Arriva il primo giorno di Maggio, l’inizio ufficiale del mio nuovo “lavoro”… Durante i giorni passati dal colloquio a oggi non ho avuto ulteriori contatti con il mio datore di lavoro, quindi mi preparo e mi reco in sede. Entrando nella hall, la receptionist registra il mio documento e mi consegna un badge di accesso, poi mi accompagna in amministrazione, dove il responsabile mi consegna un pendrive usb sul quale mi spiega che è caricato un foglio elettronico da compilare e inviare mensilmente per i compensi e uno smartphone aziendale preconfigurato. La receptionist mi accompagna poi all’ascensore, dopo aver avvertito il piano direzionale del mio arrivo. Alle 10 sono fuori dell’ufficio dell’amministratore delegato, in attesa di iniziare. Attendo seduto su un divanetto, finché un sms sul telefono che mi hanno appena dato mi invita ad entrare. Vado alla porta, suono il campanello e lo schiocco della serratura mi dà il via libera: entro e richiudo la porta dietro di me.
“Buongiorno caro…” mi accoglie il boss… “Buongiorno a lei…” rispondo. “Vieni, ti faccio vedere dove starai quando non hai compiti particolari da svolgere…” mi invita a seguirlo vicino alla enorme libreria sul lato dell’ufficio dove, nella parte finale, c’è una porta. La apre ed entriamo in una stanza abbastanza grande, con una scrivania, un computer, una poltrona in pelle nel lato parete. Sulla parete lato porta c’è una sedia in legno e dal lato opposto un divano. Due armadi completano l’arredamento, ma non ci sono finestre.
“Questa è la tua stanza, da qui potrai svolgere il tuo normale lavoro o attendere di svolgere quello “particolare” previsto dal contratto: se magari ho qualche appuntamento, potrei lasciarti qui, legato e imbavagliato, in attesa di liberarmi… oppure potresti lavorare normalmente, dipende dalle situazioni”… “E se magari entra qualcuno? Chiedo… “Se ti tengo legato chiudo la porta a chiave, ma in ogni caso dentro il mio ufficio non entra nessuno che io non voglia, neanche il personale delle pulizie se io sono in sede. La tua porta resta sempre comunque chiusa e non accessibile, se non per pulizie programmate durante le quali ovviamente non sarai qui” – “Ho capito, va bene”.
Usciamo dalla stanza e torniamo nell’ufficio… lui si siede alla scrivania: “Sono le 10.15, io ho un appuntamento alle 11… spogliati nudo e fammi un pompino ora, dai…” Mi spoglio come mi ha ordinato, mi inginocchio davanti a lui che nel frattempo lo ha tirato fuori dai pantaloni… “Mani dietro la schiena…” mi ordina… poi mi ammanetta i polsi e le caviglie, che collega con una cinghia di cuoio dotata di due anelli; si siede: “Apri la bocca e datti da fare ora…” Glielo prendo in bocca e inizio a succhiare e leccare, il pene è grosso e duro, quasi non mi sta in bocca, intriso di umori spermatici, come se fosse già in attesa, eccitato… “Succhia lentamente… passa la lingua sul glande…” eseguo con solerzia, del resto è il primo giorno di lavoro… Continuo a lavorarlo per almeno 20 minuti, durante i quali lui risponde tranquillamente al telefono… La situazione è surreale.
Mi viene in bocca, copiosamente… mi spinge il pene dentro mentre fiotta e io ingoio come sono obbligato a fare. Una volta soddisfatto mi toglie il pene dalla bocca: “Molto bene, sei bravo…” mi dice mentre mi libera. “Mi rivesto?” – “No, sono le 10.45, tra poco ho un appuntamento, ti lego nella tua stanza, mi aspetterai lì.
Entriamo nella “mia” stanza, mi fa sedere alla sedia in legno… apre un armadio e ne tira fuori diversi pezzi di corda cerata bianca. Mi lega i polsi ai braccioli, bloccando anche i gomiti, poi le caviglie alle gambe anteriori della sedia, stessa cosa per le ginocchia. Ovviamente mi sono eccitato e ho il pene duro ed eretto, quindi mi lega i testicoli con una funicella, strizzando la sacca scrotale e avvolgendo il pene alla base, scoprendo il glande. “Ce l’hai bello duro, manteniamolo così…” mi dice mentre serra i nodi che mi strizzano i genitali. Mi blocca il collo alla sedia prima di imbavagliarmi: mi infila in bocca un penis-gag gonfiabile, a maschera, lo serra strettamente e poi lo gonfia… 7, 8, fino a 12 pompate che mi riempiono completamente la bocca bloccando la lingua. Una maschera di cuoio sugli occhi chiude l’operazione: “A più tardi”, mi dice uscendo e chiudendo a chiave la porta.
