mi vai bene. Però prima di firmare e assegnarti questo contratto, devo necessariamente vederti nudo. Se per te va bene, spogliati” – Qui, ora?!” chiedo… “Certo. Considera che saremo spesso in questo ufficio, e le mie richieste potranno arrivare in qualsiasi momento io ne abbia voglia e in qualsiasi luogo ci troveremo, quindi non fa differenza, no? Spogliati.” Spinge un pulsante e sento uno schiocco venire dalla porta, che probabilmente ha bloccato.
Mi alzo e inizio a spogliarmi, tolgo la giacca, poi la cravatta e la camicia… slaccio le stringhe delle scarpe e poi sfilo i pantaloni… tolgo i calzini e, dopo aver poggiato i piedi nudi sul legno del parquet, abbasso e tolgo i boxer, restando completamente nudo davanti a lui. Si avvicina… “Bene, mi piaci… e sei anche abbastanza dotato… siediti” mi dice indicandomi la poltrona dove ero seduto poco prima, per poi sedersi su quella accanto… “Incrocia i piedi… e alza le braccia…” lo faccio… lui mi squadra… si alza e si mette davanti a me, toccandomi i capezzoli, poi le ascelle, il petto… scende alle gambe e, alzandomene una, mi accarezza il piede nudo… “Molto bene… curato, pulito… Alzati…” Mi alzo e lui mi tocca il pene, passando la mano sui testicoli… poi mi fa voltare e, allargandomi le natiche, mi infila prima la mano all’interno e poi un dito sul buco, come per testare il livello di effettiva bisessualità da me dichiarata: “Non lo prendi spesso nel di dietro, vedo…” – “No, raramente…” – “Bene, la cosa mi soddisfa…” Mi fa sedere e mi porge il contratto: “Leggilo e se lo trovi soddisfacente, allora firmalo e sei assunto”
Leggo con attenzione, è redatto molto bene e descrive nei particolari i servizi che mi verranno richiesti o imposti, secondo i punti di vista… Un po’ di tutto, dalle mansioni prettamente lavorative di assistente a quelle, ben dettagliate, di “schiavo” personale, perché di quello si tratta. Sevizie di ogni genere, dal bondage al BDSM; dalle prestazioni orali a quelle anali; dalle torture private a quelle, eventualmente, in compagnia di altre persone; nulla è lasciato al caso o sottinteso: tutte le “prestazioni” sono correlate di tariffa e le cifre corromperebbero anche un frate gesuita. I soldi sono veramente tanti, come anche le richieste però. Ci penso qualche minuto, leggo e rileggo, soprattutto le torture alle quali sarò sottoposto quando ne avrà voglia e, il tutto, per la durata di almeno un anno… rinnovabile di comune accordo, ma per un anno non potrò rifiutarmi di fare nulla, pena la rescissione e la conseguente penale che non sarei MAI in grado di sostenere.
Firmo.
Lui prende la penna e firma a sua volta: “Bene, dal primo del mese prossimo inizierai, presentandoti presso questa sede alle mie dirette dipendenze” Da un cassetto estrae una busta e me la porge: “Questo è un anticipo, abbastanza sostanzioso… ti servirà per avere a disposizione sempre un abbigliamento adatto, con particolare cura per scarpe, calzini e boxer, che vedo preferisci… Come hai visto nel contratto, tutte le “prestazioni” sono codificate, non dovrai fare altro che tenerne nota e trasmettere il promemoria alla mia segretaria citando appunto solo i codici e le tariffe: lei provvederà a bonificarti gli importi il 5 di ogni mese e a farti firmare le ricevute, per il resto fai solo ciò che io ti chiedo di fare” – “Va bene… posso rivestirmi?” – “No, io ti ho dato un anticipo, lo voglio anche io… inginocchiati e prendimelo in bocca, fammi vedere cosa sai fare…” Mentre dice queste parole, si apre la patta dei pantaloni e tira fuori il pene, bello grosso e duro… Mi inginocchio e lui davanti a me mi poggia il pene sulla bocca: “Metti le mani dietro la schiena e lavora di bocca…” Incrocio i polsi dietro la schiena e aprendo la bocca glielo prendo tutto dentro, leccandolo e succhiandolo… Lui si siede e prendendomi la testa con le mani mi porta il viso tra le sue gambe: “Mani dietro la schiena e bocca aperta… succhia…” Obbedisco… glielo succhio e lecco per diversi minuti, finché mi viene in bocca… “Ingoia… devi ingoiare sempre…” Ne fiotta parecchio e devo deglutire più volte per ingoiare tutto il suo sperma…
“Ottimo… credo che avremo un buon accordo noi due, se queste sono le premesse” mi dice mentre mi toglie il pene dalla bocca e si ricompone. “Bene, puoi andare ora, ci vediamo il primo del mese prossimo”. Mi rivesto, ci salutiamo formalmente, lui sblocca la porta e io esco con un laconico “Buona giornata”.
Uscito dall’edificio, apro la busta: 5000 euro di “acconto”. Varrà la pena essere schiavo per un anno?