Passa parecchio tempo… inizio a soffrire la costrizione delle corde, della legatura dei genitali e, soprattutto del bavaglio, molto stretto. Finalmente sento la porta aprirsi: “Eccomi caro, è stata una lunga disquisizione…” mi dice mentre mi toglie la benda dagli occhi… poi sgonfia il bavaglio e mi libera la bocca. Mi tocca tra le gambe, sollecitando il pene ancora duro prima di liberarlo dal cbt che mi ha imposto. Mi slega dalla sedia e, alzandomi, mi massaggio i polsi segnati dalle corde. Ripone le stesse nell’armadio e prende delle polsiere e cavigliere in cuoio, con un collare, tutto di colore nero: “Ho bisogno che mi inserisci questi dati in un foglio elettronica, è parecchia roba, ci vorrà un po’… quindi dammi i polsi e le caviglie così ti metti comodo alla tua scrivania…” Gli porgo i polsi che fascia con le fibbie di cuoio, poi mi siedo e mi fascia anche le caviglie… Mi mette il collare, abbastanza stretto… il tutto ha degli anelli, quindi mi fa sedere alla mia scrivania e, con delle catenelle, mi collega piedi e polsi al collo… posso muovermi quanto basta per usare la tastiera e sfogliare le pagine che mi messo vicino al computer… Prende un ball-gag e me lo preme in bocca, molto stretto, la palla penetra completamente e, una volta serrata la fibbia dietro la nuca, non posso raggiungerla con le mani bloccate dalla catena davanti al corpo. Sono il suo schiavo personale a tutti gli effetti… “Io vado a pranzo, tu lavora, quando torno avrai una pausa”.
Mi lascia nella stanza, nudo, incatenato e imbavagliato… proprio un bel lavoro.
Mi metto di impegno ad inserire i dati, anche per tenere la mente impegnata… lavoro per un paio d’ore, con il ball-gag che mi fa sbavare copiosamente: le caviglie sono incatenate alla sedia, quindi non posso neanche alzarmi per sgranchirmi… Verso le 14 la porta si apre e il boss rientra, viene verso di me: ho inserito almeno la metà delle pagine che mi aveva dato e mi sembra soddisfatto. Mi libera dalla sedia e, senza dire nulla mi fa inginocchiare davanti a lui: si apre i pantaloni e, dopo avermi tolto il bavaglio, me lo mette in bocca e mi scopa di nuovo. Viene abbastanza velocemente, evidentemente durante il pranzo aveva pregustato il dessert… mi allaga di nuovo la bocca e io ovviamente ingoio tutto mentre lui ansima di piacere.
Mi libera mani e piedi e mi toglie il collare: “Rivestiti e fai una pausa… vai a pranzo, ci vediamo alle 16.30” Mi rivesto ed esco dall’ufficio. Solo nella prima mezza giornata, che ho passato in sostanza sempre legato e imbavagliato, mi ha già fatto ingoiare due volte… e mentre esco dall’edificio mi chiedo se qualcun altro sappia che tipo di lavoro io svolga.
Pranzo in bar/ristorante nei pressi dell’ufficio, la mente è pervasa da pensieri di ogni tipo… dai soldi che mi metterò in tasca, si, ma anche dalla condizione di schiavo alla quale sono sottoposto. Cerco di pensare ad altro.
Alle 16.30 rientro nell’ufficio del boss, appena richiusa la porta dietro di me, dopo un veloce saluto, l’unica ulteriore parola che sento dirgli è: “Nudo”.
Mi spoglio nuovamente nudo, dopodiché mi indica la porta della mia stanza… “Siediti alla sedia in legno, arrivo subito”. Lo aspetto seduto, entra e va direttamente all’armadio, prende diverse corde e mi lega a gambe divaricate alla sedia, con le caviglie molto tirate all’indietro; i polsi me li lega incrociati sopra la testa per poi tirarli dietro la schiena e bloccarli alla spalliera, verso il basso. Mi mette una maschera di pelle con penis-gag molto grosso e, una volta chiusa, mi lascia libero solo il naso, anche gli occhi sono coperti.
Mi applica un anello vibrante ai testicoli e alla base del pene, poi sento una sorta di cappuccio che mi avvolge il glande, quasi a mo’ di profilattico. Accende i vibrostimolatori a bassa velocità: “Voglio vedere quante volte vieni e quanto sperma raccogliamo, ti lascio legato così fino alle 19, poi potrai andare.
Non capisco, vuole provocarmi una masturbazione forzata e raccogliere il mio sperma… Le sorprese non finiscono e siamo solo al primo giorno. Sento chiudere la porta a chiave.
I vibrostimolatori fanno il loro lavoro, oltre a mantenermi il pene in erezione, pian piano mi portano al primo orgasmo che, anche volendo, non ho modo di evitare… inizio a fiottare copiosamente provando molto piacere. Il fatto è che i vibrostimolatori continuano… la sollecitazione è intensa dopo il primo orgasmo e passo velocemente dalla fase di rilassamento ad una nuova erezione forzata. Ci vuole più tempo, ma arriva anche il secondo orgasmo e, continuando per diverse ore, anche il terzo e poi il quarto, il quinto… Ho il pene e i testicoli doloranti quando arriva il sesto e penso di stare per svenire, stremato, quando la porta si apre: spegne i vibrostimolatori e finalmente il mio pene può rilassarsi. Venire sei volte in tre ore, forzatamente, è un’esperienza che non avrei mai pensato di provare.
“Hmmm, bene caro… vedo che sei un buon produttore di sperma… Almeno una volta alla settimana ti obbligherò al milking come oggi” Mi chiedo il perché, ma sono ancora ben imbavagliato. Mi slega completamente e mi libera dalla maschera bavaglio: “Ora vai pure, per oggi è tutto. Ci vediamo domattina alle 9, rivestiti”.
Una volta vestito, lo saluto e mi avvio fuori dall’edificio… i genitali sono ancora doloranti: il primo giorno è andato, ma cosa mi aspetta domani?